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Truffa all'agricoltura, maxi condanna per imprenditore e dirigenti regionali

CATANZARO Un imprenditore, un funzionario della regione e due dirigenti sono stati condannati dalla Corte dei conti regionali al risarcimento di 1 milione 293 mila euro per una truffa ai fondi per …

Pubblicato il: 08/01/2017 – 8:53
Truffa all'agricoltura, maxi condanna per imprenditore e dirigenti regionali

CATANZARO Un imprenditore, un funzionario della regione e due dirigenti sono stati condannati dalla Corte dei conti regionali al risarcimento di 1 milione 293 mila euro per una truffa ai fondi per l’agricoltura. Il caso è quello della Agrigest – per il quale è in corso un giudizio al Tribunale di Cosenza – azienda cosentina che avrebbe beneficiato di una grossa tranche di contributi non dovuti. Almeno secondo i giudici contabili che hanno sanzionato Francesco Gargano, legale rappresentante della società, Bruno Stella, funzionario istruttore e di fatto liquidatore dei contributi finiti nel mirino, Francesco Nicola Cumino e Rosario Calvano, dirigente di settore e dirigente generale dell’assessorato regionale all’Agricoltura all’epoca dei fatti. Secondo l’accusa, a Gargano è stato concesso un finanziamento complessivo di 2 milioni 218 mila euro, di cui 1 milione 293 mila effettivamente erogato tramite il funzionario istruttore Stella, «senza l’adozione degli atti fondamentali da parte dei competenti uffici regionali tra cui il decreto concessivo, la delibera della giunta regionale di approvazione del finanziamento, l’atto di collaudo finale».Secondo la Corte dei Conti, Stella avrebbe «inserito indebitamente negli elenchi di liquidazione da inoltrare all’Agea il nominativo di Gargano, la cui domanda di finanziamento era stata per ben due volte respinta dall’Ispettorato di Cosenza (competente sulle pratiche), avendo lo stesso Gargano ottenuto, in anni precedenti, un finanziamento per specifiche finalità incompatibili con quelle perseguite con il nuovo finanziamento». Da parte loro, il dirigente generale Calvano e quello di settore Cumino avrebbero «firmato la comunicazione senza un minimo controllo volto a riscontrare la sussistenza di presupposti legittimanti, comportamento tanto più grave per Calvano ove se ne consideri la sistematicità, comprovata dal suo coinvolgimento, per la stessa condotta omissiva, in una vicenda simile già discussa di fronte alla sezione giurisdizionale della Corte dei conti».

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