Ultimo aggiornamento alle 20:30
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

«Il boss Imerti incontrò il giudice Scopelliti»

REGGIO CALABRIA «Nel 1989, subito dopo l’assassinio del signor Ligato, Nino Imerti andò a trovare il giudice Scopelliti comunicandogli che se per quell’omicidio fosse stato inquisito il cognat…

Pubblicato il: 16/01/2017 – 17:12
«Il boss Imerti incontrò il giudice Scopelliti»

REGGIO CALABRIA «Nel 1989, subito dopo l’assassinio del signor Ligato, Nino Imerti andò a trovare il giudice Scopelliti comunicandogli che se per quell’omicidio fosse stato inquisito il cognato Domenico Condello, avrebbe ucciso tutti i giudici dell’indagine». L’inflessione spagnola, guadagnata forse nei tanti anni di latitanza, gli marca ancora l’accento e rende il suo parlato quasi musicale, ma sono parole pesanti come macigni quelle del pentito Emilio Di Giovine.

ECCO GLI AMICI DEI CLAN Chiamato dal pm Giuseppe Lombardo a testimoniare al processo Breakfast – che fra gli imputati vede l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, alla sbarra perché accusato di aver aiutato l’ex deputato Amedeo Matacena a sottrarsi ad una condanna definitiva per concorso esterno e ad occultare il suo immenso patrimonio – Di Giovine risponde in modo preciso alle domande. E senza esitazione ricostruisce gli addentellati istituzionali del suo clan negli anni Novanta.

IL CONTE REGGINO DI MILANO Nato e cresciuto a Milano, Di Giovine non ha mai reciso i contatti con i clan reggini che hanno dato i natali alla madre, Maria Serraino, la “mamma eroina” che dal suo feudo di piazza Prealpi ha inventato e gestito il traffico e spaccio su larga scala in tutto il Nord Italia. Un’impresa di famiglia, che per anni ha avuto nel “conte” Emilio – così era chiamato il pentito in gioventù – un entusiasta amministratore delegato. In tale veste, il collaboratore ha continuato a collaborare con i clan reggini – «erano famiglia», dice – e durante la seconda guerra di ‘ndrangheta ha armato lo schieramento condelliano. E per questo oggi è in grado di raccontarne i segreti e svelarne gli alleati. A partire da Amedeo Matacena.

MATACENA VICINO AI “CONDELLIANI” «Era l’uomo più vicino ai Condello-Serraino-Imerti-Rosmini» afferma il collaboratore senza esitare. È vero, ammette, non ha mai conosciuto l’ex deputato, né ha mai partecipato ad una sua campagna elettorale. Ma per lui, che più volte ha prestato un cellulare contrabbandato in carcere a Mico Festa, le sue conversazioni con Diego Rosmini non erano un segreto. Erano cose di famiglia. Di cui oggi parla in dettaglio.

«DOVEVA AIUTARE A TOGLIERE IL 41BIS» «Quando Matacena è stato eletto – dice rispondendo alle domande del pm Lombardo – i Rosmini parlavano in termini entusiastici di lui. Si diceva che avrebbe aiutato a togliere il 41bis, avrebbe lavorato a livello politico per questo». Un vecchio pallino dei clan a tutte le latitudini, su cui il pm chiede dettagli. «Con Matacena – spiega con sicurezza Di Giovine – c’era un accordo. Dopo che era stato eletto, doveva favorire queste famiglie sia a livello di business, sia per aggiustare processi e altro».

OBIETTIVO: DELEGITTIMARE LA MAGISTRATURA Un dettaglio già emerso nel procedimento. Nel corso delle precedenti udienze, anche altri collaboratori hanno affermato che l’allora onorevole Matacena non si sarebbe mai tirato indietro di fronte alla richiesta di delegittimare magistrati e collaboratori. «Questo si faceva sempre – conferma Di Giovine – tentavano sempre di attaccare giudici e pentiti». Con qualche toga, o meglio con una in particolare, ci sarebbero stati però anche contatti.

QUELL’INCONTRO CON IL GIUDICE SCOPELLITI «Ho saputo che il boss Nino Imerti si è incontrato con un magistrato. Si trattava del giudice Scopelliti». A raccontarglielo – ricorda – «è stato mio zio Mico Serraino, detto Figuredda, a riferirmelo». L’incontro sarebbe avvenuto nell’89, poco dopo l’omicidio dell’ex presidente delle Ferrovie dello Stato. E rispondendo alle domande delle difese conferma: «Era il giudice che poi è stato ucciso nel ’91». Un omicidio su cui a Reggio si indaga ancora. 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x