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Renzi non sottovaluti l'esito referendario

È veramente un mondo a sé stante quello al quale ci vorrebbero abituare i politici. Non solo e non tanto per la presunzione con la quale non intendono ammettere gli errori, quanto per non voler acc…

Pubblicato il: 20/01/2017 – 14:08

È veramente un mondo a sé stante quello al quale ci vorrebbero abituare i politici. Non solo e non tanto per la presunzione con la quale non intendono ammettere gli errori, quanto per non voler accettare il significato del voto popolare.
Matteo Renzi che a poco più di un mese dalla bocciatura del Referendum decide di voler ritornare in campo, non solo si dimentica, o fa finta di non ricordare, che il voto del 4 dicembre ha rappresentato soprattutto una sonora sconfitta per lui e per il Renzismo. La maggior parte degli italiani che hanno votato “No” lo ha fatto per esprimere un giudizio sull’operato del Governo e soprattutto su quello del primo ministro. Si può dire tutto e sostenere il suo esatto contrario, ma la realtà è e rimane questa come una lancia infilzata nelle costole del Pd. E attenzione a non considerarlo o, peggio, a sottovalutare il dato elettorale, perché potrebbe essere catastrofico.
Renzi è determinato a ritornare a Palazzo Chigi. Non ne fa un mistero. Ci proverà e lo ha preannunciato nei giorni scorsi in una intervista rilasciata a Repubblica, raccolta dal suo ex direttore Ezio Mauro che gli ha messo sotto il naso alcuni dei più eclatanti errori commessi nei suoi mille giorni di governo.
Ma si intuisce che Renzi morde il freno per ritornare a riprendersi le redini del Paese. Ed ecco che ritorna di grande attualità quella celeberrima frase di Giulio Andreotti; «Il potere logora chi non ce l’ha!». E, infatti, impipandosi del giudizio degli elettori, Renzi pensa a come possa ritornare a governare l’Italia.
È una pratica comune alla stragrande maggioranza dei politici, anche di chi occupa posizioni in ruoli elettivi meno prestigiosi di quelli del Parlamento. Pensiamo alla pletora di politicanti impegnati nei consigli regionali e in quelli comunali nei quali, tranne qualche new entry, il piatto forte è sempre lo stesso sia che si sia reso meritevole di consensi, sia che abbia consumato il pranzo senza meritarlo rimanendo relegato nelle retrovie, chiamato solo a supportare con il voto le decisioni di chi ha il pallino in mano.
Renzi evidentemente ritiene che l’essere rimasto a casa un paio di mesi a leggere, trascorrere le giornate con la sua famiglia, recarsi a scuola dei figli al ricevimento dei professori sia più che sufficiente e, infatti, scalpita per ritornare a Palazzo Chigi da dove intende rinfoltire il “giglio magico” dei suoi fedelissimi adepti che lo aiutano a mantenere il controllo della gestione del Governo lasciando a lui di calcare le scene in Italia e all’estero pubblicizzato dalla Tv di Stato già messa nelle mani sicure di un suo amico Leopoldino.
Ma queste cose sono quisquilie e, per il momento lasciano il tempo che trovano, almeno fino a quando Renzi non deciderà che è maturato il momento di recarsi a Palazzo Chigi e sussurrare a Gentiloni: «Paolo stai sereno… ». Vuol dire che in quel momento ha deciso che intende presentarsi ai nastri di partenza di una nuova avventura e, questa volta dice, con un programma nuovo, pieno di idee di cui ha dato qualche anticipazione definendole “originali”. In qualche anticipazione che ha fatto, Renzi, comunque cosciente che questa volta dovrà passare sotto le forche caudine di una normale elezione, ha fatto riferimento ad un Pd che «lancerà una nuova classe dirigente la quale non poggerà più sul notabilato, capace di saper fare le cose che servono al Paese».
Bei propositi, ma il giudizio degli italiani per Renzi conta oppure no?

*giornalista

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