CATANZARO Le dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia non sono bastate a convincere il gip distrettuale Assunta Maiore ad accogliere le richieste della Dda di Catanzaro di arresto, per corruzione elettorale e voto di scambio politico-mafioso, nei confronti del consigliere regionale Orlandino Greco e del consigliere provinciale Aldo Figliuzzi. Secondo il gip, la ricostruzione del patto elettorale tra gli esponenti politici e la cosca Bruni prima e Rango-Zingari poi, «scontano una genericità di fondo e una contraddittorietà con le altre dichiarazioni e con i dati relativi alla costituzione della cooperativa». Il gip, in premessa precisa che il quadro accusatorio è reso poco solido dal fatto che sono stati prodotti «solo verbali riassuntivi» e non anche quelli integrali cosa che «non sempre consente di apprezzare pienamente il tenore delle dichiarazioni nei casi, che si registrano nella specie, di modifica successiva delle originarie dichiarazioni […]».
LA VERSIONE DI ERNESTO FOGGETTI Secondo quanto riportato nei verbali di interrogatorio da Ernesto Foggetti «i rapporti di Figliuzzi e Greco con la cosca Bruni sarebbero risalenti nel tempo, tanto che già nel 2002-2003 suo padre Vincenzo si era occupato di procacciare voti in loro favore. Di tale vicenda, però, egli ha dichiarato di non avere conoscenza diretta e specifica». Foggetti racconta delle elezioni amministrative a Castrolibero nel 2008. Non specifica a quali elezioni si riferisce ma fornisce, secondo il gip, diversi elementi utili a individuarle. Indica, infatti che sono le penultime amministrative e specifica che venne eletto Greco come sindaco e Figliuzzi come consigliere comunale. «Elezioni che, effettivamente, hanno visto la conferma di Greco a sindaco di Castrolibero con percentuali elevatissime, superiori all’80%».
Nelle dichiarazioni rese nel 2015, Foggetti afferma che la corruzione elettorale si sarebbe concretizzata su due piani. «Con un accordo che aveva portato nelle mani – verosimilmente – di Michele Bruni la somma di 20mila euro tramite Foggetti (che la ricevette dall’autista di Greco)». E in più «con la promessa di assunzione nella cooperativa, che venne appositamente creata (e facente capo a Valder), di Giuseppe Muto, Mario Esposito e tale Mulingiana. Promessa mantenuta dopo le elezioni».
Ma questa versione non collimerebbe con le acquisizioni documentali secondo le quali risulta che la cooperativa di tipo B in questione, denominata Orizzonte Verde «è stata costituita molto prima delle elezioni del 2008 e cioè in data 25-5-2005». E sin dalla sua costituzione ne fece parte tra i soci fondatori Mario Esposito. Mentre Mario De Luca e Giuseppe Muto vi entrarono nel 2006, sempre prima del 2008.
Qualche mese dopo il collaboratore di giustizia è stato risentito e ha mutato la rotta delle sue dichiarazioni precedenti, affermando che «la cooperativa era stata oggetto di accordo per le elezioni del 2003 mentre il patto per il 2008 era quello di incrementare le assunzioni. Questo mutamento di rotta, secondo il gip, espone le dichiarazioni di Foggetti ad una mancanza della «necessaria genuinità» non potendosi escludere «un allineamento alle risultanze di indagine» avvenuto tra le dichiarazioni rese a marzo e quelle rese a ottobre. Inoltre secondo il gip Maiore le dichiarazioni riguardanti il pagamento dei 20mila euro mancano di «convincenti riscontri esterni».
I RISCONTRI (MANCATI) DI QUATTRO COLLABORATORI Alle dichiarazioni di Ernesto Foggetti vengono allegate, quali riscontri, le affermazioni di altri quattro pentiti Vincenzo Foggetti, Roberto Calabrese Violetta, Marco Massaro ed Edyta Kopaczynka. «Tuttavia – scrive Assunta Maiore – le dichiarazioni, sempre allegate nella sola forma riassuntiva, scontano una genericità di fondo e una contraddittorietà che le altre dichiarazioni e con i dati relativi alla costituzione della cooperativa».
Vincenzo Foggetti riferisce delle elezioni del 2003 e racconta che «dopo l’elezione Greco consegnò personalmente a Bruni 10mila euro alla presenza di Vincenzo Foggetti davanti ad una concessionaria di auto».
Il collaboratore ha inoltre dichiarato di avere personalmente provveduto a coordinare la raccolta dei voti. Nonostante sulle amministrative del 2003 il pentito sia assistito nei suoi racconti da «riscontri logici e che alle stesse si associano» quanto riferito dal figlio Ernesto e da un altro collaboratore, Daniele Lamanna, sulla tornata elettorale del 2003 non vi è contestazione e richiesta cautelare. Quindi le sue dichiarazioni non possono essere utilizzare per fornire riscontro ai capi di imputazione contestati a Greco e Figliuzzi.
Cadono in contrasto con le risultanze documentali le affermazioni di Calabrese che non riscontrano nemmeno, secondo il gip, con quelle di Ernesto Foggetti. Sono invece inficiate di circolarità i racconti di Marco Massaro che scontano la circostanza «che la fonte di conoscenza risulta essere Ernesto Foggetti». Massaro avrebbe partecipato alla campagna elettorale del 2008 raccontando di averla effettuata «minacciando la gente e spendendo il nome di Bruni e alcuni venivano ricompensati per il voto con 50 euro» Massaro ha poi dichiarato di avere venduto droga a Figliuzzi che era un consumatore. In tutto ciò, però, la trascrizione riassuntiva «non consente di apprezzare la portata di tali dichiarazioni che sono prive di riferimenti spazio–temporali anche in relazione alle forniture di droga di Figliuzzi o a quando il collaboratore avrebbe incontrato Orlandino Greco». Anche la Kopaczynka dimostra poca omogeneità nei suoi racconti.
A carico dei due politici, infine, il gip non trova la prova effettiva dello scambio di denaro in cambio di voti. Cinque collaboratori a volte possono, non bastare.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
x
x