REGGIO CALABRIA È un reticolo di imprese di ‘ndrangheta che aveva messo le mani su due province quello smantellato oggi dalle Dda di Reggio Calabria e di Catanzaro. «Si sono aggiudicati appalti nei settori più diversi e con la copertura delle società più diverse. Si tratta in larga parte di imprese calabresi, ma ci sono anche importanti realtà del centro-nord Italia», dice il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. Per quanto cambiassero le realtà societarie di volta in volta chiamate a partecipare, il metodo però – spiega il magistrato – era sempre lo stesso. «Nella maggior parte dei casi si creava un vero e proprio cartello di imprese, spesso riunite in associazione temporanea, che quando si presentano a una gara presentano le offerte in bianco. Poi chi di dovere si occupa di riempirle in modo che il cartello si aggiudichi i lavori». Ecco perché – lascia intendere il procuratore – i fermi eseguiti oggi non sono che una parte di un’indagine più ampia mirata a ricostruire l’infezione che ha contaminato l’economia della provincia tirrenica reggina.
Tra il Tirreno cosentino e Cosenza invece – dice il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri – «era tutta una combine, come nel calcio». «Questa è una costola dell’indagine sul clan Muto di Cetraro eseguita a luglio» spiega il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. All’epoca, in manette era finito il capoclan Franco Muto, insieme a molti dei suoi luogotenenti. A prendere le redini è stata la moglie, Angelina Corsanto, che per conto del marito ha continuato ad amministrare gli affari e gli imprenditori del clan». «Approfondendo – dice Gratteri – abbiamo scoperto che il maggior imprenditore del cosentino, Barbieri, era d’accordo con i colletti bianchi dei Muto. Lavoravano sempre in cordata, a Cosenza come a Cetraro». Quello di Barbieri è uno dei nomi più pesanti nel quadro degli appalti nella provincia di Cosenza. Il gruppo a cui fa riferimento si è aggiudicato alcuni dei lavori più importanti nel quadrante nord della Calabria e ha ottimi addentellati nelle amministrazioni pubbliche dell’area. Negli ultimi anni è stato protagonista di una escalation imprenditoriale che non è passata inosservata. I legami ipotizzati con i clan colorano quest’escalation di riflessi inquietanti.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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