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Un "abusivo" guida la comunicazione della giunta regionale

CATANZARO Siamo al giro di boa della legislatura e mentre si attende il report promesso dal governatore Mario Oliverio, assistiamo all’ennesima esibizione da vecchio parroco di campagna: fate …

Pubblicato il: 12/01/2017 – 6:51
Un "abusivo" guida la comunicazione della giunta regionale

CATANZARO Siamo al giro di boa della legislatura e mentre si attende il report promesso dal governatore Mario Oliverio, assistiamo all’ennesima esibizione da vecchio parroco di campagna: fate come vi dico ma non come faccio. E sì perché ad ogni piè sospinto, da ultimo partecipando alla giornate della trasparenza e della lotta alla corruzione, Oliverio ribadisce e la sua scelta per la legalità e la sua ferma intenzione di rimuovere le incrostazioni burocratiche del passato. Quelle, per intenderci, che fanno parte della “gravosa eredità” che il governatore tira fuori quando non trova altra giustificazione all’andazzo.
Caro presidente Oliverio, le chiacchiere stanno a zero, l’amministrazione che presiede ha il marchio della illegalità già nel suo principale biglietto da visita: l’ufficio stampa. Lì non ci sono eredità ci sono scelte sue delle quali si deve assumere pienamente ogni responsabilità. A parte la produttività di un ufficio autoreferenziale che brilla in assenteismo e scarsa produttività, continua ad essere guidato da un Oldani Mesoraca che non ha titolo per farlo e che presenta profili che tutti sanno essere illegali, Oliverio per primo, ma poi tranquillamente ignorano. Esattamente come ha ignorato Scopelliti prima di Oliverio e Loiero prima di Scopelliti. 
Adesso non è più consentito a nessuno continuare in questa finzione ipocrita: per i corridoi della Cittadella transita un fantasma accidioso e vendicativo. Non è il comunismo marxiano e neppure il nichilismo nietzschiano, ma ad ogni modo il senso di questa vicenda si perde nei meandri della storia regionale. Il “fantasma” ha un nome: Oldani Rocco Mesoraca, ma non un passato certo. Paradossalmente, è più sicuro il suo futuro prossimo. Il governatore Mario Oliverio lo ha nominato capo ufficio stampa della sua giunta. Quindi Mesoraca dovrebbe rimanere a capo dello staff comunicativo della Regione per tutta la durata della legislatura. Per lui, come detto, si tratta di una sorta di rinnovo, dal momento che ha esercitato lo stesso ruolo anche durante i governi Scopelliti e Loiero. Il punto è però un altro: come ha fatto Mesoraca ad attraversare indenne le lame rotanti dello spoils system regionale?

IL DECRETO Gerardo Mario Oliverio, con una ipocrisia istituzionale che ormai non può essere più tollerata, anche nel caso della nomina di Mesoraca ha cercato di ammantare il tutto con una procedura che dovrebbe garantire trasparenza e che invece trasuda mistificazione e illegalità. La nomina di Mesoraca, infatti, arriva a mezzo decreto firmato da Oliverio, a seguito della manifestazione d’interessi destinata al personale dipendente “di ruolo” in servizio nell’amministrazione regionale. Consecutio logica: Mesoraca è dipendente di ruolo della Regione. Sì, forse, no: quasi impossibile dirlo con buona dose di certezza. Il capo dell’ufficio stampa, infatti, non risulta tra il personale di ruolo in servizio della giunta, né tra i dirigenti che ruotano nell’orbita della Cittadella. Anche in questo caso, c’è quanto basta per alimentare un mistero burocratico che nasce circa un ventennio fa.

SALTO NEL ’95 L’arcano, forse, trova linfa a partire dal 1995. Il 3 marzo di quell’anno l’allora presidente della giunta regionale, Donato Veraldi, firma una nota nella quale riferisce che il consiglio regionale «ha deciso di conferire» a Mesoraca «l’incarico a tempo indeterminato, con decorrenza 1 aprile 1995, di vicecapo dell’ufficio stampa e pubbliche relazioni della giunta regionale, equiparato a vice capo redattore ai fini dell’applicazione del contratto nazionale dei giornalisti». Un provvedimento già di per sé anomalo, almeno secondo il ministero dell’Economia. E qui bisogna fare un salto in avanti fino al 2014, quando il dirigente dei servizi ispettivi del Mef, Gaetano Mosella, dedica un passaggio della sua relazione sulla Regione Calabria proprio a Mesoraca. A partire proprio dal documento vergato da Veraldi: «Su questo specifico argomento appare palesemente illegittima tale assunzione, effettuata in violazione della norma fondamentale in tema di accesso al pubblico impiego prevista dall’articolo 97 della Costituzione». Che significa? Che Mesoraca, per ottenere quell’incarico a tempo indeterminato affidatogli con un semplice tratto di penna, avrebbe dovuto partecipare e vincere un concorso, come stabiliscono le norme di accesso alle postazioni pubbliche. Invece non è andata così.

LE DIMISSIONI Nel ’95 Mesoraca inizia la sua avventura come vice capo dell’ufficio stampa. Un conferimento che, come ribadisce Veraldi, è però «subordinato alla condizione che, alla stessa data dell’1 aprile 1995», il futuro giornalista della giunta «avrà sospeso il rapporto di pubblico impiego trattenuto con questa Regione». Ricapitolando: Mesoraca, quando scrive Veraldi, è già un dipendente della Regione, ma deve dimettersi per esercitare il nuovo incarico – conferito “d’imperio” – che lo porta a prestare la sua opera professionale a Palazzo Alemanni. Se ne deduce che, al di là delle modalità con cui vent’anni fa è stato “trasferito” negli uffici della giunta, Mesoraca sia a tutti gli effetti un dipendente di ruolo. Ed è proprio in virtù di questo presunto status che ha potuto iscriversi alla manifestazione d’interessi destinata ai dipendenti in servizio, in seguito alla quale Oliverio lo ha poi rinominato capo dell’ufficio stampa. Eppure il nome di Mesoraca non figurerebbe né tra il personale interno dello staff comunicativo della giunta – che “di ruolo” ha solo due dipendenti – né tra gli impiegati e i funzionari degli altri settori della Regione. Ma se Mesoraca non è “di ruolo”, come ha fatto allora a rispondere alla “chiamata” di Oliverio?

DI NUOVO IN SELLA Il decreto del governatore lo ha riportato in sella, con il placet del dipartimento Personale della Regione. E questo nonostante Mesoraca sia uno “spettro”. Con un passato strano e un futuro rassicurante. È altrettanto rassicurante il futuro di chi consente queste illegalità? La domanda la poniamo senza ipocrisia al presidente Gerardo Mario Oliverio. Sarebbe ingiusto, però, non porla anche al vicepresidente Antonio Viscomi che è un giuslavorista di chiara fama e proprio per questo non potrà invocare il «potevo non sapere» che ormai è l’unica risposta che il governatore riesce a farfugliare ogni volta, e capita sempre più spesso, si trova messo con le spalle al muro dai fatti, che raccontano una Regione ben diversa da quella disegnata nei pistolotti in occasione della giornata nazionale della lotta alla corruzione. 

Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it

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