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Il pentito traccia la geografia criminale di Villa San Giovanni

REGGIO CALABRIA «Guardi, Villa è strutturata così, Villa è strutturata: ci sono gli imertiani e il gruppo Zito-Bertuca». Ne parla come se fosse una partita di risiko, con i carri armati di plastica…

Pubblicato il: 10/01/2017 – 18:22
Il pentito traccia la geografia criminale di Villa San Giovanni

REGGIO CALABRIA «Guardi, Villa è strutturata così, Villa è strutturata: ci sono gli imertiani e il gruppo Zito-Bertuca». Ne parla come se fosse una partita di risiko, con i carri armati di plastica colorata sparpagliati sul tabellone a rappresentare due forze in campo, ma quella descritta dal neocollaboratore Vincenzo Cristiano è la storia della sopraffazione di un’intera città che dura da tempo.
Arrestato nell’ambito dell’operazione Sansone, Cristiano non nasce ‘ndranghetista, ma di fatto lo diventa. «Non sono battezzato», si affretta a chiarire, ma ammette «diciamo – si legge nel verbale depositato agli atti del procedimento – mi associano vicino alla famiglia Bertuca». E non a caso. Per loro – conferma – ha «portato imbasciate», si è informato sugli imprenditori che iniziavano lavori e aprivano cantieri e prontamente lo ha comunicato al clan, ha propiziato “chiarimenti” tra uomini di peso degli Zito-Bertuca, come del gruppo Imerti Condello e imprenditori «ansiosi di mettersi a posto».
Per questo oggi che ha iniziato a parlare con la Dda, Cristiano è in grado di ricostruire in dettaglio equilibri e gerarchie nel delicato contesto criminale villese. Storicamente, è sempre stata una polveriera e un accurato termometro. E quanto riferito dal pentito non fa che confermarlo. «Prima – racconta il collaboratore – c’erano gli Zito, poi si sono allargati». Dall’altra parte invece – spiega Cristiano – «gli imertiani consiste che sono, il referente, vabbè, era Nino Imerti, che ha lasciato a suo cognato Condello». Una successione atipica quella voluta dal “Nano feroce”, che probabilmente ha scontentato il cugino – inizialmente dai più immaginato come futuro capo – ma come tale è stata decisa dal boss.
«Poi, per quanto riguarda invece l’edilizia, solo nell’edilizia, ha possibilità di parola Santo Buda, solo nell’edilizia». Una vecchia conoscenza della Dda. «Altro tipo mazzette, ‘ste cose lui non ha diritto di parola, Santo Buda».
Su tutto il resto, il bastone del comando è in mano agli Zito-Bertuca, storicamente vicini ai De Stefano e agli imertiani, che si sono sempre divisi equamente le estorsioni. Ma – dice Cristiano – non allo stesso modo. «Il capo che divide in maniera equa è Pasquale Bertuca». Lui e Mimmo Zito – spiega il pentito ai magistrati – «sono una cosa unica, no?, Però sul territorio è Pasquale che prende le co… prendeva quando era libero, i proventi e divideva in maniera equa. – Però è più … penso a livello di grado è più potente Pasquale».
Sul fronte imertiano, invece, «dopo che hanno arrestato lo zio, per un certo periodo c’è stato Mimmo Condello, Mimmo Gingomma, poi è venuto Bruno Tegano, da Bruno Tegano siamo arrivati a Paolo… ad Andrea Vazzana, da Andrea Vazzana siamo arrivati a Paolo… non mi ricordo quello là, Barillà? Come si chiama? Non mi ricordo il cognome di preciso, quello, che è cognato di Dimitri Condello». Tutte dichiarazioni che suffragano e confermano quanto emerso in anni di indagini e finito agli atti di diversi procedimenti. Tutte dichiarazioni che precisano nomi e ruoli dei protagonisti di una tirannia che da decenni soffoca Villa San Giovanni.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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