Vincenzo Ciconte, medico e storico presidente dell’ordine di categoria a Catanzaro, lei è uno dei consiglieri regionali frondisti della maggioranza?
«Assolutamente no».
Non ha preso parte alla riunione del centrosinistra convocata a Catanzaro da Mario Oliverio…
«Non ho potuto partecipare per via di alcuni problemi personali. Ma mi creda, se ci fosse stata la possibilità sarei andato. Era un atto di responsabilità rispondere alla chiamata del presidente. E ciò nonostante io sia convinto di un’altra cosa».
Sarebbe?
«Forse era più utile prima convocare una riunione del gruppo Pd alla Regione e poi allargare la discussione al resto della coalizione. Sa da quanto noi consiglieri dem non ci vediamo?».
Lo dica lei…
«Non saprei quantificare di preciso, ma di sicuro da molti mesi».
C’è un deficit nella gestione del gruppo?
«Di sicuro c’è una certa confusione. Che si ripercuote poi sull’azione politica in consiglio regionale. Molte cose potevano essere fatte meglio».
È una critica o un’autocritica?
«Entrambe le cose. Penso alla sanità ma anche al ruolo sempre più marginale dell’area centrale della Calabria. Catanzaro, poi, è stata abbandonata a se stessa. Chi sa dire che ruolo ha il capoluogo nel contesto regionale?».
Insomma, lei sta bocciando l’operato della giunta dei professori.
«Non esprimo giudizi, saranno i cittadini e il governatore a farlo. La priorità è quella di cercare di risolvere i problemi della gente e venire incontro alle sollecitazioni che ci arrivano dai territori».
Dunque si va avanti con i tecnici?
«Dopo le sconfitte di Cosenza e Crotone avevo sottolineato la necessità di un ritorno dei politici per affrontare le criticità presenti. In ogni caso, lo scriva a caratteri cubitali: non sono interessato a poltrone. Si risolvano i problemi dei calabresi, dopodiché sono pronto a sottoscrivere un documento di sostegno alla giunta tecnica. Per quanto mi riguarda, se si lavora bene si può andare avanti con questo assetto fino al termine della legislatura».
Da come parla, però, non sembra così convinto…
«Io rilevo un malessere tra la gente comune rispetto all’azione di governo della Regione. Per non parlare poi del malcontento che alberga tra i dipendenti della Cittadella: siamo sicuri che la rotazione del personale sia stata portata avanti in maniera precisa? E ancora: a oltre due anni dall’insediamento di questa maggioranza non abbiamo direttori generali stabili in dipartimenti strategici. In questo modo è chiaro che ne risenta l’azione amministrativa».
Le brucia ancora essere stato mandato via da vicepresidente della giunta dopo il deflagrare dell’inchiesta “Rimborsopoli”?
«In realtà mi sono dimesso io. E comunque sono andato via senza rimpianti. Noto che a due anni da quei fatti ancora non si è giunti a nessuna conclusione».
Il Pd, però, non sembra dare una grossa mano, impegnato com’è in discussioni eterne per trovare i giusti equilibri interni. Il rischio di andare a sbattere è reale…
«Mi auguro sinceramente che ciò non avvenga, ma il pericolo c’è. Torno sempre a Catanzaro. È possibile che ci si ricordi di questa città solo in prossimità delle elezioni?».
Nel capoluogo il centrosinistra rischia di perdere per la terza volta consecutiva…
«Per impedire ciò bisogna mettere in campo un progetto ampio, capace di attrarre giovani e persone competenti».
Sta tracciando l’identikit del suo candidato ideale?
«Sto dicendo che serve il giusto mix tra freschezza e capacità. Tenendo presente un dato: se il candidato del centrosinistra non sarà in grado di intercettare voti nell’elettorato moderato, difficilmente potrà vincere le elezioni. Catanzaro è storicamente una città moderata, centrista».
Le candidature avanzate finora trovano il suo gradimento?
«Non esprimo giudizi, rilevo soltanto che in mancanza di un’ampia condivisione, le primarie diventano uno strumento ineludibile per arrivare a una scelta»
Come sono i rapporti con l’ex governatore Agazio Loiero?
«Tra di noi ci sono relazioni politiche normali, sono felice del suo rientro nel Pd, visto che è un partito da lui stesso fondato».
Lui afferma di non essere in contatto con lei da anni e di non essere stato tra i destinatari dei suoi auguri natalizi?
«Non faccio gli auguri a tutti».
C’è qualche attrito tra voi, inutile negarlo…
«Ma cosa vuole che importi questo alla gente? Non guardiamo indietro, proiettiamoci nel futuro».
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
x
x