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Talarico-Trematerra, c'eravamo tanto amati

LAMEZIA TERME Più che una coppia, una simbiosi. Franco e Michele, Talarico e Trematerra. Dove c’era uno, trovavi anche l’altro. E ora che il divorzio si è consumato, non resta che raccogliere …

Pubblicato il: 22/01/2017 – 7:45
Talarico-Trematerra, c'eravamo tanto amati

LAMEZIA TERME Più che una coppia, una simbiosi. Franco e Michele, Talarico e Trematerra. Dove c’era uno, trovavi anche l’altro. E ora che il divorzio si è consumato, non resta che raccogliere i cocci di un sodalizio politico foriero di molte soddisfazioni (e qualche profonda amarezza) per i due.
Già, perché proprio nel giorno in cui Franco Talarico festeggia la rielezione al vertice dell’Udc calabrese, Michele Trematerra non si presenta all’assise e chiama a raccolta i suoi fedelissimi per l’assemblea nazionale dei “Centristi per l’Italia”. Come dire: c’eravamo tanto amati. È un epilogo amaro, quello vissuto dai due golden boy (vicini anche dal punto di vista anagrafico, Michele è appena più anziano di Franco) dello Scudo Crociato. Lo spartiacque è il referendum – Talarico per il No con Cesa, Trematerra per il Sì assieme a Casini – anche se gli osservatori più informati segnalano un progressivo allontanamento tra i due dopo la bufera giudiziaria che investe Trematerra.
Veleni che comunque non cancellano anni di successi. Come quello clamoroso delle Regionali 2010, quando i due mettono su una lista capace di sfiorare il 10 per cento dei consensi ed eleggere cinque rappresentanti a Palazzo Campanella. È quello il tempo di massimo fulgore per l’Udc calabrese. Talarico e Trematerra sono gli unici veri interlocutori di Peppe Scopelliti. È solo a loro che l’ex governatore concede il riconoscimento di alleati in un centrodestra monopolizzato dalla sua linea. Riconoscimenti che si traducono anche in poltrone di peso: Talarico diventerà presidente del consiglio regionale, mentre a Trematerra verrà affidata la strategica delega (per la mole di denari gestiti) dell’Agricoltura in giunta.
A loro Scopelliti riconosce anche il merito di aver “sabotato” la candidatura a governatore di Roberto Occhiuto, l’uomo a quel tempo individuato dal centrosinistra per uscire dalle secche. Raccontano, i soliti maligni, che quando tutto era pronto, con l’accordo tra Casini e Bersani già sancito a Roma, furono loro a mettersi di traverso, sbarrando la strada al fratello del sindaco di Cosenza e favorendo così implicitamente la ricandidatura di Agazio Loiero. Una mossa ben congegnata per non far virare l’Udc a sinistra e tenerlo fermo nell’alveo del centrodestra.
Seguono anni di governo e istituzioni. Non senza qualche distinguo rispetto agli scivoloni che Scopelliti fa contare. Il loro declino (politico) è parallelo a quello dell’ex governatore. In mezzo, nel 2013, il flop delle Politiche. Talarico è il numero due della lista alla Camera, Trematerra guida quella al Senato. L’insuccesso del progetto guidato da Mario Monti non consente a nessuno dei due di sbarcare in Parlamento. Siamo a prodromi del dissolvimento centrista, ufficializzato dopo le dimissioni di Scopelliti da presidente della Regione e la fine anticipata della legislatura. Ci sono ancora le Regionali 2014 per tentare di rientrare nella politica che conta. Ma l’idea di fare fronte comune con il Nuovo centrodestra di Gentile si rivela fallimentare e riserva benefici solo agli alfaniani. Segue un periodo di lungo silenzio, prima del deflagrare di un’inchiesta della Dda di Catanzaro che coinvolge Trematerra. È la pietra tombale sull’Udc che sognava la doppia cifra elettorale.
Il referendum del 4 dicembre, poi, fa esplodere le contraddizioni tra i due. Franco e Michele su fronti opposti. Trematerra non si presenta al congresso regionale dell’Udc e denuncia di essere stato denunciato ai probiviri del partito. La fine di un’epoca. Non c’è più tempo per l’idillio tra due dei maggiori eredi della Balena Bianca in Calabria.

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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