CATANZARO A distanza di 11 anni dagli arresti, il Tribunale di Catanzaro ha assolto 24 persone rimaste coinvolte nell’operazione “Balkan gate”, incardinata dall’allora pm Luigi de Magistris. Gli imputati dovevano rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, sequestro di persona, avviamento alla prostituzione ed al lavoro nero, violenza sessuale. Secondo l’accusa avrebbero fatto parte di un’organizzazione che faceva capo ad alcuni bulgari residenti nella provincia di Crotone capace di far entrare ogni settimana in Italia decine di clandestini. I presunti trafficanti, inoltre, avrebbero avuto contatti con imprenditori locali a cui fornivano manodopera in nero. Alcune donne straniere, invece, sarebbero state ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. Un’ipotesi accusatoria che però non ha retto davanti al Tribunale collegiale di Catanzaro. I giudici hanno assolto i presunti vertici dell’organizzazione con la formula perché il fatto non sussiste.
All’inchiesta “Balkan gate” è legata anche la kafkiana vicenda dell’arresto di un’insegnante catanzarese avvenuta nel giorno del blitz, il 21 giugno 2005. La donna, ammanettata e condotta nel carcere di Reggio Calabria dopo l’emissione del decreto di fermo da parte della Dda di Catanzaro, fu liberata dopo qualche giorno dal gip. Riuscì infatti a dimostrare di aver semplicemente assunto una badante bulgara per l’anziana madre malata di Alzheimer senza averla messa in regola. La conclusione fu, nell’udienza preliminare, un’assoluzione per inesistenza di prove. Oggi la conclusione del resto della storia.
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