CATANZARO Licenziare un direttore generale – prassi molto in voga a tutte le latitudini politiche – non sempre conviene. E a volte gli effetti si manifestano con quasi 20 anni di ritardo, persi a girovagare nelle aule dei tribunali. Una di queste storie si è appena conclusa con un salasso per le casse della Regione Calabria. Ed è stata inserita in maniera stringata nel disegno di legge approvato il 28 dicembre 2016 dalla giunta regionale. Si tratta del riconoscimento di due debiti fuori bilancio a cinque cifre.
«Con il presente disegno di legge – è scritto nella delibera dell’esecutivo Oliverio – si richiede al Consiglio regionale di procedere, secondo quanto legislativamente previsto, al riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti da sentenze esecutive per il complessivo importo di 758.968,44 euro».
Uno dei due atti giudiziari è stato emesso dalla Corte d’Appello di Bari nel 2012 e riguarda l’«illegittima revoca del direttore generale Francesco Attinà nell’anno 2000». La procedura anomala costerà alla Regione 653 mila euro. Colpa dell’estromissione dell’ex dg, che guidava all’epoca il dipartimento Personale, lo stesso che oggi propone il decreto da saldare (previa approvazione del consiglio regionale). Maxi risarcimento, dunque, per il burocrate silurato dalla giunta Chiaravalloti al tempo del suo insediamento. Una conseguenza sgradita dello spoils system: la pagheranno i calabresi.
La restante quota di debiti fuori bilancio inclusi nel disegno di legge arrivano da un’altra sentenza, questa volta del Tribunale di Catanzaro, e hanno come oggetto «compensi incentivanti» per gli anni che vanno dal 2001 al 2004. I beneficiari sono Alfonso Vartolo, Francesco Francavilla, Giuseppe Medici e Giacomo Bianco. A loro andranno circa 105 mila euro.
p. p. p.
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