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“Black Money”, chieste pene per 220 anni

VIBO VALENTIA Ammontano a quasi 220 gli anni di reclusione chiesti dal pm Marisa Manzini al termine della sua requisitoria, protrattasi per tre giorni, al processo “Black Money” che vede imputate 2…

Pubblicato il: 30/12/2016 – 16:57
“Black Money”, chieste pene per 220 anni

VIBO VALENTIA Ammontano a quasi 220 gli anni di reclusione chiesti dal pm Marisa Manzini al termine della sua requisitoria, protrattasi per tre giorni, al processo “Black Money” che vede imputate 21 persone, presunte affiliate alla cosca Mancuso della ‘ndrangheta, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa ed altri reati.
In particolare le condanne più alte sono state chieste per i fratelli Giovanni Mancuso (29 anni di reclusione) ed Antonio Mancuso (27 anni), per Agostino Papaianni (28 anni e 6 mesi), per Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni” (26 anni e 6 mesi) e per Giuseppe Mancuso (19 anni). Le altre richieste di pena interessano: Gaetano Muscia (14 anni), l’imprenditore Antonino Castagna (12 anni), Damian Fialek (12 anni e 8 mesi), Leonardo Cuppari (12 anni e 6 mesi), l’imprenditore Antonio Prestia (7 anni), l’immobiliarista Antonio Velardo (5 anni). Tre anni di carcere a testa la richiesta di pena per Carmela Lopreste, Giuseppe Papaianni, l’imprenditore Raffaele Corigliano, Ottorino Ciccarelli, l’imprenditore Alberto Caputo, Nicola Castagna, Filippo Mondella. Due anni e 6 mesi, infine per Pantaleone Zoccali e Carmina Mizzitelli. Richiesta di assoluzione per Federico Buccafusca. Associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, usura, estorsione e danneggiamento i reati a vario titolo contestati.
Nella sua requisitoria il pm Manzini ha sottolineato che la cosca Mancuso è rimasta attiva anche dopo la sentenza definitiva del processo “Dinasty-Affari di famiglia” del 2008 che certificò per la prima volta in via giudiziaria l’esistenza del clan i cui vertici furono decapitati nell’ottobre del 2003 con un blitz della Squadra mobile di Vibo e della stessa Dda nell’ambito di un’inchiesta coordinata proprio dal pm Manzini.
Il 7 gennaio l’inizio delle arringhe dei difensori degli imputati.

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