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Un vertice per pochi intimi

CATANZARO Doveva essere la riunione della ripartenza. Considerate le numerose assenze, tra dissensi politici (Ciconte, Guccione e Sculco), impegni imprevisti (Bevacqua, Irto e Scalzo) e (provv…

Pubblicato il: 23/01/2017 – 20:25
Un vertice per pochi intimi

CATANZARO Doveva essere la riunione della ripartenza. Considerate le numerose assenze, tra dissensi politici (Ciconte, Guccione e Sculco), impegni imprevisti (Bevacqua, Irto e Scalzo) e (provvidenziali?) attacchi influenzali (Bova e Pasqua), a Catanzaro si è trasformata in un happening per pochi eletti. La chiamata alle armi di Mario Oliverio si è rivelata un mezzo flop. Il governatore si è ritrovato a Catanzaro circondato solo dai suoi fedelissimi. Ai vari Romeo, Greco, Sergio, Neri, Giudiceandrea, D’Acri e Mirabello ha illustrato in anteprima i contenuti del “report”, il rapporto sui due anni di attività della giunta regionale più programmi e le prospettive di rilancio. L’intenzione di Oliverio è quella di presentare lunedì 30 gennaio al pubblico il bilancio di questa prima metà di legislatura. È quella la data cerchiata in rosso sull’agenda del presidente. Ed è a quel giorno che guardano con spasmodica attesa gli esponenti del cerchio magico oliveriano. 
Gli spifferi che trapelano dalla Cittadella parlano di un governatore deciso a investire molto in quella che lui stesso ha definito «l’operazione rilancio». Che non passerà attraverso un rimpasto di giunta. La tentazione di mandare a casa qualche prof, fortissima fino a qualche giorno fa, ha lasciato il passo a una prudenza dettata più dalla necessità di non far saltare delicati equilibri nel Pd che dalla convinzione di lasciare inalterato l’assetto attuale.
Già, perché dietro ogni mossa, c’è nella testa di Oliverio un solo obiettivo: riprendere in mano il controllo della sanità dopo l’emendamento “salva-governatori”. Il problema, tuttavia, è che nel governo non hanno assolutamente intenzione di mollare su questo versante. La ministra Lorenzin di recente ha gelato le aspettative del campano Vincenzo De Luca, ribadendo il suo sostegno nei confronti dei commissari che operano in quella regione. A Roma sostengono che lo stesso orientamento possa prevalere rispetto alla situazione calabrese.
Insomma, si naviga a vista. Senza contare le tensioni che attraversano la maggioranza a Palazzo Campanella. Tra i frondisti prevale un certo pessimismo: «Da quando ha vinto Oliverio non ha quasi mai riunito la coalizione. Lo fa solo ora per parlare di un report autocelebrativo. Dopo la vittoria del 2014 abbiamo perso tutte le competizioni elettorali. Possibile che non si senta il bisogno di un’autocritica?». Di certo c’è che qualcosa si è rotto.
Nel mirino, ancora una volta, l’atteggiamento da «uomo solo al comando» che diversi consiglieri del centrosinistra attribuiscono al governatore. Al giro di boa, in ogni caso, si arriva con un quadro radicalmente mutato. Roba che fino a qualche mese fa era inimmaginabile. «Vedrete – è il commento più ascoltato tra i fedelissimi del governatore – che con la forza dei risultati riusciremo a placare i malumori». Una previsione che non sembra scalfire le convinzioni dei vari Guccione, Ciconte e Sculco. Il partito trasversale degli anti-Oliverio prende sempre più consistenza. 

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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