REGGIO CALABRIA Il direttore generale dell’ospedale di Reggio, Frank Benedetto, da quando si è insediato, non ha mai convocato il Consiglio dei sanitari, l’organismo elettivo che ha funzioni di consulenza tecnico-sanitaria e che fornisce pareri obbligatori allo stesso dg. È questa l’accusa mossa a Benedetto da Gianluigi Scaffidi, segretario aziendale di Anaao-Assomed.
L’articolo 3 comma 12 del decreto legislativo 502 del 92 chiarisce che «il consiglio dei sanitari è organismo elettivo dell’unità sanitaria locale con funzioni di consulenza tecnico-sanitaria ed è presieduto dal direttore sanitario. Fanno parte del consiglio medici in maggioranza ed altri operatori sanitari laureati – con presenza maggioritaria della componente ospedaliera medica se nell’unità sanitaria locale è presente un presidio ospedaliero – nonché una rappresentanza del personale infermieristico e del personale tecnico sanitario. Nella componente medica è assicurata la presenza del medico veterinario. Il consiglio dei sanitari fornisce parere obbligatorio al direttore generale per le attività tecnico-sanitarie, anche sotto il profilo organizzativo, e per gli investimenti ad esse attinenti. Il consiglio dei sanitari si esprime altresì sulle attività di assistenza sanitaria. Tale parere è da intendersi favorevole ove non formulato entro il termine fissato dalla legge regionale. La regione provvede a definire il numero dei componenti nonché a disciplinare le modalità di elezione e la composizione ed il funzionamento del consiglio».
«Risulta», argomenta Scaffidi in una lettera inviata a Benedetto, «che, né da commissario straordinario né da direttore generale (periodo complessivo di quasi due anni), abbia mai inviato alcun atto deliberativo al preventivo esame del Consiglio dei sanitari che è stato, pertanto, illegittimamente esautorato ed espropriato dalla propria funzione istituzionale. Non so cosa lei intenda per “parere obbligatorio” ma in italiano, lingua ufficiale delle direzioni generali di ogni azienda, questa locuzione ha un chiarissimo, unico e incontrovertibile significato». Con la lettera, Scaffidi chiede dunque a Benedetto «di comunicare alla scrivente associazione i motivi dell’abuso fino ad oggi commesso che l’ha portata a svolgere il ruolo di direttore generale in modo monocratico ed arrogante e, ovviamente, contra legem come sopra dimostrato». «Nel caso, invece, si sia trattato di ignoranza delle norme (capita anche ai più bravi, categoria nella quale lei si è autoreferenzialmente iscritto da tempo) – continua Scaffidi – basterà dichiararlo e cominciare ad adempiere alla norma da subito, fermo restando l’abuso commesso e perpetrato per anni».
Scaffidi ha inoltre deciso di non inviare la stessa lettera a quelli che definisce i «padri putativi» di Benedetto, i commissari regionale della Sanità Massimo Scura e Andrea Urbani, in quanto «sono gli stessi che, complice il suo servile silenzio e la sua totale accondiscendenza (di Benedetto, ndr), hanno tentato di imporre a primario della cardiochirurgia dell’Ao di Reggio un raccomandato del rettore dell’Umg attraverso una prassi inesistente nelle vigenti normative in tema di selezione del personale e cioè attraverso la nomina diretta come faceva re Artù, scomparso da un po’ di tempo assieme a quei metodi. Lei, caro direttore, si è “arreso” a rispettare la legge (pubblicazione di un bando pubblico) solo dopo una denuncia all’autorità giudiziaria e, per di più, ha anche tentato di manipolare la normativa sui punteggi che ha corretto solo dopo un altro esposto all’autorità giudiziaria. Questi suoi giochetti, in combutta con i suoi padri putativi, hanno ritardato di circa un anno l’apertura della cardiochirurgia. Per converso, i suoi padri putativi non hanno mai rilevato le sue illegittimità, prima fra tutte il contratto di durata triennale stipulato con il direttore amministrativo aziendale. Di tutto ciò, però, sono certo si avrà un riscontro da parte della magistratura».
«Nel frattempo – conclude il segretario Anaao-Assomed – lascio il dirigente generale al suo solito silenzio “d’ufficio” e il presidente Oliverio a riflettere sui comportamenti del personaggio da lui scelto per dirigere l’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria».
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