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Migranti, riaprire i Cie è un errore

Egregio signor ministro Minniti,Le scrivo queste poche righe per esprimerLe il mio dissenso per quanto concerne le scelte operate dal governo sulle misure al contrasto dell’immigrazione clandestina…

Pubblicato il: 04/01/2017 – 13:55
Migranti, riaprire i Cie è un errore

Egregio signor ministro Minniti,
Le scrivo queste poche righe per esprimerLe il mio dissenso per quanto concerne le scelte operate dal governo sulle misure al contrasto dell’immigrazione clandestina. Mi permetto di segnalarLe una considerazione che mi ha accompagnato nel lasso di tempo in cui sono stato sindaco di un piccolo paese, Acquaformosa che da anni ha scelto di confrontarsi con le politiche di accoglienza e da dirigente politico che ha promosso all’interno del Partito democratico una discussione seria sulle politiche dell’inclusione e sull’integrazione dei migranti nel tessuto sociale ed economico dei paesi della Calabria, contrastando la tendenza allo spopolamento dei tanti paesi delle aree interne del Meridione.
L’incontro con il mondo dell’ accoglienza ha fatto maturare in me la convinzione che il variegato mondo dell’accoglienza deve essere inteso come momento di politiche del “Welfare” e non soltanto come problemi di sicurezza e quindi del Ministero degli Interni. Tanti sono i motivi per cui migliaia e migliaia di persone sono costrette a fuggire dai loro Paesi d’origine sfidando la morte: dalle guerre alle persecuzioni sia politiche che religiose, alle mutate condizioni ambientali che producono fame e e sofferenze e sono il preludio alle fughe e ai tanti viaggi della speranza, attraverso la mediazione dei mercanti della morte con i barconi a noi tanto comuni. L’Occidente è responsabile storicamente di tutto ciò ed è responsabile dei legami con i tanti dittatori africani e mediorientali che d’accordo con i  “imprenditori e Multinazionali” senza scrupoli hanno prodotto solo fame e miseria. Anche oggi l’Africa è un Continente in vendita e tanti sono gli imprenditori e gli stati che stanno contribuendo a nuove forme di di colonialismo.
La risposta italiana non può essere quella delle vecchie politiche dei “respingimenti” o del reato di “clandestinità”, oppure quella della riapertura dei Cie seguiti dai rastrellamenti, oppure, ancora, quelle della negazione del diritto all’appello in caso di non accoglimento della richiesta di asilo.
Signor ministro ho la sensazione che stiamo cedendo alle pressioni dei vari “tribuni del popolo” che operano solo per alimentare la geopolitica della paura, tanto cara ai nostri novelli populisti che sperano di poter erigere muri o costruire barriere di filo spinato. I problemi della sicurezza sono direttamente legati alle condizioni sociali e alla qualità dell’accoglienza prima e dell’integrazione dopo, non può essere sempre legato alla sicurezza nazionale, del resto più volte il ministero degli Interni ha dichiarato che il fenomeno degli sbarchi non può essere minimamente identificato con quello del terrorismo, e che nessuno degli arrivati dai barconi risulta legato alla Jihad islamica. La riflessione va fatta sulla mancata integrazione degli immigrati di seconda generazione e sulle politiche che tanti stati tra cui la Francia non hanno compreso e capito.
Signor ministro riaprire i Cie non è la soluzione ideale per migliorare i nostri rapporti con il mondo della sofferenza e il rimpatrio forzato non farà altro che aumentare l’intolleranza, anche in assenza di precise regole sull’accesso alle commissioni  dei richiedenti con tempi incertissimi.
Credo invece che l’Italia debba rivendicare al mondo intero e all’Europa la grande operazione umanitaria che ha consentito negli ultimi anni di salvare oltre 300.000 persone, oltre al fatto che unica tra i maggiori stati occidentali a non avere avuto attentati di natura terroristica nel proprio territorio.
Signor Ministro, rafforziamo il nostro sistema di accoglienza e i buoni rapporti con gli stati del meditteraneo e dell’Africa e magari apriamo un Cie per mettere dentro i tanti dittatori africani.

*Assessore Accoglienza Comune di Acquaformosa e delegato all’Immigrazione della Regione Calabria 

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