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Da Tansi uso distorto dei social. La Regione cosa fa?

Pare che, finalmente, con l’arrivo del nuovo anno la nebbia che aleggiava sul settore di Protezione civile della Regione Calabria e in particolare sull’operato del dirigente, Carlo Tansi, si stia d…

Pubblicato il: 09/01/2017 – 17:03

Pare che, finalmente, con l’arrivo del nuovo anno la nebbia che aleggiava sul settore di Protezione civile della Regione Calabria e in particolare sull’operato del dirigente, Carlo Tansi, si stia diradando.
Già per tutto il 2016 questo sindacato ha tentato di far capire ai vertici amministrativi della Regione Calabria che le esternazioni estemporanee del dottor Carlo Tansi fossero degne più di una comune massaia (con tutto il rispetto per chi ha deciso di dedicarsi esclusivamente a mandare avanti la propria famiglia) che di un professionista bilanciato che dirige, per altro, un settore importantissimo dell’ente.
La Cisal ha puntualmente documentato con un corposo dossier probante la scorrettezza di Tansi nel porre in essere una campagna mediatica che non solo appare fine a se stessa ma si fonda su un gratuito discredito dell’immagine dell’ente regionale e dei suoi lavoratori, soprattutto quelli della Protezione civile.
Il corposo dossier – unitamente al “resoconto” della Commissione speciale di Vigilanza del 15 febbraio 2016 – che ha audito il dottor Tansi circa le sue dichiarazioni scomposte rilasciate in più occasioni, è stato consegnato ai competenti uffici della Regione Calabria e contestualmente è stato richiesto l’avvio di un procedimento disciplinare i cui esiti ancora oggi non sono noti.
Con velata soddisfazione prendiamo atto che, di recente, anche il presidente Oliverio ha iniziato a prendere le distanze dal modo di fare del dirigente, in particolare con riferimento alle continue esternazioni che quest’ultimo pubblica continuamente sulla propria pagina Facebook.
Ci chiediamo se può un dirigente regionale continuare ad utilizzare il proprio profilo Facebook così come lo utilizza il dottor Tansi e se ci sia qualcuno, oltre a noi, che gli abbia mai detto che occorre, in un ruolo come quello da lui ricoperto, mantenere fede a un codice deontologico consono con la funzione che egli stesso ricopre.
Esiste forse differenza tra un comune “dipendente” regionale e un “dirigente”? Noi crediamo di no e siamo certi che se tale comportamento lo avesse tenuto un “dipendente”, anziché un “dirigente”, il procedimento disciplinare sarebbe stato già certamente applicato.
Dopo la denuncia non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Nonostante il nostro intervento, ancora oggi ci rendiamo conto che lo stile del dottor Tansi è rimasto sempre lo stesso: dichiarazioni scomposte, accuse senza nomi e cognomi, illazioni fumose e prive di una qualunque base certa. La domanda sorge spontanea: chi permette tutto questo? Chi sponsorizza Tansi? Da chi è protetto?
Nell’era dei “social” il buon Tansi ha capito come infinocchiare un sacco di follower che lo seguono con fiducia. Ora finalmente è chiaro. Il mantra “il presidente è con me” non vale più. Il re è nudo. Deve rispondere all’esortazione del presidente Oliverio di denunciare i brogli di cui dice di essere a conoscenza, e tutti quelli che dice di aver trovato in Protezione civile.
In una recente intervista rilasciata sempre da Tansi, si legge che si sarebbe guadagnata l’inimicizia del sindacato Cisal per aver ridotto lo stipendio di alcuni amministrativi della Protezione Civile che arrivavano a guadagnare 7 mila euro netti il mese. Appare inverosimile, a nostro giudizio, che siano state elargite cifre così elevate, oltretutto senza che l’ufficio del personale della Regione Calabria – preposto al pagamento – abbia sollevato alcuna eccezione.
Perché continuare a raccontare, da più di un anno, sempre le solite bugie? A chi giova tutto questo se non allo stesso Tansi, che vorrebbe essere osannato come il tutore della legalità? Sin dal momento del suo insediamento, ripete sempre le stesse cose. Nulla di nuovo.
Del resto al sindacato non è mai risultato che ci sia stato un dipendente che abbia ricevuto tali cifre; se così fosse invitiamo Tansi a fare chiarezza su questa vicenda – una volta per tutte – dichiarando i nomi dei dipendenti e a fare le dovute rimostranze nelle sedi opportune.
In mezzo al guado c’è la Regione Calabria. Non sappiamo a chi si riferisse Tansi nel fare certe affermazioni o denunce sul proprio profilo Facebook (vedi, ad esempio: «concorso farsa», «il problema dei concorsi-farsa non sono solo i politici raccomandatori ma anche i membri-burattini delle commissioni…» o ancora, «in Calabria la meritocrazia è merce rara: per vincere un concorso ci vogliono gli amici degli amici degli amici…»).
Restiamo convinti che queste denunce si debbano fare in Procura e non sui social.
La denuncia su social lascia il tempo che trova, semmai è utile a caricare emotivamente la massa, rendendo un pessimo servizio alla verità e alla società, infangando gente.
Prenda atto il dottor Tansi del nostro invito e si assuma precise responsabilità non limitandosi a fare semplice demagogia. A nulla – conclude la Cisal – serve ottenere il consenso della massa se poi non si agisce concretamente per il conseguimento della giustizia.
Non si possono invocare diritti se viene meno l’adempimento dei propri doveri, e la denuncia è un dovere, soprattutto quando riguarda la Pubblica Amministrazione, la quale, alla presenza di una denuncia qualificata, è tenuta a svolgere un’attività istruttoria necessaria per l’avvio di determinati procedimenti.

*Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori

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