COSENZA Un pranzo con Nicola Adamo, un caffè con Carlo Guccione, un thè con Mario Oliverio. Consultazioni “itineranti” per Marcello Manna e una certezza che si fa spazio tra i pensieri del sindaco di Rende: il candidato del centrosinistra alla presidenza della Provincia di Cosenza «sarò io». Facile a dirsi, difficile a realizzarsi. Già, perché a dispetto dalle rassicurazioni ricevute dai big del Pd, la strada che porta verso piazza XV Marzo è lastricata di potenziali “sorprese”.
I pretendenti a quella poltrona sono diversi. C’è l’uscente Graziano Di Natale (che si candida a sindaco di Paola). La legge vigente vieta ai semplici consiglieri comunali la candidatura a presidente, eppure l’attuale reggente della Provincia non si dà per vinto. Raccontano, in tal senso, che abbia già richiesto un parere formale al ministero dell’Interno per chiedere se ci sia la possibilità per i presidenti uscenti, che non rivestono la carica di sindaco, di tentare la riconferma. Non è uno che si arrende facilmente (basti ricordare lo scontro con Occhiuto, andato avanti per mesi a colpi di ricorsi e sentenze), Di Natale. E se dal Viminale dovessero rispondere picche, ecco pronto l’asso nella manica: un ricorso alla magistratura per chiedere la revisione della legge 56, la cosiddetta Delrio, entrata in vigore l’8 aprile 2014, che ha svuotato di poteri le Province e introdotto la nuova denominazione di enti territoriali di area vasta. Secondo alcuni costituzionalisti la mancata revisione della Carta, che avrebbe cancellato la parola “Province” dal Titolo V, ora darebbe semaforo verde a ipotesi di revisione del provvedimento, anche se la Consulta si è già espressa nel merito a marzo dello scorso anno respingendo un ricorso avanzato da Lombardia, Veneto, Puglia e Campania.
C’è poi, senza dimenticare le ambizioni nutrite dal primo cittadino di Rossano Stefano Mascaro, Franco Iacucci. Il braccio destro (e sinistro) di Oliverio ormai non fa più mistero di gradire le sollecitazioni arrivate da settori del Pd e da altri pezzi del centrosinistra bruzio per una sua discesa in campo. «Faccio quello che mi chiede il partito e, soprattutto, potrei candidarmi solo se questo serve a dare una mano al presidente Oliverio».
Il governatore, racconta chi ci ha parlato, è combattuto tra l’indole e la ragione. Il problema (per Oliverio) è che Manna ai suoi interlocutori ha confidato di avere dalla sua parte il sostegno del presidente della Regione. Possibile che il governatore decida di sostenere il penalista a discapito del suo Richelieu? O quello del sindaco di Rende è un tentativo di mettere le mani avanti per millantare un credito (politico, s’intende) nei confronti degli altri azionisti di riferimento del centrosinistra?
E qui si arriva a Nicola Adamo, ancora una volta il deus ex machina di queste trattative così complesse. Più di uno assicura che dietro l’attivismo di Manna ci sia proprio lui, convinto com’è che il progetto di una candidatura del primo cittadino di Rende (così come è già successo nel 2014) possa attrarre anche il Nuovo centrodestra dei fratelli Gentile. È una mediazione su due fronti, quella di Adamo: serve ad avvicinare il sindaco al palazzo della Provincia e a riaprire l’interlocuzione tra i gentiliani e l’avvocato dopo i recenti strappi.
Sono supposizioni, certo. Che, tuttavia, fanno gongolare il sindaco forzista di Cosenza Mario Occhiuto. Con queste premesse, c’è il “rischio” di trovarsi spalancata un’autostrada verso la nuova elezione al vertice della Provincia.
Carlo Guccione, consigliere regionale dem, che di competizioni elettorali, ne ha sulle spalle qualche dozzina, avverte: «Il nostro partito è ancora frastornato dalla sconfitta referendaria. Stop al proliferare delle autocandidature». Nel gran bazar Pd, insomma, regna sovrana la confusione.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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