Ieri è andato in scena un copione già scritto, tenuto conto che c’erano tutti gli elementi, meditati e incalzanti, per giungere a chiedere a gran forza le dimissioni del rettore come ultimo coup de théâtre.
Una sceneggiata napoletana, che aveva persino già previsto il cambio di sala, dato che gli organizzatori erano ben consapevoli che tra i loro studenti, i ricercatori e le persone curiose di assistere al dibattito, lo spazio dello University club sarebbe stato angusto.
Ma, al di là delle messe in scena, vorrei riportare l’informazione sul piano del programma per cui le donne e gli uomini di questa università mi hanno scelto come loro rettore, programma realizzato in grande parte, tenuto conto che è scritto per l’intero mandato. Credo sia doveroso per dare un punto di vista alternativo nel rispetto sia di chi segue la corrente dell’aspirante prossimo rettore sia della moltitudine di studenti, personale tecnico e colleghi, che si chiedono cosa stia realmente accadendo. Vorrei comunque tranquillizzare tutti: per quanto criticato e bisognevole di qualche aggiustamento, lo Statuto dell’Università della Calabria contiene norme di garanzia tali che non consentono al rettore, chiunque egli sia, di governare da solo e in modo discrezionale, verticistico e irriguardoso delle istanze che provengono dalla comunità universitaria.
L’assemblea della scorsa sera ha visto gli interventi degli stessi personaggi che, ormai da qualche settimana, vanno ripetendo lo stesso copione. Niente di nuovo rispetto a quanto già detto in passato e la richiesta di dimissioni segue quello che è lo scopo di questo piccolo gruppo, ovvero l’idea di sostituirmi. Si tratta dell’evoluzione di un discorso che è già in atto da settimane, e per il quale loro stessi annunciano nuove “puntate”, ma quello che stupisce è che si sia ricorso ad una sceneggiata con tanto di presunto stupore per la presenza massiccia di pubblico, dovuta soprattutto a quella dei loro studenti. Lo dimostra anche l’appendice dell’assemblea, durante la quale è nata una accesa discussione nella quale si contestava che il documento presentato per l’approvazione, fosse in realtà stato preconfezionato, strumentalizzando le idee di chi era andato liberamente ad assistere al dibattito pubblico.
La sostanza alla quale bisogna guardare è, invece, altra. È quella di chi si impegna ogni giorno a risolvere i veri problemi dell’ateneo e non di chi trama per la gestione del potere. La mia amministrazione lavora intensamente, tutti i giorni, per il miglioramento della didattica, per la programmazione della ricerca e per l’utilizzo delle notevoli risorse giunte di recente all’ateneo.
Il risultato dei pochi che mi avversano è solo quello di dare un’immagine falsata dell’università, mentre i risultati di qualità e successo dell’Unical, ottenuti grazie al lavoro di tutti, hanno riscontro sul panorama nazionale e internazionale. È spiacevole che poche persone, per interessi non meglio precisati, facciano di tutto per mettere in discussione il lavoro di tanti.
*Rettore Unical
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