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L'arrivederci del medico gentile

CATANZARO È così poco attaccato alla carica in quanto poltrona che ieri, nel giorno in cui tutti aspettavano la sentenza che ha poi messo fine alla sua esperienza da consigliere regionale della Cal…

Pubblicato il: 25/01/2017 – 17:15
L'arrivederci del medico gentile

CATANZARO È così poco attaccato alla carica in quanto poltrona che ieri, nel giorno in cui tutti aspettavano la sentenza che ha poi messo fine alla sua esperienza da consigliere regionale della Calabria, invece di seguire l’udienza del Tar è andato a visitare il Marrelli Hospital di Crotone. Era un impegno preso nelle scorse settimane: Giuseppe Mangialavori s’era quasi scordato che Wanda Ferro reclamava un posto a Palazzo Campanella e che – dopo le pronunce della Corte costituzionale prima e del Tar poi – quello scranno poteva essere tolto proprio a lui. Così è stato; e il giovane politico – che comunque proseguirà nel suo impegno di coordinatore provinciale di Forza Italia a Vibo – si è dovuto arrendere alla maggiore “fortuna” elettorale dei vari Morrone, Graziano e Salerno (l’altro eletto vibonese indicato dai legali di Mangialavori come il consigliere da rimandare a casa).
Giovane (ha 41 anni), faccia pulita, modi eleganti e un bisbiglio come eloquio, Giuseppe Tommaso Vincenzo Mangialavori non è un professionista della politica. L’elezione del novembre 2014 (effimera, ma allora non si poteva ancora prevedere) è la sua prima esperienza in consiglio regionale. Fino a pochi mesi prima era stato presidente del Consiglio di Vibo, il feudo elettorale che era già stato del padre Antonino, ex assessore della giunta Chiaravalloti.
Giuseppe è figlio d’arte, anche professionalmente. È la Medicina il suo mondo reale (è specializzato in radiodiagnostica e senologia), non la Politica. Anche se tutte le volte in cui è sceso in campo ha raccolto solidi consensi. L’ultima, inutile, due anni fa, in una lista – Casa delle libertà – parallela a Fi, entrambe a sostegno di Wanda Ferro, l’amica stimata i cui diritti hanno finito per chiudere anzitempo un’avventura politica dignitosa, senza inciuci, di fedeltà al mandato elettorale. Quel corpaccione politico da cui, oltre al risultato quasi plebiscitario di Oliverio, è emersa anche una esigua minoranza chiamata, teoricamente, a fare opposizione. Non è andata e non sta andando proprio così: Ncd ha fin da subito fatto lingua in bocca col governatore e il suo Pd; Morrone – ancora lui – ha trovato l’accordo per farsi eleggere alla presidenza della Vigilanza a scapito del ben più agguerrito Tallini e ha poi candidato il figlio Luca nella coalizione di centrosinistra per le ultime elezioni di Cosenza; il compagno di lista Graziano, invece, è diventato segretario-questore del Consiglio dopo aver preso più preferenze di Giuseppe Neri, ufficialmente il candidato della maggioranza. Mangialavori, dall’alto della sua inesperienza, ha sempre mantenuto una linea educata ma dura, senza sconti. Lui con pochi altri, tra cui lo stesso Tallini, Orsomarso e Cannizzaro. Per il resto, tante morbidezze all’indirizzo di Oliverio, che certo non accoglierà con dispiacere la permanenza di Morrone in Astronave.
Nelle ore precedenti la sentenza, il medico adottato a tempo dalla politica ha vissuto un saliscendi di emozioni, sempre più negative quanto più si avvicinava il verdetto. L’ottimismo degli ultimi giorni, quello che lo ha sempre accompagnato dal principio di questa querelle giudiziaria, alla fine era svanito. Giuseppe torna dai suoi pazienti. È, però, solo un arrivederci. Ai suoi ha già annunciato le prossima mossa: il ricorso al Consiglio di Stato. La battaglia è appena iniziata, il medico gentile non si tira indietro.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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