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Ristorazione sanità, il blitz natalizio (fallito) della Siarc

CATANZARO La questione si potrebbe riassumere in una domanda: «Caro Consiglio di Stato, dato che con la tua sentenza ci hai dato torto, adesso revocala per continuare a farci gestire l’appalto che,…

Pubblicato il: 21/12/2016 – 9:52
Ristorazione sanità, il blitz natalizio (fallito) della Siarc

CATANZARO La questione si potrebbe riassumere in una domanda: «Caro Consiglio di Stato, dato che con la tua sentenza ci hai dato torto, adesso revocala per continuare a farci gestire l’appalto che, da anni, conduciamo nell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio». L’impero della ditta catanzarese (iniziato nel 2000) è finito quando la giustizia amministrativa ha assegnato il servizio di ristorazione a Elior e Ristorart. Pareva chiaro per tutti, meno (evidentemente) che per la Siarc. Avuta la notizia che l’Azienda ospedaliera ha fissato per il 10 gennaio 2017 l’inizio del servizio da parte del nuovo gestore, i legali della società hanno cercato con un blitz natalizio di ottenere la sospensione della aggiudicazione a Elior -Ristorart.
Il tentativo si è materializzato con un’istanza di concessione di misura cautelare monocratica “inaudita altera parte” (cioè senza l’instaurazione di un contraddittorio, ndr) nelle more della fissazione dell’udienza per la discussione del ricorso per revocazione proposto dalla stessa Siarc a metà dicembre. Una procedura che porta dritti a un paradosso: il ricorso per revocazione, infatti, viene trattato dagli stessi giudici che hanno già emesso la sentenza definitiva del Consiglio di Stato e che in buona sostanza – è l’auspicio della Siarc – dovrebbero dichiarare di essersi sbagliati.
Per ora l’assalto è andato a vuoto. Il presidente della Terza sezione del Consiglio di Stato ha respinto l’istanza con motivazioni trancianti: «Sulla base di una valutazione complessiva delle deduzioni complessivamente proposte dalle parti nel corso del precedente giudizio non emergono elementi tali da indurre ad incidere sulla esecutività della sentenza impugnata». E, nello steso decreto, il presidente Luigi Maruotti dispone l’immediata esecuzione da parte dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio.

LA RIPARTENZA Ora tocca all’Azienda ospedaliera. Il subentro è ormai dietro l’angolo. La data è fissata e la “linea” è tracciata dalle motivazioni del decreto firmato dal Consiglio di Stato. Siarc non ha intenzione di mollare la presa sul “suo” appalto (come dimostra l’azione “natalizia”) anche se, in teoria, la mancata concessione della revoca e le motivazioni, hanno tracciato un perimetro che lascia poco spazio a ulteriori azioni. C’è, comunque, un motivo ulteriore che consiglierebbe al management del Pugliese-Ciaccio di accelerare: ogni giorno ulteriore del vecchio affidamento costa 500 euro in più di soldi pubblici rispetto al prezzo di aggiudicazione della gara. Insomma, prima si parte e prima si comincia a risparmiare.

SPRECHI E RISPARMI Di denari pubblici ne sono già stati spesi a profusione, visti il modo in cui il servizio è stato gestito per anni. Il prezzo, nel tempo, è lievitato fino a 18 euro più Iva. E, prendendo in esame solo gli ultimi tre lustri, all’Azienda sanitaria e alla Regione i pasti sono costati 750mila euro all’anno che, moltiplicati per 15 anni, portano alla cifra record di 11 milioni e 250mila euro. La rilevazione dei prezzi praticati in tutta Italia, però, accerta una media di 10/12 euro a giornata alimentare. Ma perché la Siarc ha ottenuto questi prezzi di gran lunga maggiori? Forse perché la formulazione dei capitolati non consentiva con prescrizioni ad personam la partecipazione di altre società e le gare venivano fatte in periodi particolari dell’anno (sotto Natale o in piena estate) senza la necessaria pubblicità? Storie che appartengono al passato: l’ultima gara ha avuto grande visibilità, più aziende partecipanti e, in prospettiva, risparmi milionari per la Regione.

DIPENDENTI SIARC AGITATI Intanto, nella galassia Siarc le acque sono agitate. La Filcams Cgil ha proclamato lo stato di agitazione dei dipendenti impegnati nell’appalto di refezione negli ospedali di Catanzaro, Lamezia Terme e Soveria Mannelli. Questo perché l’azienda, con una nota del 9 dicembre scorso, ha comunicato ai sindacati la corresponsione della tredicesima entro il 6 febbraio 2017 e non in occasione delle ricorrenze natalizie, come prevede il contratto collettivo nazionale della categoria. La comunicazione di Elisabetta Fruci è molto dura: sottolinea come «per l’ennesima volta, arbitrariamente, illegittimamente e autonomamente la Siarc non rispetti gli impegni assunti con le organizzazioni sindacali». L’inverno della ristorazione si annuncia caldo.

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