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Lucano non può essere lasciato solo

La Sicilia e la Calabria sono due regioni vicine e, per di più, come diciamo, cugine. Sono due terre di emigrazione, anche se la Sicilia, con Lampedusa, batte la Calabria, con Riace, che, peraltro,…

Pubblicato il: 28/12/2016 – 18:21

La Sicilia e la Calabria sono due regioni vicine e, per di più, come diciamo, cugine. Sono due terre di emigrazione, anche se la Sicilia, con Lampedusa, batte la Calabria, con Riace, che, peraltro, è un comune più piccolo. Ma i due sindaci, Giusi Nicolini e Domenico Lucano, hanno avuto un destino comune. Si sono votati agli altri, agli emigrati. E questo è indubbio. Giusi Nicolini è una delle donne del 2016, assieme a Paola Regeni e a Lucia Annibali. C’è stata la difficoltà della scelta, anche se la prima si è “venduta” totalmente agli altri, mentre la Regeni è impegnata nella difficile ricerca della verità per la morte del figlio, e la Annibali, con la propria forza di volontà, è diventata un simbolo contro il femminicidio e le violenze di genere. A mio parere, senza nulla togliere alle altre, il sindaco di Lampedusa che, come lei stessa ha dichiarato, non ha avuto tempo, pur sposata, a pensare di mettere al mondo un figlio, ha sacrificato la sua vita perché non ha voluto mai «farsi i fatti propri».
E, per questo, anni di trincee, mi bruciarono di tutto, «ma ce l’abbiamo fatta». Ha avuto anche lei i dubbi dei giovani: lasciare o rimanere? L’amore per la sua terra, la convinse a restare e ad impegnarsi nonostante le tante minacce ricevute, soprattutto quando ha fatto la battaglia contro la speculazione edilizia all’Isola dei conigli. Lasciata sola, assai spesso, soprattutto – dice così – «dai politici della terra ferma». Ci voleva Matteo Renzi a portarla a tavola con Barack e Michelle Obama. Poi l’arrivo dei migranti. «Dio mio ce la farò?». È stata sola per più di dieci anni, se non di più, ad occuparsi dei migranti, senza un depuratore o un piano regolatore, Giusi Nicolini, a ” Donna” il settimanale di Repubblica, ha ricordato il momento più difficile della sua vita. Il 3 ottobre 2013, quando ha preteso che venissero qui, tutti, a «sentire l’odore dei… morti», 366 corpi ripescati in mare, a 500 metri dalla costa,366 cadaveri da ricomporre, 366 bare da allineare e seppellire. Quando sono arrivati, ha detto, erano provati. Forse solo allora hanno realmente capito il dramma di Lampedusa e del suo sindaco. Bisognava dare dignità agli essere umani, al nostro Paese ed all’Europa, diceva con voce rotta dal pianto. Ed i morti, a suo parere,erano come se avessero avuto la pelle bianca, come se fosse un nostro figlio, annegato durante una vacanza. E poi?Per la gioia della visita di Francesco, l’isola era in festa. Anche grazie a quella visita l’isola è cambiata, ha sostenuto. «Si è rotto il muro di omertà,si è ridotto il nostro isolamento». Ed è da quella visita del Papa venuto da lontano che Giusi Nicolini non grida più per farsi ascoltare, il tema di Lampedusa è entrato nell’agenda europea. Tutto risolto? Certamente no. L’egoismo è più facile della solidarietà, ha aggiunto a Giovanni Ciullo che ha trascorso qualche giornata con lei.
Già l’egoismo è più facile della solidarietà, lo sappiamo noi calabresi. Che dell’individualismo, in linea di massima, abbiamo fatto la nostra ragione di vita! Per noi, la colpa è sempre degli altri,mai la nostra. Non pensiamo che gli altri siamo noi. E Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, assurto agli onori delle cronache non solo nazionali od europee, cosa dovrebbe dir? Al di là del merito della questione giudiziaria, Lucano è divenuto, al pari, qualitativamente, di Giusi Nicolini.
Ha fatto del suo piccolo centro ionico un oasi per poveri derelitti. A Francesco Sorgiovanni, del Quotidiano, ha precisato che Riace , con l’impegno di Lucano,è tornato alla rinascita. E dire che non pochi vorrebbero che Lucano lasciasse. Gliene hanno fatto di tutti i colori, a quel che si legge, pur di condizionarlo e farlo giungere a lasciare. Riace era un piccolo borgo di poche anime, con le scuole che iniziavano a chiudere e, per di più senza attività economiche. E da quando Lucano è stato eletto alla guida del Comune, l’aria è cambiata, si è tornati a respirare: l’accoglienza dei migranti è diventato un modello che ha spinto molti sindaci a farsi spiegare, giungendo a Riace, come si è mosso il “povero” Lucano. Povero perché l’invidia non è parente della solidarietà. Tutt’altro.
E Mimmo Lucano ha girato il mondo a spiegare il suo modello. Ma la calunnia è un venticello… che è giunto finanche a far devastare a degli sconosciuti (almeno fino ad oggi) la mediateca comunale fracassando servizi, suppellettili, allagando le sale. E tutto questo per impaurire Lucano. Ma Lucano, come Giusi Nicolini, non dovrà farsi impaurire. Di lui ha parlato finanche la prestigiosa rivista americana Fortune, è stato al Parlamento europeo, all’Università di Cambridge, in Vaticano. Lucano, pur avendo presentato le dimissioni, vuole che siano i suoi concittadini a pronunziarsi. Giudicando il centro di accoglienza che lui ha creato,le case abbandonate che ha riaperto, le botteghe create e, quindi, il lavoro e l’occupazione. Lucano deve essere premiato per il suo impegno, per la sua semplicità, per la sua operosità, magari assieme a Giusi Nicolini. A Riace, a Reggio o a Lampedusa! Insieme: due campioni del fare e del fare per gli altri. Donna e uomo dell’anno di grazia 2016. La loro esperienza va riconosciuta e premiata a dispetto di quanti si sono messi e si mettono di traverso. Come Giusi Nicolini ha detto a Michelle Obama «il Mediterraneo è bellezza, è pesca, è turismo, è lavoro, è incontro di culture».
C’è chi può raccogliere questo appello? Lampedusa e Riace hanno vinto. E non possono essere abbandonati. A loro, il riconoscimento della gente onesta e di buona volontà!

*giornalista

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