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REPARTO DEGLI ORRORI | Le istituzioni hanno già dimenticato

REGGIO CALABRIA Non ci sono né Asp, né Città metropolitana fra i soggetti che oggi hanno chiesto di costituirsi parte civile contro medici e tecnici imputati nel procedimento “Mala sanitas”, l…

Pubblicato il: 15/12/2016 – 12:20
REPARTO DEGLI ORRORI | Le istituzioni hanno già dimenticato

REGGIO CALABRIA Non ci sono né Asp, né Città metropolitana fra i soggetti che oggi hanno chiesto di costituirsi parte civile contro medici e tecnici imputati nel procedimento “Mala sanitas”, l’inchiesta che ha svelato come il reparto di Ginecologia e Ostetricia degli Ospedali Riuniti sia stato trasformato per anni in una vera e propria cartiera di false cartelle cliniche, necessaria a coprire palesi errori medici, anche fatali. Nonostante le bellicose intenzioni genericamente proclamate ai tempi degli arresti, nessun altro ente ha avanzato istanza di costituzione di parte civile fatta eccezione per la Provincia di Reggio Calabria, sulla cui posizione il Tribunale si esprimerà il prossimo 19 gennaio, nel corso dell’udienza destinata ad esaurire le questioni procedurali. L’Azienda ospedaliera, invece, rappresentata dall’avvocato Carlo Malara e dal suo sostituto processuale Elisabetta Spanò, fa sapere di essersi già costituita in udienza preliminare.
Insieme all’ente in dismissione, hanno chiesto di costituirsi parte civile contro i medici che ritengono responsabili delle tragedie vissute dalla propria famiglia, alcuni dei familiari delle vittime di omissioni ed errori commessi in Ginecologia e per lungo tempo nascosti grazie alla sistematica falsificazione delle cartelle cliniche.
Circostanze – ha svelato l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dai pm Roberto Di Palma e Annamaria Frustaci – rese possibili da una vera e propria associazione a delinquere finalizzata a «commettere una serie indeterminata di delitti, in particolare reati di falso in atto pubblico fidefacente attraverso la manipolazione delle cartelle cliniche relative alle pazienti che si sottoponevano ad interventi ginecologici presso l’A.O. Bianchi-Melacrino-Morelli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, nonché alle gestanti e ai neonati ivi ricoverati, al fine di occultare le responsabilità dei componenti dell’équipe medica che avevano preso parte a singoli interventi incorrendo in gravi errori dovuti a colpa non lieve». A farne parte – sostiene la Procura – sarebbero l’ex primario Pasquale Vadalà, il facente funzioni che gli è succeduto, Alessandro Tripodi, e il suo braccio destro, Daniela Manunzio, considerati «promotori e organizzatori del sodalizio criminoso». Rispondono invece a vario titolo di diversi episodi di falso e lesioni i medici Roberto Rosario Pennisi, Massimo Sorace e Marcello Tripodi e l’ostetrica Giuseppina Strati, che non erano stati colpiti da misura all’epoca dell’esecuzione dell’ordinanza, la ginecologa Antonella Musella, la neonatologa Mariella Maio, gli anestesisti Luigi Grasso e Annibale Musitano, tutti colpiti da interdizione dalla professione per dodici mesi.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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