REGGIO CALABRIA Il governatore Mario Oliverio sarebbe stato a cena con Giorgio Barbieri, l’imprenditore che la Dda considera legato al clan Muto. L’incontro sarebbe avvenuto nel maggio 2016. Ed è lo stesso costruttore – all’epoca un imprenditore non ancora sfiorato da inchieste dell’Antimafia – a raccontarlo al “procuratore” del clan Piromalli, Giorgio Morabito. È una normale conversazione tra soci in affari: Barbieri era stato finanziato più volte dall’uomo di raccordo dei clan di Gioia Tauro. I due Giorgio – si legge nel provvedimento di fermo – si vedono per discutere della restituzione di un milione di euro che Morabito aveva prestato all’imprenditore cosentino. Motivo? «Per non perdere la faccia» dopo aver garantito per lui, racconta Morabito nel corso di una conversazione intercettata qualche giorno prima. Nonostante l’ingente quantità di soldi in ballo, quando i due si vedono nell’ufficio di Morabito, a Polistena, il clima è disteso. E con la massima nonchalance Barbieri racconta dell’incontro avuto qualche sera prima a Lorica con il governatore. L’uomo – si legge nella sintesi dell’intercettazione riportata nel fermo – riferisce a Giorgio Morabito che ieri è stato tutto il giorno a Lorica e poi è stato a cena con il presidente della Regione che, «a detta dei collaboratori, è un presidente molto accentratore e che per prendere delle decisioni non delega nessuno e facendo questo rallenta la Regione». È a quel punto che Barbieri chiede: «Chi è qua un consigliere regionale forte?». Della risposta agli atti – allo stato – non c’è traccia. Ma il ras del gruppo sequestrato dall’Antimafia sembra avere non poca confidenza con la politica, tanto da sapere senza necessità di spiegazioni quando è possibile chiedere qualcosa e quando no. «Ti giuro sto in un momento di crisi – dice a Morabito – (con) le campagne elettorali, si ferma il mondo».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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