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La Regione vuole "mandare a casa" Mangialavori

CATANZARO Primo punto fermo: a Wanda Ferro spetta un posto in consiglio regionale. Lo ha deciso la Corte costituzionale il 22 novembre 2016. Seconda certezza: il prossimo 25 gennaio, il Tar si riun…

Pubblicato il: 16/01/2017 – 15:53
La Regione vuole "mandare a casa" Mangialavori

CATANZARO Primo punto fermo: a Wanda Ferro spetta un posto in consiglio regionale. Lo ha deciso la Corte costituzionale il 22 novembre 2016. Seconda certezza: il prossimo 25 gennaio, il Tar si riunirà per decidere chi dovrà lasciarle il posto. Le sicurezze finiscono qui. Sulla graticola, chi più chi meno, ci sono quattro inquilini di Palazzo Campanella: Ennio Morrone, Giuseppe Mangialavori, Nazzareno Salerno e Giuseppe Graziano. Decideranno i giudici amministrativi dopo aver vagliato le ragioni di tutti gli interessati. Più quelle di un attore che, in questa faccenda, ci si aspettava rimanesse neutrale. Si tratta della Regione Calabria. Le ipotesi, però, quando si ha a che fare con le scelte della Cittadella, sono spesso destinate a essere smentite. E così si scopre che l’amministrazione non ha alcuna intenzione di restare a guardare mentre i giudici decidono chi lascerà l’Astronave della politica calabrese. L’avvocatura regionale, infatti, ha girato per tempo le proprie note difensive al Tribunale amministrativo. E nel testo – firmato dagli avvocati Massimiliano Manna, Franceschina Talarico ed Enrico Ventrice – offre la propria versione sulla controversia.
Proviamo a evitare l’indispensabile, in questi casi, burocratese: i legali spiegano qual è il seggio da assegnare a Wanda Ferro. E, secondo loro, toccherebbe a Mangialavori abbandonare la compagnia, perché il suo è l’ultimo posto attribuito con l’aliquota maggioritaria del sistema elettorale. Curiosamente, la nota allegata alla documentazione proposta dalla Regione ha lo stesso tenore (e gli stessi riferimenti normativa) di un’altra “osservazione” legale. È quella firmata dall’avvocato Oreste Morcavallo, che nella disputa difende il consigliere regionale di Forza Italia Ennio Morrone. Morcavallo fa riferimento alle precedenti elezioni regionali per ricordare che «il seggio sottratto è l’ultimo dei seggi assegnati alle liste circoscrizionali collegate con il candidato presidente primo dei non eletti in sede di ripartizione dei seggi con il sistema maggioritario». 
C’è identità di vedute tra l’Avvocatura e la difesa di Morrone. Ma quest’ultimo, se non altro, è controparte. Mentre la giunta regionale sceglie di costituirsi anziché restare nel mezzo. E indica pure il consigliere da defenestrare. Con tutte le malevole considerazioni politiche del caso: Mangialavori è rimasto fermo su posizioni di opposizione, mentre Morrone, dopo la nomina a presidente della commissione di Vigilanza, ha ammorbidito toni che, per la verità, non sono mai stati particolarmente aspri nei confronti del presidente Oliverio. Di più: nella sfortunata contesa delle elezioni amministrative di Cosenza il consigliere regionale, transitato politicamente sotto le insegne di Denis Verdini, si collocava nella stessa coalizione del Partito democratico.

Non è soltanto una questione di stile (meglio neutrali o schierati?) e di politica (meglio perdere un oppositore come Mangialavori o un “collaborazionista” come Morrone?), è pure un problema di tempi e di impegni dell’ufficio legale della Regione. Fece scalpore, un paio di mesi fa, l’assenza della Regione Calabria dall’aula in cui il gup di Catanzaro decise sui risarcimenti dammi al termine del processo “Kyterion” che aveva portato alla condanna a 30 anni di carcere per il boss Nicolino Grande Aracri, giudicato colpevole dell’omicidio, avvenuto nel maggio 2004, del capo cosca rivale Antonio Dragone. In quel caso, l’amministrazione non riuscì a presentare le memorie conclusionali (cosa che riuscì a fare, ad esempio, Libera) e la sua costituzione di parte civile venne cancellata per quella “distrazione”. Distrazione nella quale capita di incorrere nel processo contro una sanguinosa cosca di ‘ndrangheta. Quando c’è da defenestrare (o provare a farlo) un consigliere d’opposizione, invece, l’attenzione è massima. (ppp)

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