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Misteri (e scassinatori) nella Cittadella

CATANZARO Un’ombra inquietante si aggira tra i corridoi della Cittadella regionale. La stessa mano – è il sospetto – che lo scorso ottobre ha fatto partire una telefonata di minacce a Giuseppe Manc…

Pubblicato il: 05/01/2017 – 20:49
Misteri (e scassinatori) nella Cittadella

CATANZARO Un’ombra inquietante si aggira tra i corridoi della Cittadella regionale. La stessa mano – è il sospetto – che lo scorso ottobre ha fatto partire una telefonata di minacce a Giuseppe Mancini, ex capostruttura del dipartimento Lavoro – «O tuo marito mi paga o morite» – nei giorni scorsi, nel silenzio che avvolgeva il palazzo della Regione, potrebbe aver preso di mira alcuni cassetti nella stanza del funzionario, scassinandoli. Giovedì mattina l’ufficio è stato ritrovato sottosopra, con alcuni fascicoli sparsi in terra e altri mancanti. Immediato l’intervento degli investigatori, coordinati dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Immediatamente è stata isolata la stanza di Mancini, chiusa con i sigilli mentre la scientifica si è messa al lavoro alla ricerca di tracce e impronte digitali. Solo in tarda serata sono stati tolti i sigilli e gli investigatori hanno posto sotto sequestro tutti i filmati delle telecamere interne ed esterne della Cittadella a caccia di elementi utili a individuare l’intruso (o gli intrusi).

LE MINACCE Il fascicolo sulle minacce a Mancini era stato aperto già diversi mesi fa vista l’escalation di telefonate anonime che il dirigente riceveva sul suo cellulare, culminate a ottobre con la telefonata a casa: «O tuo marito mi paga o morite». Mancini si occupa di “Iniziativa occupazione giovani”, il programma di politiche attive nei confronti di giovani tra i 18 e i 29 anni, delle aziende e delle agenzie accreditate (quelle in cui si svolgono i tirocini) e anche dei pagamenti. Nel corso di quelle prime chiamate, al dirigente viene intimato di pagare i tirocini, pena ritorsioni contro la propria autovettura. A luglio il livello di intimidazione si alza. L’ombra anonima prende di mira la casa di Giuseppe Mancini, minaccia di morte lui e i suoi familiari. Il nove settembre il manager denuncia tutto ai carabinieri che fanno partire le indagini per rintracciare le telefonate che continuano, puntuali, ad arrivare a casa Mancini. Quello che i militari scopriranno lascia allibiti: una telefonata è partita all’una di notte dalla Cittadella, dalla scrivania di un alto dirigente. 
La storia si intreccia col ruolo ricoperto dal manager nella macchina burocratica e con la gestione di un bando destinato ai giovani Neet, finanziato con fondi europei.

IL PROGETTO Il programma parte dal dipartimento ma, quando si trasferisce a Calabria Lavoro, viene seguito da una programmazione pletorica di assunzioni. La scheda dell’avviso pubblico parla di un coordinatore di progetto, 15 referenti territoriali, 50 tutor tecnici operativi e 15 unità di segreteria operativa. Troppi, secondo il ministero del Lavoro, che interviene per dirimere le divergenze. Il problema è che «proprio la selezione del personale esterno all’azienda (le 81 figure dell’avviso, ndr), apparentemente retribuito con risorse Iog (Iniziativa occupazione giovani), non risulterebbe coerente in primis con il principio cardine per l’utilizzo delle risorse del Programma operativo di riferimento, ossia che le stesse vengano rivolte esclusivamente ad azioni dirette ai giovani Neet». Non si possono spendere in consulenze i denari riservati alla formazione. Sono così tanti i profili da trovare all’esterno che è chiara «l’assenza, in seno all’Azienda, di personale dedicato e qualificato all’erogazione dei percorsi di accompagnamento all’autoimpiego/autoimprenditorialità». E, tra l’altro, «i profili professionali oggetto di selezione non paiono garantire la necessaria esperienza per l’erogazione» degli stessi percorsi. Queste sono le «criticità» da risolvere. E non sono questioni di lana caprina. La rotta va invertita, spiegano da Roma, per «non pregiudicare, oltre all’ammissibilità delle spese dell’Avviso pubblico al Pon Iog, anche l’opportunità di offrire ai giovani Neet residenti nella Regione Calabria dei servizi di standard elevato, erogati da personale qualificato». Un disastro, insomma.

PASTROCCHIO Quando questa lettera arriva alla Regione, Antonino De Marco è il direttore generale del dipartimento Lavoro e Giuseppe Mancini ne è il capostruttura. I due sono d’accordo con l’impostazione del ministero: quell’avviso, redatto da Azienda Calabria Lavoro (Acl), non va bene e non hanno intenzione di dare sponda all’agenzia regionale per un’operazione che non condividono sul piano tecnico. Pochi mesi, però, e cambia tutto. Sulla poltrona più alta del dipartimento va Fortunato Varone. Che arriva proprio da Calabria Lavoro, dove, da commissario, aveva seguito l’avviso pubblico contestato. È lui, nelle nuove vesti di dg, a rispondere alla missiva che contesta la procedura seguita. Spiega che «l’avviso si inserisce nel quadro della più ampia programmazione di attività di Acl – la cui attuazione e rendicontazione non si esaurisce con le risorse del Programma Iog a titolarità del ministero – e costituisce un elemento delle iniziative complessivamente messe in campo dalla Regione per il sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità». Va tutto bene, insomma, e si può procedere con la selezione. Che, in effetti, dopo il cambio di guida al dipartimento, avviene. Il guaio, però, è che la scelta dei tutor e del personale di accompagnamento mal si concilia con le disponibilità del dipartimento Lavoro, che fatica a trovare spazio per le nuove figure scelte da Acl. È il (solito) pastrocchio alla calabrese che si consuma mentre, sullo sfondo, le attività per i giovani Neet non viaggiano esattamente a tutta velocità. Ad appesantire lo schema classico degli inciampi sui fondi europei c’è l’indagine della Procura di Catanzaro. Partita da una serie di telefonate anonime, è approdata sulla scrivania di un grand commis della Regione. Ma l’episodio di giovedì è la prova che l’escalation non si è fermata. Continuano, però, anche le indagini.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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