REGGIO CALABRIA È ufficiale. Per decisione dei commissari della sanità calabrese Massimo Scura e Andrea Urbani, anche quest’anno la clinica convenzionata Villa Aurora, che opera a Reggio Calabria, si vede assegnare un sostanzioso budget dalla Regione per prestazioni sanitarie destinate – quanto meno sulla carta – a ridurre la mobilità fuori regione. Un assegno da 5 milioni 573 mila 338 euro e 29 centesimi, circa 300 mila in più rispetto all’anno scorso, arrivato alla clinica nonostante il taglio di una serie di servizi – dal punto nascite alla lungodegenza – e che dipendenti e liberi professionisti che lavorano a Villa Aurora attendevano come una boccata d’ossigeno. Motivo? Da mesi, la clinica non versa né stipendi, né contributi, tanto meno i tfr a chi ha gettato la spugna ed è andato via, la strumentazione sanitaria di base scarseggia, al pari del personale formato in grado di coprire i turni di guardia in alcuni reparti ad alta specializzazione, mentre i fornitori minacciano decreti ingiuntivi. Tutti motivi che hanno indotto dipendenti e liberi professionisti a proclamare lo stato di agitazione.
RISCHIO DEFAULT Ma anche in Regione tremano perché quei 5 milioni e mezzo rischiano di andare persi perché Villa Aurora è stata svuotata ed è sull’orlo del default. A denunciarlo nei mesi scorsi – anche se non in modo formale – è stata la socia di minoranza della clinica, la dottoressa Adele Briatico, proprietaria del 5% delle quote, che l’anno scorso, in sede di approvazione di bilancio ha espresso parere non favorevole all’approvazione del bilancio. Motivo? «L’improvvida gestione finanziaria sfociata nella concessione del finanziamento pari a 1.242.010,00 all’allora socio di maggioranza Gruppo Sant’Alessandro».
TUTTI A TIRARE LA CINGHIA Parole pesanti, ma comprensibili. All’arrivo del gruppo Sant’Alessandro spa – all’epoca partecipato da Alessandro Casinelli e Giorgio Rea, che ne era anche amministratore – è stata avviata una profonda ristrutturazione pur di far uscire la clinica dallo stato di crisi permanente in cui versava. Traduzione, a tutti è stato chiesto di fare sacrifici. Il personale ha accettato il contratto di solidarietà per 12 mesi, con una contrazione dell’orario di lavoro (secondo alcuni solo formale) e dello stipendio (sostanziale), che ha permesso alla clinica di risparmiare 556.783 euro. È stato perfezionato il piano di rientro con i fornitori, che pur di vedersi pagate le loro spettanze hanno rinunciato a circa 118 mila euro. I contratti per le forniture sono stati rimodulati, con un taglio di 109 mila euro negli acquisti.
LA REGIONE TAGLIA I FINANZIAMENTI Nello stesso anno però, il budget assegnato dalla Regione alla clinica è stato decurtato di circa 500 mila, di fatto rendendo vani i tagli operati dall’amministrazione e risprofondando il centro nella crisi. Eppure, nonostante le difficoltà, il management di Villa Aurora ha deciso di essere munifico. E mentre chiedeva sacrifici a dipendenti, liberi professionisti e fornitori, ha iniziato a foraggiare il Gruppo Sant’Alessandro, che detiene il 95% di quote della clinica.
INSENSATA GENEROSITA’ DI VILLA AURORA A bilancio, risultano ben 12 finanziamenti infragruppo disposti dall’amministratore Giorgio Rea con proprie determine, per un totale di 1 milione 242 mila e 10 euro. Una somma – dunque un’esposizione – niente male per una clinica in crisi, che ha richiamato l’attenzione dei revisori dei conti, tanto da indurli a chiedere chiarimenti sul punto, anche perché contratti, accordi o scritture che regolino le modalità di restituzione non se ne rintracciano. Le informazioni sollecitate arrivano il 2 novembre 2016, con una formale pec con cui si precisa che «detti finanziamenti sono stati eseguiti su richiesta del socio di maggioranza al fine di porre rimedio ad esigenze di liquidità della capogruppo gruppo S. Alessandro spa. A tal riguardo si comunica che il su indicato finanziamento verrà restituito dalla società beneficiaria in un arco temporale di medio periodo con rate annuali a partire dal 3 novembre 2017».
CAMBIO IN CORSA A firmare la comunicazione è l’amministratore, Giorgio Rea, divenuto nell’agosto 2016 unico proprietario delle quote della clinica. Casinelli, oggi presidente di FederLazio Frosinone, come di Confidi Lazio – invece non ne sa nulla. E ci tiene a sottolineare che all’epoca non sarebbe stato neanche nella posizione di sapere alcunché. «L’amministratore con potere di gestione a Villa Aurora era Giorgio Rea. Ero solo un’azionista della Gruppo Sant’Alessandro, quando Rea era amministratore non ero materialmente in condizioni di sapere cosa stesse facendo, se non all’assemblea dei soci – afferma – Sono diventato amministratore del Gruppo solo quando Rea ne è uscito». Qualcosa (di strano) però con il tempo il giovane imprenditore potrebbe averla quanto meno intuita, se è vero che ad agosto il Gruppo Sant’Alessandro si divide. E non senza strascichi legali. «Non c’erano più le condizioni per una coabitazione. Ho chiesto che fosse cambiato l’amministratore e ho incontrato delle resistenze, a quel punto ho deciso di dividere il Gruppo», dice il 33enne Alessandro Casinelli, che del gruppo ha tenuto il nome insieme ad una Rsa e varie cliniche: La Quiete di Varese e Villa Gioia. Il centro reggino invece è andato in dote a Rea, 35anni, imprenditore e palazzinaro di mestiere, ma con ambizioni politiche coltivate nell’area grande del centrodestra.
