COSENZA Gli uomini della Guardia di finanza hanno fatto un salto sulla sedia davanti alla scomparsa di 1,1 milioni di euro dalle casse dell’Asp di Cosenza. Figuriamoci lo stupore quando, alla seconda verifica, hanno scoperto che di milioni ne erano evaporati quasi altri quattro. Sempre con lo stesso meccanismo (ve lo abbiamo raccontato in dettaglio qui), sempre passando per una sentenza del Tribunale di Cosenza su un pignoramento “allargato” a parecchi presunti creditori. E sempre prendendo spunto dalle fatture presentate dalla stessa clinica del Tirreno cosentino. Se fosse un poliziesco, tutti questi indizi farebbero una prova, ma siamo davanti a un’inchiesta della Procura dunque i riscontri vanno raccolti e verificati con pazienza. Ma gli incroci tra la prima storia (quella del milione e 113 mila euro) e la seconda mostrano diversi punti di contatto: tanto per cominciare, oltre alla casa di cura che cede un credito consistente a una società finanziaria, è lo stesso anche l’avvocato che si inserisce nella procedura di pignoramento. Questa volta, però, il risultato dell’approfondimento investigativo è sorprendente. La “società veicolo” (si definisce così perché veicola l’attività finanziare che le è stata ceduta da un terzo) entra nella procedura in corso davanti al Tribunale di Cosenza. Chiede 3 milioni e 746 mila euro totali: la somma delle prestazioni effettuate e degli interessi. Il giudice è molto generoso: nelle casse della società finiscono 3 milioni e 652 mila euro. Una cifra notevole: anche questo stupisce gli inquirenti, visto che nel primo caso oggetto dell’inchiesta è stato liquidato poco più di un milione a fronte di una richiesta di 3,7. L’iter degli approfondimenti per la maxi liquidazione rimanda nuovamente all’Asp e agli uffici della clinica. Ma qui – nuovo salto sulla sedia – salta fuori l’ennesima anomalia: quella fattura (o qualcosa che le si avvicini) non c’è né nell’area amministrativa della clinica né nell’Uoc Spedalità privata dell’Asp. C’è di più: per l’anno 2013 – quello a cui si riferisce la fattura fantasma – l’Azienda sanitaria ha saldato tutti i suoi conti con la casa di cura. Questo dicono le carte ufficiali. Le stesse che, unite a questa prima tranche di indagine, confermano l’esborso dei 3,6 milioni accordati dal giudice da parte della Bnl, tesoriere dell’Asp. Di questa transazione finanziaria gli investigatori parlano esplicitamente come di un «danno alle casse aziendali».
Questo perché «non risulta contabilmente un’esposizione debitoria per 2 milioni 948 mila euro derivante da crediti riconducibili a operazioni fatturate nel corso dell’anno 2013». L’importo segnalato nella procedura di pignoramento, dunque, «sembra inesigibile». Per di più, la banca ha liquidato alla società finanziaria ben 19 mila euro in più di quanto disposto dal giudice. Anomalia che si somma ad anomalia. L’ultima da segnalare è un dubbio: quello che l’Asp, in questa circostanza, non sia stata avvisata da nessuno dell’intervento “esterno” davanti al Tribunale civile. Un’altra verifica da effettuare per la Guardia di finanza. Un’altra ombra sul sacco della sanità cosentina. (2. Continua)
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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