REGGIO CALABRIA La legge “antiobiettori” passa, ma in consiglio regionale le polemiche sulle nuove norme “pro-aborto” non si spengono. Il testo originario di Giudiceandrea è stato sostituito da due emendamenti unitari (firmati, oltre che dallo stesso consigliere di Dp, anche da Mirabello, Ciconte, Scalzo ed Esposito) che eliminano lo strumento della mobilità, pensato per assicurare che ogni Asp e ospedale avesse un elenco di medici non obiettori, sostituendolo con «misure organizzative specifiche, idonee a garantire l’efficienza delle prestazioni e dei servizi».
Pace fatta nella maggioranza, dunque. Ma stavolta le bordate contro Giudiceandrea arrivano dal finora sempre mite Giuseppe Mangialavori, di professione medico, che etichetta la legge come «farlocca, inutile e fuori luogo» e animata da uno «spirito persecutorio nei confronti di chi, nei limiti della propria coscienza, aveva deciso di non seguire procedure di questo tipo. Il volere di Giudiceandrea non è salvaguardare i diritti delle donne, ma quello di punire i ginecologi che hanno deciso di non praticare aborti. È una legge demagogica, dal momento che in Calabria non esistono criticità in questo settore, e che viene approvata solo per dare soddisfazione a lui».
Giudiceandrea preferisce rispondere con il silenzio. Parla invece Antonio Scalzo, uno dei firmatari degli emendamenti: «Questa legge risponde all’esigenza di migliorare un servizio importante per le donne nel pieno rispetto anche degli obiettori. Non è ideologica e non ha colore politico. Si tratta solo di organizzare meglio il settore».
«Anche un solo aborto clandestino – conclude infine Mirabello – interroga le nostre coscienze. Questa legge, nella sua nuova formulazione, è pensata per evitare situazioni di questo tipo».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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