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«Spararono per assicurare l'incolumità delle persone»

COSENZA «Hanno agito per assicurare l’incolumità della collettività». Ecco perché la Corte di Assise di Cosenza ha assolto Pasquale Greco e Luca Zingarelli, i due carabinieri accusati di omicidio v…

Pubblicato il: 03/01/2017 – 12:10
«Spararono per assicurare l'incolumità delle persone»

COSENZA «Hanno agito per assicurare l’incolumità della collettività». Ecco perché la Corte di Assise di Cosenza ha assolto Pasquale Greco e Luca Zingarelli, i due carabinieri accusati di omicidio volontario per la morte di Sandrino Greco, ucciso il 21 gennaio 2011 dopo avere forzato un posto di blocco lungo la statale 106, a Rossano. Dopo due ore di camera di consiglio, lo scorso 24 ottobre la Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere Marco Bilotta) ha assolto i due carabinieri perché il fatto non costituisce reato per «l’uso legittimo delle armi». E, in 41 pagine di motivazioni, i giudici ricostruiscono la vicenda e spiegano perché i carabinieri hanno utilizzato le armi.
Sandrino Greco, 36 anni, già noto alle forze dell’ordine, secondo le indagini condotte dagli investigatori del commissariato della polizia di Rossano, era alla guida di un fuoristrada rubato Nissan Patrol, preceduto da un’utilitaria che non si era fermata all’alt ed era riuscita a fuggire. I carabinieri, all’epoca in servizio alla compagnia di Rossano, si misero all’inseguimento del fuoristrada fino ad arrivare in una strada di campagna. Qui, secondo la ricostruzione della polizia, il conducente si sarebbe reso conto che la strada era senza uscita, per questo avrebbe invertito la marcia, speronando la vettura dei militari nel tentativo di aprirsi un varco e fuggire. I militari sarebbero dunque scesi dall’auto, sparando alcuni colpi di pistola in aria a scopo intimidatorio, ma Greco, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, invece di fermarsi avrebbe cercato di investirli.
A quel punto i carabinieri, mentre il fuoristrada passava accanto alla loro vettura di servizio, avrebbero sparato alcuni colpi di pistola uno dei quali ha raggiunto Greco alla testa uccidendolo all’istante. Una ricostruzione fatta dal pubblico ministero Valentina Draetta alla Corte d’Assise di Cosenza (presidente Giovanni Garofalo, a latere Marco Bilotta) che ha chiesto l’assoluzione per entrambi i carabinieri perché il fatto non costituisce reato per aver agito con l’uso legittimo delle armi.
Per i giudici c’è stato un «uso legittimo delle armi» perché «l’obiettivo era una persona che aveva tentato di uccidere il militare durante il primo posto di blocco e che, dopo uno scontro tra veicoli dalle incerte conseguenze continuava ugualmente la sua corsa verso un altro veicolo con persona a bordo e verso nuovi potenziali avventori».
Dopo i due tentativi di blocco stradale vi è stato lo sparo in aria e lo sparo ai lati dell’auto, alle gomme delle ruote. Anche in questa occasione – mette nero su bianco la Corte – «l’arma è stata usata a scopo di coazione ma non con mira al corpo e, ciononostante l’effetto finale è stato l’aver attinto in modo letale conducente: ciò per la fatale combinazione che costui si trovò reclinato sul sedile per evitare i colpi all’altezza del capo e ciononostante solo uno dei colpi, tra i tanti, esplosi in condizione di sicurezza, lo attinsero mortalmente al capo provocandone il decesso pressoché immediato».
I giudici concludono: «L’evento non voluto è il prezzo che paga la vittima con quella condotta spropositata e che non può certamente pagare l’ufficiale al quale si consegna l’arma per garantire la collettività soprattutto dei rischi, ovvero dai fatti potenzialmente lesivi».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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