ROMA Gli ex premier Matteo Renzi e Mario Monti, il comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, e il banchiere Fabrizio Saccomanni. E poi l’avvocato-senatore calabrese del Nuovo centrodestra Nico D’Ascola, tra l’altro presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama. Queste non sono che alcune delle vittime dei fratelli Giulio e Francesco Maria Occhionero, nomi noti della finanza capitolina, arrestati oggi a Roma perchè considerati a capo di una vera e propria centrale di cyberspionaggio.
IL METODO Per anni – hanno scoperto gli uomini della polizia postale gli Occhionero hanno usato un malware per rubare informazioni da account e computer pubblici e privati di uomini di potere. Il programma arrivava come i classici virus via email, ma nonostante antivirus e protezioni rimaneva incastrato nel cuore dei dispositivi, trasformandosi in una vera e propria porta che permetteva agli Occhionero di accedere e curiosare fra i file.
D’ASCOLA SPIATO Un’operazione di spionaggio vasta che fra le vittime vede anche il senatore Nico D’Ascola, noto penalista reggino monitorato grazie ad un malware che ha infettato tanto la sua email istituzionale, come la sua mail privata. Porte che hanno permesso agli Occhionero di conoscere tutte le informazioni contenute negli account, come sui dispositivi da cui le email sono state aperte, poi diligentemente archiviate in specifiche cartelle allocare su un server estero. E non era l’unico. Fra le vittime dei fratelli hacker ci sono anche Matteo Renzi e l’ex premier Mario Monti, Piero Fassino, Daniele Capezzone, Ignazio La Russa, Sergio De Gregorio, Vincenzo Scotti, Alfonso Papa, Walter Ferrara, Paolo Bonaiuti, Michela Brambilla, Luca Sbardella, Fabrizio Cicchitto, Vincenzo Fortunato, Mario Canzio, Maurizio Scelli, Stefano Caldoro. Tutte le informazioni rubate dai loro pc finivano nella macrocartella “Pobu” (Politicians Business).
DAGLI AFFARI ALLE LOGGE Ma non erano certo gli unici ad essere spiati. Nella cartella “Tabu” sono finiti diversi account e password con dominio portotaranto.it, spiati proprio nel periodo in cui la società Westland Securities riconducibile a Giulio e Francesca Occhionero ha fornito consulenza al governo statunitense per un’operazione commerciale mirata alla costruzione di infrastrutture nel porto di Taranto. Nella cartella Bros invece, gli Occhionero hanno raccolto tutte le informazioni rubate a confratelli e rivali di loggia di Giulio, ex Gran Maestro della ‘Paolo Ungari – Nicola Ricciotti Pensiero e Azione’ di Roma, regolarmente appartenente al Goi. Un elenco di 524 differenti account di posta elettronica relativi a 338 nominativi univoci, fra cui quelli del Gran Maestro Stefano Bisi, del presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del Lazio Franco Conforti, del Gran Maestro Onorario Luigi Sessa, dell’ex Primo Gran Sorvegliante Gianfranco De Santis, i confratelli si loggia Kristian Cosmi e Massimo Manzo, Giacomo Manzo membro del Goi del Lazio, Franco Conforti candidato a Presidente del collegio delle logge del Lazio, Antonio Fava candidato a Presidente del collegio delle logge del Lazio e Gregorio Silvaggio Ufficiale della Gdf ed ex Presidente del collegio delle logge del Lazio ora in sonno.
GOVERNATORI, CARDINALI E COSTRUTTORI Ma sotto osservazione dei due fratelli, c’erano anche gli ex governatori della Banca d’Italia Mario Draghi ora Presidente della Bce e Fabrizio Saccomanni e persino il Vaticano. Sono stati infatti infettati dal malware In i pc in uno a due collaboratori del cardinal Ravasi e quello della Casa bonus pastor, una struttura alberghiera di proprietà del Vicariato di Roma. E poi importanti studi legali, società di consulenza, di trasporti e di costruzioni, finanziarie e persino università e sindacati. Gli spiati sarebbero circa 20mila. Troppi secondo l’esperto di sicurezza Andrea Zapparoli Manzoni per il quale «spiare quasi 20mila persone vuol dire un’operazione in scala industriale e fare restare invisibile il malware per lungo tempo presuppone capacità di alto livello che non sono nelle possibilità delle due persone arrestate». Per questo – suppone – potrebbero essere in realtà dei prestanome. Un’ipotesi che non escludono né gli inquirenti, né il gip Maria Paola Tomaselli che ai fratelli Occhionero contesta di aver agito «al fine di procurare a sé stessi e ad altri un vantaggio» e «al fine di trarne per sé o per altri profitto». Contro di loro, le accuse sono pesantissime. Per il giudice che ne ha ordinato l’arresto, sono responsabili di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza di Stato, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazioni informatiche. Un quadro pesante – scrive il gip Maria Paola Tomaselli – che ulteriori indagini sui dati sottratti dai due e contenuti su server esteri potrà portare a un «aggravamento delle contestazioni, atteso che una volta dimostrata la segretezza di alcuni di essi e la loro pertinenza al settore politico e o militare già oggi altamente probabile sarebbe inevitabile qualificare ricondurre le azioni criminose nell’ambito dei delitti contro la personalità dello Stato».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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