SIMBIOSI Presidente del settore sanità di FederLazio, Rea fino all’agosto scorso ha ricoperto diversi incarichi dirigenziali – amministratore delegato o presidente del cda – nelle imprese di Casinelli o della famiglia. Fino al 21 ottobre 2016 ha rivestito l’incarico di amministratore delegato e presidente del cda del Gruppo Sant’Alessandro pur non detenendone quote. Nello stesso periodo, circa un mese prima, ha lasciato l’incarico da amministratore unico della Gruppo Sant’Alessandro srl, un’altra società della famiglia Casinelli costituita nel 2010, ma di cui il giovane Alessandro non sembra detenere quote.
CLONI, GEMELLI E LABIRINTI Dai documenti contabili, i due hanno convissuto per un paio di anni anche in altre due società accomunate da nome quasi gemello, identica mission, identica ragione sociale. E come le due “Gruppo Sant’Alessandro” nel 2015 non hanno presentato il bilancio. Si tratta della Altheaholding spa, costituita il 30 aprile 2014 e con sede a Sora, in provincia di Frosinone, in via Agnoletto 17 e della Althea holding spa, costituita dieci giorni prima, con sede sempre a Frosinone, ma in Via Marittima 30. La prima è in mano a tre soci: Alessandro Casinelli (42,5%), Giorgio Vallone (42,5%) e Giorgio Rea (15%), che è anche presidente del cda, ha un capitale sociale di 120mila euro e non ha partecipazioni. La sua quasi gemella invece sì. È proprio all’Althea holding, amministrata da Casinelli, che con il suo 70% detiene anche la quota di maggioranza (Rea ha solo il 30%), che appartiene la Gruppo Sant’Alessandro srl. O almeno, questa era la situazione all’ultimo bilancio presentato da entrambe nel 2014.
L’ONDA LUNGA DEL DIVORZIO Il divorzio tra i due imprenditori – informano dal gruppo Casinelli – avrebbe però avuto effetti anche sulle due Althea. «Le variazioni nella partecipazione societaria saranno visibili alla presentazione del bilancio» assicurano, sottolineando che la Altheaholding spa, amministrata dal 33enne Alessandro Casinelli, avrebbe messo alla porta Rea, mentre lo stesso Rea avebbe messo in liquidazione la società quasi gemella.
SOCIETA’ DISCOUNT Insomma, nel giro di un paio di mesi, i due giovani imprenditori avrebbero reciso ogni legame – societario e no – che li teneva insieme e diviso il patrimonio – di cliniche e servizi sanitari, p
er lo più- che attraverso le società controllavano. Per Villa Aurora viene confezionata una manovra finanziaria ad hoc. Il 12 agosto viene costituita la Grs srl, società unipersonale, interamente controllata dal Gruppo Sant’Alessandro, che in pancia ha le quote della clinica Villa Aurora. Circa due mesi dopo, Rea e Casinelli sono di fronte al notaio. Il Gruppo Sant’Alessandro è intenzionato a vendere la Grs srl a Giorgio Rea. Valore nominale della transazione: 1 euro. Valore reale – fanno sapere dal gruppo Casinelli – un milione e trecentomila euro, da versare in “comode” rate entro il novembre 2017. Ma il pagamento non sarebbe mai partito. Ecco l’origine dei contenziosi fra i due ex soci. Ma anche il nodo – economico e finanziario – che pesa sul futuro di Villa Aurora.
DOVE SONO I SOLDI DI VILLA AURORA? Quanto meno in teoria, con l’acquisizione delle quote della società, Rea avrebbe dovuto incamerarne anche i debiti, inclusi quei finanziamenti drenati dalle casse della clinica al Gruppo Sant’Alessandro. Ma la vendita non è stata perfezionata e quei soldi – dicono dal gruppo Casinelli – non è chiaro dove siano finiti perchè quando sono stati erogati ad amministrare il gruppo era sempre Rea. Lo stesso a cui i revisori dei conti di Villa Aurora raccomandavano di «vigilare sul rispetto delle condizioni previste dalle parti su detta operazione anche in relazione ad eventuali condizioni di criticità future legate alla solvibilità della capogruppo», anche perché – segnalavano – si è «in assenza di un accordo scritto». «Sarà come affidare la pecora al lupo?» si chiedono i dipendenti della clinica. Sospetto forse legittimo, anche alla luce dei disastri che quell’incauto prestito ha provocato alla clinica.
CLINICA SUL LASTRICO Primo, il generoso finanziamento alla gruppo Sant’Alessandro spa, «ha determinato un sensibile peggioramento della posizione finanziaria netta e ha indotto la società a dover ricorrere, in diverse occasioni, a procedure di rateizzazione del debito presso il concessionario della riscossione e gli enti previdenziali, con il relativo aggravio di oneri sul conto economico». Traduzione, privata della liquidità, Villa Aurora non è riuscita neanche a pagare tasse e tributi, con conseguenti oneri e more. Secondo, la clinica ha chiuso il 2015 con una perdita netta di 193.713 euro, che si somma a quella dell’anno precedente, pari a 1.174.627 euro, il che «abbatte ulteriormente il capitale sociale portandolo al di sotto del limite legale». E questo pone di fronte ad un’alternativa: ricapitalizzazione o default. Il boccino è in mano alla Grs di Rea. Che però continua a giurare e spergiurare che tutto va bene.
Alessia Candito
a.candit@corrierecal.it
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