COSENZA Ora che la pax è (nuovamente) saltata, il politically correct può tornare in soffitta. Sono giorni di altissima tensione a Cosenza, e la guerra sull’acqua c’entra fino a un certo punto. Già, perché al netto delle accuse reciproche tra il sindaco Mario Occhiuto e i vertici della Sorical sulla crisi idrica che attanaglia il capoluogo, è evidente che qualcosa è saltato. Non si potrebbero spiegare altrimenti i toni durissimi usati dai soggetti protagonisti della diatriba. L’ultimo esempio arriva da Occhiuto. Che su Facebook pubblica una foto accompagnata da un post al veleno: «Luigi Incarnato, Nicola Adamo, Piero Citrigno quando complottavano di nascosto per lo scioglimento del consiglio comunale di Cosenza. Successivamente Incarnato, grazie al suo nutrito (sic) curriculum professionale, culturale e tecnico viene premiato e nominato da Oliverio addirittura “Commissario liquidatore” di una società tecnica regionale, Sorical, molto importante a prevalente partecipazione pubblica. Adesso qualcuno parla di sostituzione dei soci privati francesi con altri soci privati cosentini! Sarà vero?». Qualche giorno prima era stato ancora più sibillino: « Hanno provato a fermarmi con denunce, con la magistratura, pagando i delatori. Ma l’acqua non si tocca».
Ridurre tutto a un semplice passaggio societario non rende bene l’idea dello scontro tra i potentati della città. Qualche punto fermo, comunque, è possibile fissarlo: la crisi di Sorical non inizia quando alla guida della società arriva Incarnato (nominato da Mario Oliverio), ma affonda le radici nel passato, quando la società era gestita dal centrodestra Abramo-Scopelliti; la crisi a Palazzo dei Bruzi e lo scioglimento anticipato della legislatura portano la regia di Nicola Adamo, ma non si può dimenticare che Occhiuto viene abbandonato in primis dalle due famiglie che detenevano la goldshare della coalizione che nel 2011 gli consentì l’elezione a sindaco: Gentile (dopo che il sindaco decide di mandare a casa la sua vice, Katya) e Morrone. Occhiuto, dunque, rimane vittima di una sorta di eterogenesi dei fini. Morrone, la cui famiglia ha un peso notevole nella sanità calabrese, cerca riparo sotto l’ombrello protettivo del centrosinistra. E lo stesso fanno altri imprenditori del settore come Citrigno che, per un certo periodo, vanta pure un rapporto cordiale con lo stesso sindaco. Sono i tempi del patto di non belligeranza tra il dem Adamo e il forzista Occhiuto, che condanna Enzo Paolini alla sconfitta al ballottaggio.
Nulla di nuovo, si potrebbe dire. E in effetti è così: è la geometria variabile delle alleanze politico-imprenditoriali calabresi. Ogni cinque anni arriva, ciclica, la migrazione da uno schieramento all’altro di chi è titolare di interessi economici in settori chiave come sanità e lavori pubblici. È stato così con Oliverio e prima ancora con Scopelliti, Loiero e Chiaravalloti.
A Cosenza la rielezione a furor di popolo di Occhiuto sembra riportare un minimo di tranquillità nei rapporti con gli avversari. Per un periodo il sindaco-architetto arriva addirittura a prefigurare una collaborazione istituzionale con la Regione guidata dal Pd. È la metroleggera, l’opera pubblica più attesa a Cosenza da almeno tre lustri, che muove una montagna di soldi pubblici, il terreno di scambio. Il sindaco si dice disponibile a una metrotranvia che attraversa un viale Mancini completamente chiuso al traffico, trasformato in un grande parco attrezzato. Tra essenze verdi e giochi d’acqua, transitano i vettori della tranvia («ma senza cavi sospesi, né cordoli, con l’elettrificazione a terra»). Da qui più di uno si illude che possa partire una nuova stagione di collaborazione tra i vari livelli di governo. C’è la metroleggera, ma ci sono anche la costruzione del nuovo ospedale e una funivia in stile Montmatre (Parigi): tra i piani di Occhiuto c’è quello di creare due stazioni che unirebbero la zona del parco fluviale, teatro estivo del Boulevard, al Castello Svevo.
Ma è una tregua destinata a durare poco. La carenza idrica in città è la chiave per aprire un nuovo conflitto. Occhiuto paventa manovre poco chiare. Dal centrosinistra replicano affermando che cerca di guadagnare consensi lucrando sui bisogni dei cittadini. È evidente a tutti che la partita è molto più grande dei rubinetti a secco. Un dato appare certo: la guerra che si è aperta tra le famiglie che contano in città potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Per tutti.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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