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M5S, l'anti Di Maio abita in Calabria

ROMA A Roma, in questi giorni di grande incertezza, e con l’immagine ormai sbiadita della sindaca Virginia Raggi, è stato soprannominato il falco tra i falchi. Nicola Morra incarna l’anima dei duri…

Pubblicato il: 27/12/2016 – 10:59
M5S, l'anti Di Maio abita in Calabria

ROMA A Roma, in questi giorni di grande incertezza, e con l’immagine ormai sbiadita della sindaca Virginia Raggi, è stato soprannominato il falco tra i falchi. Nicola Morra incarna l’anima dei duri e puri del Movimento 5 Stelle. Durante le ore più concitate della crisi in Campidoglio è stato lui ad accusare apertamente Luigi Di Maio di aver coperto Raffaele Marra. Un attacco frontale al candidato-premier in pectore, che gli è valso la reprimenda di Beppe Grillo: «Io mi assumo la responsabilità politica di tutto quello che è successo. Non ci provate a fare il giochino di dare la colpa a Luigi. Basta con questi personalismi, il Movimento è più importante di queste rivalità». Una copertura politica, che tuttavia non è servita a coprire tutti i buchi che esistono nell’operato di Di Maio a Roma. 
E forse è proprio per questo che Morra non arretra di un millimetro quando gli viene chiesto conto della linea così intransigente assunta nei confronti di chi, con ogni probabilità, guiderà i pentastellati alle prossime elezioni. Quella andata in scena all’hotel Forum è la prova che si sta scatenando un’altra faida per rimettere in discussione la leadership di Di Maio. Qualche indizio lo si è avuto durante la campagna referendaria. La scena è questa: Di Maio arriva a Rende, domenica 6 novembre, per un’iniziativa a favore del No. Dentro l’auditorium, ad attenderlo, oltre mille persone. Unica parlamentare presente Laura Ferrara che, tra l’altro, è di stanza a Bruxelles. Gli altri? Nessuna traccia. Non c’è Nicola Morra, ma non ci sono nemmeno Dalila Nesci, Federica Dieni e Paolo Parentela. 

Assieme al senatore calabrese (ligure di nascita, ma cosentino d’adozione) ci sono Roberto Fico e Paola Taverna. I tre guidano un drappello di parlamentari che si professano fedeli custodi dell’ortodossia a 5 Stelle. Dopo la nascita del governo Gentiloni, Morra è stato il più esplicito: «Occorre lasciare il Palazzo, dentro però dobbiamo tenere un gruppo di noi, delle “sentinelle” pronte a richiamarci in Aula quando possiamo incidere sui provvedimenti in esame». Altro che profilo istituzionale, insomma. Il suo movimentismo, comunque, non piace a tutti. Sentite Serenella Fucksia, ex senatrice 5 Stelle: «Un cartellino rosso andrebbe dato a Morra per aver distrutto il M5S in Calabria per proprio autoreferenziale compiacimento inducendo alle dimissioni uno dei senatori più preparati del M5S». L’inquilino di Palazzo Madama che si è dimesso è Francesco Molinari, eletto assieme a Morra in Calabria e ora transitato nella rediviva Italia dei valori di Ignazio Messina. 

In ogni caso, il nome di Morra è tra quelli che circolano con o più insistenza in un futuribile governo a pentestellato. L’Espresso nei giorni scorsi lo indicava come più che probabile ministro dell’Istruzione, «adesso che è anche impegnato a occuparsi anche di e-learning sulla piattaforma Rousseau». Al dicastero di viale Trastevere potrebbe portare l’esperienza maturata da insegnante di Storia e filosofia allo storico liceo “Telesio” di Cosenza. Sposato con figli, racconta di sé: «Credo nella forza paziente del dialogo. Non mi piace alzar la voce. Ho dei riferimenti importanti in Platone, Augustinus, Kant, Husserl, Arendt, Jonas. Oggi in Italia mi piace soprattutto rapportarmi a una filosofa, Roberta De Monticelli, perché ha avuto il merito di dire pane al pane e vino al vino anche quando sarebbe stato vantaggioso per lei tacere».

Con Morra, in un governo guidato dal Movimento 5 Stelle, potrebbe esserci spazio anche per un altro calabrese: Nicola Gratteri. Il procuratore capo della Dda di Catanzaro fu già a un passo dal diventare ministro della Giustizia del governo Renzi. Il nome del magistrato era nella lista con la quale l’ex premier salì al Quirinale. Era tutto pronto, se non fosse stato per quel niet del presidente emerito Giorgio Napolitano.

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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