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Caso Fallara, l'Appello non salva Scopelliti

REGGIO CALABRIA È un regalo di Natale amaro quello arrivato all’indirizzo dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti e degli ex revisori dei conti del Comune di Reggio Calabria, Carmelo Stracuzzi, Dom…

Pubblicato il: 22/12/2016 – 13:25
Caso Fallara, l'Appello non salva Scopelliti

REGGIO CALABRIA È un regalo di Natale amaro quello arrivato all’indirizzo dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti e degli ex revisori dei conti del Comune di Reggio Calabria, Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Alessandro De Medici. La Corte d’appello di Reggio Calabria ha riformato la sentenza del primo grado, condannando l’ex sindaco della città calabrese dello Stretto, accusato di abuso d’ufficio e also in atto pubblico, a 5 anni di carcere, mentre è di 2 anni e 4 mesi (a cui va aggiunta la revoca dell’interdizione dai pubblici uffici) la pena comminata ai revisori dei conti. Un lieve “sconto” rispetto ai 6 anni di carcere inflitti in primo grado all’ex governatore Giuseppe Scopelliti, e ai 3 anni e 6 mesi comminati a Stracuzzi, D’Amico e De Medici, che in nulla sembra modificare il quadro accusatorio emerso dal lungo dibattimento di primo grado. Ormai quasi tre anni fa, il tribunale presieduto da Olga Tarzia, aveva punito con una sentenza durissima, falsi, omissioni e abusi che hanno permesso alla dirigente Orsola Fallara, morta suicida nel dicembre 2011, di truccare il bilancio. Una manovra ad alto rischio, fatta di artifizi e raggiri contabili, che alla città ha lasciato in eredità un pesantissimo piano di rientro di durata trentennale.
Di quelle forzature contabili – ha stabilito il Tribunale prima e la Corte d’appello oggi –i revisori non potevano che essere a conoscenza, mentre Scopelliti ne era il reale regista. Fallara – si leggeva infatti nella sentenza di primo grado – «lo schermo dietro il quale agiva il sindaco Scopelliti che aveva voluto fortemente la stessa quale dirigente di un settore strategico dandole la possibilità di portare avanti, nel dissenso di buona parte dell’amministrazione, la linea politica da lui perseguita». Una pronuncia che i legali degli imputati – Aldo Labate e Angelo Giarda, per Scopelliti; Carmelo Chirico, per Ruggero Ettore De Medici; Antonio Sofo e Alberto Panuccio, per D’Amico; Francesco Giuffré e Alberto Panuccio, per Carmelo Stracuzzi – hanno tentato di ribaltare in appello, anche grazie all’integrazione istruttoria strappata alla Corte. Una piccola “rivincita” delle difese che ha permesso di far entrare agli atti del procedimento una serie di acquisizioni documentali, fra cui la trascrizione dell’ultima conferenza stampa di Orsola Fallara, il parere redatto dal giurista Antonio Romano sui compensi che la potentissima burocrate si autoliquidava, l’avviso di fissazione di udienza preliminare con richiesta di rinvio a giudizio emesso nei confronti dell’attuale capogruppo dem in Consiglio regionale, Sebi Romeo, all’epoca accusato di falso e sottrazione di bene sottoposto a pignoramento. In più, su richiesta dei legali sono stati chiamati a deporre Giuseppe Vazzana, ex amministratore delegato della Multiservizi, e Nicola Pellegrino, titolare della Pan Costruzioni, aggiudicataria di diverse gare d’appalto bandite da Palazzo San Giorgio.

QUADRO PROBATORIO INATTACCATO Tutti elementi nuovi che tuttavia non sembrano aver modificato il quadro emerso dal dibattimento e che in primo grado ha permesso di ricostruire «una serie di comportamenti reiterati nel tempo, posti in essere in concorso dal sindaco dell’epoca del Comune di Reggio Calabria, dottor Scopelliti, dal dirigente del settore Finanze e tributi, dottoressa Fallara (deceduta), e dai revisori contabili del medesimo comune, dottor De Medici, dottor Stracuzzi e dottor D’Amico, che hanno aggravato la situazione economica dell’ente territoriale, già in serie difficoltà dal 2007, determinando l’approvazione di documenti contabili non veritieri, attraverso una sorta di inesattezze create artatamente dal dirigente delle Finanze con l’avallo di soggetti che per posizione e qualità avevano piena contezza delle preoccupanti dimensioni del fenomeno e che hanno reso pareri falsi e compiacenti».

