CATANZARO Andrea Mantella era riuscito a sfuggire alla incriminazione per l’omicidio di Raffaele Cracolici grazie ad un piano ben congegnato e portato a termine grazie all’aiuto del suo avvocato, Giuseppe Di Renzo, accusato dalla Dda di favoreggiamento con l’aggragante mafiosa. «In seguito al fermo di alcuni suoi complici – ha spiegato il procuratore vicario Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa sull’operazione Conquista -, e nella concreta prospettiva che venisse attinto da ordinanza a suo carico, Mantella, che in quel periodo era detenuto, aveva fatto arrivare un pizzino fuori dal carcere, attraverso il proprio difensore». Il messaggio era destinato a un suo parente al quale si chiedeva di avvicinare il proprietario di un mattatoio che si trovava nei pressi del luogo dell’omicidio. Luogo dove era stata rilevata la presenza del cellulare di Mantella. L’imprenditore andava avvicinato per chiedergli di affermare che Mantella era con lui nel periodo in cui era stato commesso l’omicidio. Questo consentì al legale di raccogliere dichiarazioni difensive che portarono all’annullamento dell’ordinanza a carico dell’attuale collaboratore di giustizia. Il legale è attualmente indagato per questa «attività di “messaggero” della volontà del boss». Mantella afferma di non avere rivelato al legale il contenuto del pizzino ma la condotta viene contestata all’avvocato per la trasmissione all’esterno di un biglietto da parte di un detenuto, per la consegna a un soggetto contiguo all’ambiente criminale e per l’assunzione delle dichiarazioni che crearono un alibi per Andrea Mantella. Alibi che ha retto fino alla decisione di collaborare con la giustizia e di autoaccusarsi degli omicidi commessi.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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