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Minniti corra in soccorso del Pd

Ha vinto il No! C’è qualcuno che lo ricorda? Il referendum proposto da Renzi è stato bocciato. Nessuna ombra di dubbio. È cambiato, però, qualcosa a distanza di un mese e passa, nella politica ital…

Pubblicato il: 17/01/2017 – 9:08

Ha vinto il No! C’è qualcuno che lo ricorda? Il referendum proposto da Renzi è stato bocciato. Nessuna ombra di dubbio. È cambiato, però, qualcosa a distanza di un mese e passa, nella politica italiana e calabrese? Sì, solo il governo. Al posto di Renzi c’è Gentiloni. Punto. E poi? Null’altro. All’interno della coalizione che Renzi, con le ire dei leader “noisti”, aveva definito accozzaglia, sbagliando, per quanti si sono definiti puritani, anche se poi scrivono di peggio, le divisioni che pure c’erano, adesso si sono accentuate. Tra Salvini ed il comico di Genova c’è guerra. E non solo sul piano europeo. Non sono mai andati d’accordo, come divisi sono sempre stati D’Alema con gli altri leader di destra. Solo che l’uomo di sinistra si è dimostrato molto egoista perché pur di far vincere il No, ha creato tensioni non indifferenti all’interno del Pd. Non era sufficiente per D’Alema far cadere Renzi dal governo. Adesso sta suonando, con Bersani, il requiem del renzismo e del “blairismo rimasticato”. Solo che quando Blair era imperant, tutti a tesserne le lodi, soprattutto da parte della minoranza dem che allora era maggioranza. A rispondere per le rime a Bersani e D’Alema è stato Michele Salvati, per il quale il Pd deve proseguire sulla strada tracciata da Renzi, cioè quella di un partito riformista e realista che si rivolge anche al centro. Questa è un campana che la minoranza del Pd non vuole suonare, neanche sentirla. Da quando Renzi si è dimesso da presidente del Consiglio, come sta andando la politica italiana? C’è dibattito o tutto tace? E nelle televisioni i confronti, quando ci sono, suscitano interesse? O si cambia canale, sia nelle reti pubbliche che in quelle private? A me pare che la presenza di Renzi, al di là della condivisione della sua politica, animasse il Paese e la questione politica. Adesso? Tutto tace, a qualsiasi livello. Si parla (e basta) solo di questioni contingenti, pur importanti, come il lavoro per i giovani, l’emigrazione, la legge elettorale, ma senza entusiasmo, tampoco con proposte idonee a risolvere i problemi. Insomma domina il silenzio, o quasi. Sarebbe stato più interessante avere dibattiti concreti o no? Renzi, sicuramente senza pensarci, ha applicato la massima di Martin Luther King, secondo il quale «per farsi dei nemici non è necessario dichiarar guerra, ma basta dire quel che si pensa!». Adesso che Renzi si è ritirato a Pontassieve, tutti sembrano invocarlo, magari per poi contestarlo.
Ed in Calabria? Il dibattito politico, pur promesso, non c’è mai stato, viene sollecitato da qualcuno, ma sembra una “vox clamans in deserto”. Era stato convocato un incontro per discutere della clamorosa sconfitta, soprattutto in Calabria, delle posizioni in favore del Sì, ma tutto è stato rinviato. A quando? Non si sa ancora. Si spera presto, quanto meno per discutere di ieri, dell’oggi e soprattutto del domani. Si registra l’azione di governo dei sindaci, dove ci sono, e di Oliverio. Chi con plausi e chi con critiche, come è pure normale. Marco Imarisio, del Corriere della Sera, ha, comunque, parlato di intollerabile situazione di immobilismo. Per Imarisio, dopo il trionfo di Falcomatà e Oliverio, «per il Pd ed il centrosinistra sono arrivate solo sconfitte. Lamezia, Vibo, Crotone, Cosenza». Dei risultati del referendum, attendiamo almeno un mea culpa. Anche perché non sono stati pochi gli esponenti del Pd che hanno votato per il No, dicendolo solo dopo il risultato. L’uomo forte del Pd calabrese, Marco Minniti, ha in mano il pallino, giustamente. Ecco perché sono in molti a sperare in una sua azione dirompente, capace di far uscire dalle secche in cui sembra essersi arenato il partito che è ancora di Renzi, non solo perché ha mantenuto la carica di segretario, ma perché è ancora visto come l’uomo del presente e del futuro.
Secondo il presidente Casini, dall’alto della sua lunga esperienza, non ci sono alternative a Renzi: «è il migliore ed ha fatto ripartire il Paese». Per Michele Salvati, primo teorizzatore del Pd, infatti, l’unico cammino possibile per una sinistra moderna è quello tracciato dall’ex premier. Anche a costo di giungere alla scissione con la minoranza perché questa eventualità, ha sostenuto, non sarebbe la fine del mondo. A Ilvo Diamanti che ha teorizzato il distacco tra cittadini e istituzioni e come gli italiani siano stanchi dei partiti – ed in Calabria si vede, se c’è finanche chi ha dichiarato che, per esempio, a Reggio il partito non esiste – deve rispondere Marco Minniti facendo “allacciare a tutti la cintura della speranza”. Avrà il tempo per farlo dopo il nuovo importantissimo ruolo – e di grande responsabilità – a cui è stato chiamato? Forse che sì, forse che no, direbbe Gabriele D’Annunzio. E non per cattiva volontà. Sono convinto che, alla fine, dovrà correre al capezzale del suo partito, che non è morto, ma ha bisogno di ricostituenti e di tante flebo di fiducia. Altrimenti si continuerà ad andare avanti secondo prese di posizioni singole, ma non di partito. Insomma Minniti deve portare nella sua Regione, centinaia di rose blu. Cioè? Le rose blu sono il simbolo di chi si impegna per rendere possibile l’impossibile. Ed i fioristi ci sono.

*giornalista

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