FALSO SU COMMISSIONE In sintesi, una serie di falsi, realizzati scientemente e coperti per anni abilmente, per una precisa ragione di natura prettamente politica che i giudici non esitano ad indicare «la necessità di ammantare tale condizione non può che essere quella di evitare un irrigidimento dei servizi e un aggravamento delle tassazioni che avrebbe reso impopolare il sindaco del tempo, già al timone dell’ente dal 2002». Per evitare un calo di popolarità che nuove tasse avrebbero determinato, su mandato di Scopelliti – sottolineavano i giudici – i conti dell’Ente sono stati alterati, gonfiati, stravolti. Ma tali pratiche non sono state prive di conseguenze, hanno «determinato una grave lacerazione del tessuto socio-economico cittadino, scavando un solco profondo tra i rappresentanti della comunità locale e i componenti di tale comunità, umiliati, defraudati nei loro diritti, privati del dovuto riconoscimento economico».

LA DITTATURA DI ORSOLA Un ritratto devastante di una città messa in ginocchio da pratiche contabili spericolate che la Fallara ha messo in atto su preciso mandato politico. «Questa, che appariva come una donna potentissima che gestiva le sorti del comune di Reggio Calabria, in realtà era una perfetta esecutrice di direttive precise che provenivano dal sindaco Scopelliti, che, tramite lei, ha creato un sistema accentrato su se stesso esautorando di fatto tutti coloro che avrebbero potuto ostacolarlo (cioè i dirigenti non asserviti al suo dominio e gli Assessori che eventualmente avessero voluto svolgere le loro funzioni correttamente)». E se per il tribunale «tale disegno criminoso non si sarebbe potuto realizzare senza il concorso dei revisori contabili», incluso l’esame cui Scopelliti si è sottoposto durante il dibattimento non ha fatto che confermare che l’ex sindaco ne era il reale ideatore.

ELEMENTI LOGICI E OGGETTIVI Una manovra malriuscita per il Collegio, secondo il quale «i tentativi dell’imputato Scopelliti di nascondersi dietro le misconducts della dottoressa Fallara non trovano una composizione logica, sia perché, in linea generale, non è credibile che il sindaco di un Comune di circa 200mila abitanti abbia lasciato il bilancio, ovverossia lo strumento principale per attuare le scelte politiche e per andare incontro alle esigenze degli elettori, nelle mani della dirigente del settore, sia perché vi è in atti la prova del contrario, ovverossia che è stato proprio per garantire le finalità dell’uomo politico che la Fallara ha alterato i dati di bilancio fornendo una rappresentazione diversa da quella effettiva». Ancora, non si stancano di ripetere i giudici, «tutti gli elementi positivamente raccolti escludono che il sindaco Scopelliti abbia rinunciato alla governance dell’ente comunale per rimetterla completamente nelle mani della dottoressa Fallara, la quale, senza che nessuno se ne accorgesse, avrebbe acquisito il potere di gestire le entrate e le uscite del Comune». 

UN SISTEMA BLINDATO La potentissima burocrate «era pilotata in toto dal sindaco del tempo, il quale ha continuato a interferire nell’attività dell’ente anche dopo la nomina regionale». Non a caso – si ricorda in sentenza – l’allora primo cittadino aveva partecipato, anche in qualità di assessore al Bilancio ad interim, alle sedute della giunta e del consiglio comunale sul bilancio e non a caso – sottolineano i giudici – Scopelliti «si era attorniato di assessori totalmente adagiati sulle sue posizioni, alcuni dei quali avallavano lo strapotere della dottoressa Fallara».

USO PRIVATISTICO DEL BILANCIO COMUNALE Su quel delicatissimo settore, per il Tribunale di Reggio Calabria doveva essere lui solo a regnare grazie a quella inamovibile dirigente divenuta «l’utile e spregiudicato strumento nelle mani di chi aveva tutto l’interesse a occultare le spese dell’ente fatte senza rispettare i meccanismi del bilancio, al fine progettare ed attuare programmi asimmetrici che nulla avevano a che vedere con l’interesse collettivo ma che avevano una forte colo
razione personalistica e privatistica evidentemente orientata a riscuotere consenso sociale a fini elettorali».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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