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Qualcuno "batta un colpo" per il futuro di Catanzaro

Se avessi la possibilità di scrivere una lettera a ciascun catanzarese non esiterei ad esortarlo di smettere di lamentarsi senza reagire. Gli direi che ha il diritto di ribellarsi nel pretendere un…

Pubblicato il: 25/01/2017 – 14:30

Se avessi la possibilità di scrivere una lettera a ciascun catanzarese non esiterei ad esortarlo di smettere di lamentarsi senza reagire. Gli direi che ha il diritto di ribellarsi nel pretendere un sindaco e una amministrazione comunale capaci di fare scelte per migliorare la città e di lavorare per il bene della popolazione e delle future generazioni. Chiuderei la lettera con un messaggio accorato: basta col tirare a campare; basta con l’eccessiva tolleranza verso le istituzioni che hanno determinato la maggioranza dei cittadini a chinare la testa.
Vivo a Catanzaro da oltre quarant’anni. Qui mi sono sposato e ho creato la mia famiglia. Qui sono seppelliti i miei genitori. Mi sento e sono catanzarese e come tale chiedo ai miei concittadini se sono soddisfatti di come è stata finora amministrata la nostra città. Se, invece, non hanno provato il disgusto nel constatare che Catanzaro è agonizzante, abbandonata a sé stessa, privata della sua storia gloriosa, sottratta ad ogni riconoscimento che le deriva dall’essere stata prescelta come Capoluogo della Calabria. Catanzaro continua ad essere mortificata, non considerata, esautorata dei suoi diritti a beneficio di altre città nelle quali una regia attenta ha fatto sì che venissero prescelte come luogo per firmare col Governo di Roma patti che riguardano lo sviluppo della regione. Hanno fatto finta di non capire i ministri della nostra Repubblica, il Capo dello scorso Governo, il presidente della Regione, il mondo politico catanzarese che si sono recati in massa in riva allo Stretto per far parte della passerella di sottofondo alla firma del cosiddetto “Patto per la Calabria”.
Non oso pensare cosa sarebbe successo a parti invertite. E, invece, non è accaduto nulla. Neanche una timida rimostranza per sottolineare un trattamento scorretto nei confronti di Catanzaro. In tutte le altre regioni Renzi, e così i suoi ministri, è andato nel capoluogo di regione e così anche i suoi ministri, tranne che in Sicilia dove si è recato a Catania ma subito dopo ha raggiunto Palermo dove, nella sede del Governo regionale, ha firmato con il presidente Crocetta l’omologo patto per la Sicilia.
Non è stato un problema da poco. Si tratta di comportamenti istituzionali che hanno il loro peso e significato. E Catanzaro aspetta ancora che qualcuno da Palazzo De Nobili faccia sentire l’amarezza, se non la protesta, della scelta che non è stata solo formale ma sottoscrive il degrado sociale e culturale che da anni si è impossessato della nostra città fino a ridurla a cenerentola della Calabria.
A Catanzaro i numeri parlano chiaro: aumenta anno dopo anno l’incidenza della povertà che è un dato nazionale, ma che in una città già povera assume maggiore rilevanza. Chiudono gli esercizi commerciali in misura tale da costituire il peggiore dato della Calabria. Anche il cosiddetto salotto buono, Corso Mazzini, è in preda al degrado e si è svuotato di presenze. A leggere le cifre la correlazione tra povertà e degrado culturale appare chiara: una città che regredisce economicamente non può che perdere colpi anche dal punto di vista culturale.
Una comunità com’era un tempo Catanzaro, che ha un livello culturale alto e fa della lettura e dell’istruzione il suo punto di forza, è meno disposta ad accettare il malaffare, la corruzione, la delinquenza organizzata. Una comunità che abdica alle sue tradizioni, distratta dall’affannosa ricerca del lavoro, costretta a vivere in ambienti degradati ai quali sembra negato ogni futuro, è sempre più vulnerabile nello scegliere le persone cui affidare l’importante compito di gestire la cosa pubblica.
Dobbiamo però essere convinti che si può cambiare, che vogliamo cambiare! Ecco perché è importante cominciare a pretendere almeno le stesse opportunità riconosciute alle altre città, consapevoli che nessuno è disposto a cedere qualcosa. Ecco perché è indispensabile, sin dalle amministrative della prossima primavera scegliere gli uomini giusti, culturalmente preparati, cui affidare il difficile compito di traghettare Catanzaro verso la rinascita. Una scelta che deve prescindere dalle ideologie divenute anch’esse una reliquia del passato, superate dagli stessi schieramenti con l’avvento dei partiti padronali.
Siamo chiamati a fare scelte oculate con il voto perché, mai come questa volta, può servire ad aiutare Catanzaro a ritornare a vivere di luce propria. I catanzaresi devono pretendere che le amministrazioni siano composte da persone capaci che sappiano scegliere tra le progettazioni di sistema utilizzando le tecnologie intelligenti per rendere la città sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale. Un modello di agglomerato urbano che possa fare della multidisciplinarietà del sapere la sua forza trainante incidendo sul cambiamento degli stili di vita senza perdere di vista la necessità della sua consapevolezza.
Siamo tutti, Catanzaro è, difronte ad uno snodo importante: impoverirsi ancora di più o tentare una battaglia di civiltà volendo incidere con determinazione e con oculatezza per modificare il sistema del Palazzo che ha dimostrato di vivere al difuori della realtà.

*giornalista

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