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Le richieste di un calabrese ai Re Magi

Le mie origini napoletane (meglio, di Procida, da dove vennero i miei antenati) mi hanno fatto sempre propendere per il presepio piuttosto che per l’albero di Natale. Ho sempre tifato per i tre Re …

Pubblicato il: 30/12/2016 – 10:18
Le richieste di un calabrese ai Re Magi

Le mie origini napoletane (meglio, di Procida, da dove vennero i miei antenati) mi hanno fatto sempre propendere per il presepio piuttosto che per l’albero di Natale. Ho sempre tifato per i tre Re Magi piuttosto che per la Befana. Men che meno per Papà Noel, troppo nordico per i miei gusti climatici. 
Dovendo fare la lista dei miei desideri per il prossimo anno mi rivolgo, quindi, a Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. Lo faccio per la fine dell’anno, molto prima dello scoccare del 13° giorno dalla nascita di Gesù Bambino (tale è da stimare l’arrivo dei tre a Betlemme). 
A Melchiorre, anziché l’oro, chiedo un Governo nazionale che incida di più sulla rinascita del Sud, al quale non è affatto sufficiente quanto deciso dal Masterplan per il Mezzogiorno, troppo chiassoso e poco concreto sul piano delle realizzazioni, molte delle quali già spese nel passato.
Alla Calabria, al di là delle misure adottate, urgono interventi straordinari volti a: 
– riportare una sanità degna di questo nome, continuamente violata dai commissari e non rivendicata dalla Regione, così come dovrebbe, in relazione alla programmazione; 
– costruire un tessuto produttivo indispensabile per il suo sviluppo e per l’occupazione;
– rigenerare una società civile che sappia opporsi alla prepotenza della ‘ndrangheta ed espellere ogni genere di corruzione, molto diffusa da queste parti. 
Un «sogno» al quale deve contribuire la politica nazionale e comunitaria, fornendo anche gli opportuni strumenti economici per fronteggiare allo sbarco degli immigrati che affollano le realtà che presentano le migliori condizioni di sbarco.
A Baldassarre, invece che l’incenso, supplico una Regione (con la iniziale maiuscola, perché istituzionalmente intesa) che sappia essere tale. Un Ente, il nostro, che deve cominciare a fare, finalmente, il proprio mestiere. 
Che lo faccia imparando a produrre leggi, non più vergognosamente incostituzionali (è di questi giorni l’impugnativa del Consiglio dei ministri avverso cinque leggi approvate lo scorso 8 novembre da quel Consiglio regionale, troppo spesso espropriato delle sue funzioni!). 
Che lo faccia con chi, preposto al suo governo, assuma saldamente il timone senza avere dentro una connaturata gran paura dei «marosi», dimostrando così di possedere la perizia indispensabile per la migliore navigazione.
 Che cominci a fare sul serio le riforme e le riorganizzazioni, non vendendo per tali vecchie carte rimescolate, dalle quali tirare fuori – spesso barando – i soliti «assi» funzionali al perduramento dei vecchi e dei nuovi vizi. 
 Che sappia fare giustizia rimediando alle povertà diffuse e cancellando i privilegi che la politica assicura da sempre ai soliti potentati nostrani, spesso borderline con il malaffare. 
Che espella, infine, dalle stanze dei bottoni chi vi bivacca indebitamente.  
A Gaspare, infine, al posto della mirra, faccio voti a che la regione (con l’iniziale minuscola perché geo-demograficamente intesa) assuma i connotati più consoni allo sviluppo, attraverso l’adozione di una legge regionale di riordino delle autonomie locali (soprattutto i Comuni) e una razionalizzazione delle partecipate, da sottrarre alla storica maladministration di cui si sono rese ampie protagoniste. Il tutto a vantaggio di quella verità contabile che sino ad oggi sottace il reale stato comatoso del bilancio regionale. 
 Tutto questo contribuirà a fornire ai calabresi quella «cassetta degli attrezzi» attraverso la quale riparare al loro disastrato passato e presente organizzando al meglio il loro futuro. Magari imparando anche a scegliere i loro rappresentanti in modo diverso da come hanno fatto sino ad oggi. L’unico modo per essere autentici interpreti del loro domani.

*Docente Unical

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