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L’avvocato calabrese che racconta la pace durante la Grande Guerra

COSENZA Una serata intima, quella di ieri sera all’Otra Vez Fair Cafè, il bistrot del teatro dell’Acquario. La sala è accogliente, non c’è molta gente, ma quella che c’è basta. Sta iniziando la pre…

Pubblicato il: 02/01/2017 – 15:17
L’avvocato calabrese che racconta la pace durante la Grande Guerra

COSENZA Una serata intima, quella di ieri sera all’Otra Vez Fair Cafè, il bistrot del teatro dell’Acquario. La sala è accogliente, non c’è molta gente, ma quella che c’è basta. Sta iniziando la presentazione del libro di Cataldo Bevacqua, avvocato cosentino, innamorato delle parole e del potere che riescono ad avere. Durante la presentazione si parla di pace, di fratellanza e canzoni contro la mafia. 
”La tregua di Natale di Ypres” è il titolo del suo saggio. Racconta la notte di Natale del 1914, quando durante la Grande Guerra, a Ypres, in Belgio, i soldati britannici e tedeschi si fermano, quasi “distratti” dall’atmosfera natalizia e smettono di spararsi contro. Escono dalle trincee per avventurarsi nella terra di nessuno, dove ad aspettarli non ci saranno paura, morte o sangue. I soldati innalzano al cielo canzoni, si raccontano storie di vita, storie d’amore. Poche ore di pace. Poche ore per capire che non c’è alcuna differenza tra i combattenti dei due schieramenti nemici. Poche ore, prima di imbracciare di nuovo le armi e aprire il fuoco su quelli che l’attimo prima erano amici, fratelli.
Avvocato e scrittore. Come nasce questa passione?
«La passione per la scrittura nasce da lontano: da appassionato lettore ho iniziato scrivere dei brevi racconti, spesso pubblicati su giornali locali. Si è affinata anche durante il lavoro, perché mi è sempre piaciuto mantenere un taglio narrativo anche nei miei atti da legale, che d’altronde sono una narrazione di fatti. Due anni fa, in occasione del centenario, sono rimasto stregato da questo avvenimento storico particolare di cui ho iniziato a scrivere e con l’aiuto della casa editrice sono arrivato al libro appena pubblicato».
Proprio grazie al libro si nota che la potenza della guerra prevarica sul raccontare fatti di pace. Da cosa nasce questo potere?
«È difficile raccontare i fatti di pace, però nel libro c’è il segnale della pace che vince. Il titolo parte proprio dall’idea iniziale che mi è venuta spulciando le pagine di internet, perché Ypres viene sempre associata alla guerra, all’iprite, che è il gas venefico utilizzato appunto in varie battaglie e alla fine Ypres è il luogo dove nasce la pace, la tregua di Natale. Sembra un paradosso, ma in un luogo in cui c’è sempre stata la guerra, la morte, si arriva alla pace: mi piace pensare che la pace vince e spero sia così».
Con l’autore, sul palco del bistrot a discutere ci sono anche Andrea Bevacqua, don Tommaso Scicchitano, nominato da poco vice direttore dell’ufficio “Pace e lavoro al Creato” della diocesi di Bisignano, Francesco Gaudio, attivista e professore di filosofia e il giornalista Michele Presta.
Il primo a prendere la parola è don Tommaso che definisce questa storia «importante anche per la chiesa», visto che più volte si è «esposta a fare la guerra». Il sacerdote ci tiene a leggere un passo del libro per spiegare la «disumanizzazione dei soldati» imposta dalla guerra, dall’odio, che esclude a priori i concetti di fratellanza e uguaglianza nei confronti dell’altro, che non può essere altro che un nemico da eliminare. «Spero che la chiesa possa costruire percorsi di pace anche con chi non è cristiano: anche in un stato islamico c’è chi si innamora, si sposa, fa figli. Dobbiamo partire da qui altrimenti la pace non l’avremo mai», parole forti, forse anche spiazzanti, quelle di don Tommaso, che trovano approvazione nell’applauso dei presenti.Più volte sul palco salgono anche Antonio Bevacqua e Amalia Nigro. Lei prende il libro e legge alcuni passi, accompagnata dal suono dolce della chitarra di Antonio. Anche la musica è pace. I soldati cantano nella terra di nessuno, a Ypres.
A parlare di musica, è Michele Presta, che ha voluto trovare una corrispondenza «radicale» in un personaggio che «ha cambiato il modo di fare musica nel mondo», Woody Guthrie. Michele racconta la storia del cantautore americano, nessuno si lascia sfuggire una parola. «Ho collegato questa storia con quella della tregua di Natale perché sono proprio le storie radicali e ben definite, quelle che cambiano il nostro modo di pensare e di essere», dice il giornalista.
Il professor Gaudio definisce il libro di Bevacqua «utile, perché costringe a ragionare».
Anche i soldati quella notte si concessero delle riflessioni: non la volevano quella guerra. Come avrebbero potuto cancellare le anime dei nemici dopo averle conosciute solo poche ore prima? Natale passa sempre troppo in fretta. Il Natale finisce, i colpi in canna no. Basta caricarne altri e continuare a premere il grilletto.

Carmen Baffi
redazione@corrierecal.it

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