I salmi ebraici contaminati dall'ossessione per Alarico

Il Comune di Cosenza ha meritoriamente organizzato, come molte altre Istituzioni pubbliche italiane, una serie di manifestazioni da tenersi per la Giornata della Memoria. L’ha fatto con una buona e articolata proposta che, coinvolgendo Marta Petrusewicz dell’Unical, si dispiegherà in più giornate per mezzo di una serie di proposte pregevoli quali proiezioni cinematografiche, musica yiddish, dibattiti con cantautori e altre lodevoli cose. Fra le più importanti si segnala il dibattito su un saggio scritto anche dall’intellettuale, e giornalista dell’Espresso, Goldkorn, autore di un romanzo autobiografico e di libri, proprio sulla Shoah. Peccato, però, che tutte queste belle e buone iniziative si concludano con il solito, e quanto mai inopportuno, marchettone in favore del “brand” di Alarico. L’architetto Occhiuto, come ormai sanno tutti, è ossessionato da Alarico, dal suo tesoro e, persino, da quello che conterrebbe – se la leggenda fosse vera – al punto che tutta questa complessa e pregevole iniziativa si concluderà con un omaggio di tutta la comitiva ad Alarico, la cui statua (?) equestre (?) Occhiuto ha deciso di erigere in riva al fiume, sotto l’ex Hotel Jolly. 
Perché, qualcuno si chiederà, qual è il nesso? Il risibile legame risiederebbe nella fantasia che, secondo la leggenda, il tesoro frutto del sacco di Roma da parte del barbaro Alarico, conterrebbe anche la Menorah d’oro che era, prima della conquista romana, nel tempio di Gerusalemme. È il caso di dire, ancora una volta, che questa di Alarico è una vera e propria ossessione: anche i salmi ebraici devono finire in gloria del barbaro invasore.
Wlodeck Goldkorn, ebreo polacco che vive e lavora in Italia, è a conoscenza del fatto che si vuole rendere omaggio, nell’ambito di questa manifestazione, ad uno degli ispiratori, l’archetipo, della teoria nazionalista di Gustaf Kossinna che influenzò in maniera determinate la teoria nazista della razza?  
Quel che è certo è che in un “depliant” che l’amministrazione portò, alcuni anni or sono alla Bit di Milano, insieme al saccheggiatore di Roma, Alarico, comparve persino la foto del capo delle SS, Heinrich Himmler. Il Sindaco Occhiuto ritenne, per rafforzare il “brand” Alarico, di potervi far comparire il sanguinario Reichsführer delle SS perché, nel 1938, fu mandato da Hitler a Cosenza per verificare se fosse possibile rintracciare la tomba ed il tesoro del re dei goti. Hitler e i nazisti erano interessati ad Alarico non solo perché era l’archetipo del condottiero ariano, ma anche perché volevano verificare la veridicità delle teorie dell’archeologo tedesco Gustaf Kossinna. Kossinna aveva influenzato e rafforzato, con la sua teoria nazionalistica (il “Volkstum”) sulle origini dei popoli germanici, i nazionalsocialisti nella convinzione che tutti gli esseri umani siano geneticamente preformati, che le etnie abbiano un carattere ereditario. Nel caso degli ariani e di Alarico il carattere era, naturalmente, quello di appartenere ad una razza superiore che aveva il diritto ed il dovere di soggiogare e sopprimere gli “Untermenschen”, gli esseri inferiori.
Goldkorn – ebreo polacco come Marta Petrusewicz, del resto – una volta appreso il calendario delle manifestazioni, sarà felice di contribuire ad un simile, inconcepibile, delirio metastorico?