La Sicilia e la Calabria sono due regioni vicine e, per di più, come diciamo, cugine. Sono due terre di emigrazione, anche se la Sicilia, con Lampedusa, batte la Calabria, con Riace, che, peraltro, è un comune più piccolo. Ma i due sindaci, Giusi Nicolini e Domenico Lucano, hanno avuto un destino comune. Si sono votati agli altri, agli emigrati. E questo è indubbio. Giusi Nicolini è una delle donne del 2016, assieme a Paola Regeni e a Lucia Annibali. C’è stata la difficoltà della scelta, anche se la prima si è “venduta” totalmente agli altri, mentre la Regeni è impegnata nella difficile ricerca della verità per la morte del figlio, e la Annibali, con la propria forza di volontà, è diventata un simbolo contro il femminicidio e le violenze di genere. A mio parere, senza nulla togliere alle altre, il sindaco di Lampedusa che, come lei stessa ha dichiarato, non ha avuto tempo, pur sposata, a pensare di mettere al mondo un figlio, ha sacrificato la sua vita perché non ha voluto mai «farsi i fatti propri».
E, per questo, anni di trincee, mi bruciarono di tutto, «ma ce l’abbiamo fatta». Ha avuto anche lei i dubbi dei giovani: lasciare o rimanere? L’amore per la sua terra, la convinse a restare e ad impegnarsi nonostante le tante minacce ricevute, soprattutto quando ha fatto la battaglia contro la speculazione edilizia all’Isola dei conigli. Lasciata sola, assai spesso, soprattutto – dice così – «dai politici della terra ferma». Ci voleva Matteo Renzi a portarla a tavola con Barack e Michelle Obama. Poi l’arrivo dei migranti. «Dio mio ce la farò?». È stata sola per più di dieci anni, se non di più, ad occuparsi dei migranti, senza un depuratore o un piano regolatore, Giusi Nicolini, a ” Donna” il settimanale di Repubblica, ha ricordato il momento più difficile della sua vita. Il 3 ottobre 2013, quando ha preteso che venissero qui, tutti, a «sentire l’odore dei… morti», 366 corpi ripescati in mare, a 500 metri dalla costa,366 cadaveri da ricomporre, 366 bare da allineare e seppellire. Quando sono arrivati, ha detto, erano provati. Forse solo allora hanno realmente capito il dramma di Lampedusa e del suo sindaco. Bisognava dare dignità agli essere umani, al nostro Paese ed all’Europa, diceva con voce rotta dal pianto. Ed i morti, a suo parere,erano come se avessero avuto la pelle bianca, come se fosse un nostro figlio, annegato durante una vacanza. E poi?Per la gioia della visita di Francesco, l’isola era in festa. Anche grazie a quella visita l’isola è cambiata, ha sostenuto. «Si è rotto il muro di omertà,si è ridotto il nostro isolamento». Ed è da quella visita del Papa venuto da lontano che Giusi Nicolini non grida più per farsi ascoltare, il tema di Lampedusa è entrato nell’agenda europea. Tutto risolto? Certamente no. L’egoismo è più facile della solidarietà, ha aggiunto a Giovanni Ciullo che ha trascorso qualche giornata con lei.
Già l’egoismo è più facile della solidarietà, lo sappiamo noi calabresi. Che dell’individualismo, in linea di massima, abbiamo fatto la nostra ragione di vita! Per noi, la colpa è sempre degli altri,mai la nostra. Non pensiamo che gli altri siamo noi. E Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, assurto agli onori delle cronache non solo nazionali od europee, cosa dovrebbe dir? Al di là del merito della questione giudiziaria, Lucano è divenuto, al pari, qualitativamente, di Giusi Nicolini.
Ha fatto del suo piccolo centro ionico un oasi per poveri derelitti. A Francesco Sorgiovanni, del Quotidiano, ha precisato che Riace , con l’impegno di Lucano,è tornato alla rinascita. E dire che non pochi vorrebbero che Lucano lasciasse. Gliene hanno fatto di tutti i colori, a quel che si legge, pur di condizionarlo e farlo giungere a lasciare. Riace era un piccolo borgo di poche anime, con le scuole che iniziavano a chiudere e, per di più senza attività economiche. E da quando Lucano è stato eletto alla guida del Comune, l’aria è cambiata, si è tornati a respirare: l’accoglienza dei migranti è diventato un modello che ha spinto molti sindaci a farsi spiegare, giungendo a Riace, come si è mosso il “povero” Lucano. Povero perché l’invidia non è parente della solidarietà. Tutt’altro.
E Mimmo Lucano ha girato il mondo a spiegare il suo modello. Ma la calunnia è un venticello… che è giunto finanche a far devastare a degli sconosciuti (almeno fino ad oggi) la mediateca comunale fracassando servizi, suppellettili, allagando le sale. E tutto questo per impaurire Lucano. Ma Lucano, come Giusi Nicolini, non dovrà farsi impaurire. Di lui ha parlato finanche la prestigiosa rivista americana Fortune, è stato al Parlamento europeo, all’Università di Cambridge, in Vaticano. Lucano, pur avendo presentato le dimissioni, vuole che siano i suoi concittadini a pronunziarsi. Giudicando il centro di accoglienza che lui ha creato,le case abbandonate che ha riaperto, le botteghe create e, quindi, il lavoro e l’occupazione. Lucano deve essere premiato per il suo impegno, per la sua semplicità, per la sua operosità, magari assieme a Giusi Nicolini. A Riace, a Reggio o a Lampedusa! Insieme: due campioni del fare e del fare per gli altri. Donna e uomo dell’anno di grazia 2016. La loro esperienza va riconosciuta e premiata a dispetto di quanti si sono messi e si mettono di traverso. Come Giusi Nicolini ha detto a Michelle Obama «il Mediterraneo è bellezza, è pesca, è turismo, è lavoro, è incontro di culture».
C’è chi può raccogliere questo appello? Lampedusa e Riace hanno vinto. E non possono essere abbandonati. A loro, il riconoscimento della gente onesta e di buona volontà!
*giornalista
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