AMANTEA Ricorsi della Procura inammissibili. In sintesi questa la motivazione con la quale la Cassazione ha posto la parola fine su un capitolo delicato dell’operazione “Nepetia” e confermando l’assoluzione dell’ex assessore comunale di Amantea Tommaso Signorelli. Prosciolti dall’accusa anche Concetta Schettino, Franco Berardone e Antonio Coccimiglio che erano finiti nella maxi inchiesta della Dda di Catanzaro sul clan Gentile-Africano che opera nella cittadina del Tirreno cosentino. Nel corso di quelle indagini era emersa una serie di episodi delittuosi condotti dagli uomini della cosca che spaziavano dall’estorsione, all’usura passando al traffico di droga, alla turbativa d’asta e al riciclaggio. Per questa inchiesta è stato condannato in via definitiva il presunto boss del clan Tommaso Gentile, mentre è andato assolto l’altro capobastone Franco Muto. Il capo indiscusso dell’omonimo clan di Cetraro, stando a quelle accuse, avrebbe stretto un’alleanza con la cosca Gentile. Accusa poi caduta a seguito della sentenza passata in giudicato in Cassazione.
Dunque con la decisione dei giudici della Suprema corte di martedì esce definitivamente “pulito” da quell’inchiesta appunto Tommaso Signorelli uno dei politici che, proprio a seguito del suo apporto in maggioranza, portarono alla caduta del primo esecutivo Tonnara per infiltrazione mafiosa. Poi rientrata per decisione del Consiglio di Stato.
Inoltre la Corte di Cassazione ha stabilito la prescrizione del reato per altre due persone coinvolte in quell’inchiesta (Angela Marano e Gianluca Coscarella) mentre ha accolto il ricorso della Procura di Catanzaro nei confronti di Giovanni Amoroso e Paolo Launi accusati di turbativa d’asta.
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