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Quello spaccio "garantito" dal clan Muto

COSENZA Avrebbero potuto contare sull’aiuto «diretto e indiretto» del clan Muto anche grazie ai rapporti di «parentela, amicizia e contiguità di traffici illeciti» con la cosca di Cetraro. Anche pe…

Pubblicato il: 16/12/2016 – 21:53
Quello spaccio "garantito" dal clan Muto

COSENZA Avrebbero potuto contare sull’aiuto «diretto e indiretto» del clan Muto anche grazie ai rapporti di «parentela, amicizia e contiguità di traffici illeciti» con la cosca di Cetraro. Anche per questo motivo – oltre che per il pericolo di fuga – la Procura di Paola ha emesso un provvedimento di fermo nei confronti di 25 persone per spaccio di droga nel Tirreno cosentino. Un’indagine portata avanti in poco tempo, dai carabinieri di Scalea e del comando provinciale, che ha evidenziato il ruolo delle donne e anche di una ragazza minorenne nel traffico di droga anche nei locali della movida. In particolare, da quanto emerge dalle intercettazioni, Pastorelli, la sua compagna Rosella Lombardi e Carlo Ricca, esponenti di spicco del mercato dello spaccio, dai quali – secondo gli inquirenti – dipendono le sorti di assuntori e di altri pusher della zona di Diamante, «espressamente esplicitano – è scritto nel provvedimento di fermo – la seria intenzione di voler incrementare le vendite al dettaglio di stupefacenti nel periodo delle festività natalizie al fine di raccogliere una considerevole quantità di denaro necessaria per partire per una località non meglio precisata».
Nel corso delle indagini è emerso che gli indagati Pastorelli e Ricca, sotto le direttive di Giuseppe Mandaliti – ritenuto elemento di riferimento del clan Muto – alimentassero la loro attività di spaccio al dettaglio mediante un consolidato canale di approvvigionamento della cocaina individuato a Cetraro. In particolare, i due – sotto la direzione di Mandaliti – avrebbero preso parte a un vero e proprio “cartello” per l’acquisto di una rilevante partita di cocaina. I dettagli dell’operazione vengono fuori da una serie di colloqui intercettati in cui si sentono gli indagati affermare di dover dare il denaro per la droga a un certo Giuseppe, poi identificato dagli investigatori in Giuseppe Mandaliti. In alcuni casi, sono preoccupati perché Mandaliti è «adirato poiché vi sono delle persone ferme nell’attesa di ricevere denaro facendo così riferimento ai fornitori comuni per le partite di droga già vendute all’ingrosso e non ancora saldate». Dalle dichiarazioni degli indagati emerge come la raccolta di una rilevante somma di denaro da parte di Mandaliti sia certamente finalizzata all’approvvigionamento di droga, «operata attraverso una preventiva raccolta di “quote” di denaro da parte dei complici. Il denaro dovrà essere portato a Cetraro luogo di approvvigionamento dello stupefacente da parte dell’organizzazione.
Sono le donne a gestire il traffico di droga: mogli, fidanzata e sorelle che si occupano non solo delle singole vicende di cessione delle dosi, ma anche del trasporto. Sono loro ad avere contezza di come e dove spacciare e soprattutto del giro di affari. E fanno da tramite anche ai familiari finiti in carcere. Le donne, finite nell’operazione dei carabinieri, hanno un ruolo attivo che non è solo di collaborazione bensì direttivo.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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