ROMA Ai più, il passaggio di Matteo Renzi nell’assemblea nazionale del Pd è parso un “ringraziamento” neppure troppo velato ai governatore di Calabria e Campania – Mario Oliverio e Vincenzo De Luca – e ai loro apparati elettorali, (auto)accreditati di numeri ben più robusti di quelli saltati fuori dalle urne del referendum. Per l’ex premier è il momento dell’autocritica. In uno dei discorsi più difficili da quando si è installato al timone del Pd, non può mancare un riferimento al Sud. E alle strategie sbagliate messe in campo negli anni trascorsi al governo: «Abbiamo perso al Sud – dice Renzi –: il nostro approccio non è stato disinteresse ma abbiamo pensato fosse sufficiente una politica di investimenti senza pensare a un coinvolgimento vero. Ci siamo stati ma abbiamo avuto un approccio troppo centrato sul notabilato e non sulle forze vive della comunità del Sud». A sentir parlare il segretario dem, scorrono davanti agli occhi tutte le manifestazioni per annunciare investimenti massicci, le cerimonie rituali con i pezzi grossi del Pd calabrese che sgomitano per stare in prima fila. Tanta politica, troppa politica, e poca realtà. Renzi pare aver preso atto degli errori commessi. E l’intenzione – siamo all’interpretazione di una frase, ma le parole sono importanti – è quella di cambiare rotta. Dedicarsi meno all’establishment (categoria caduta in disgrazia nel 2016) e più alle «forze vive». Meno cenacoli con i capicorrente meridionali e più antenne sul territorio. Non siamo al ritorno del lanciafiamme minacciato qualche mese fa, ma all’autocritica sì. E chissà come andrà a finire con quella che molti hanno visto come una promessa referendaria, cioè la possibilità di piazzare Oliverio (e De Luca) al timone della sanità regionale dopo la leggina che elimina l’incompatibilità tra commissario al Piano di rientro e presidente della giunta regionale. Si vedrà, anche in questo caso. Ma pare che Massimo Scura, seppure al freddo (a Palazzo Alemanni latitano i riscaldamenti), dopo l’esito referendario, si senta piuttosto al sicuro sulla sua poltrona.
C’è un’equazione che a Renzi non torna: secondo il suo punto di vista, l’attenzione puntata sul Mezzogiorno avrebbe dovuto portare risultati migliori: «Aver messo tutte quelle risorse senza essere riusciti a coinvolgere nel modo giusto le persone è stato un errore». Per coinvolgere le persone, in Calabria come in Campania, il leader del Pd si è rivolto ai governatore e alle loro batterie elettorali. Un po’ scariche, visto l’esito. Ora Renzi guarderà (anche) altrove. Rimettere mano al lanciafiamme è un attimo. (ppp)
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