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L’inutile "scudetto" della sanità che non esiste

Ieri mattina (26 gennaio) sono stato intervistato da Mario Sensini, illustre firma de il Corriere della Sera, sulla sanità italiana. Le domande, cui ho dovuto rispondere, sono state tante, per molt…

Pubblicato il: 26/01/2017 – 21:32
L’inutile "scudetto" della sanità che non esiste

Ieri mattina (26 gennaio) sono stato intervistato da Mario Sensini, illustre firma de il Corriere della Sera, sulla sanità italiana. Le domande, cui ho dovuto rispondere, sono state tante, per molti versi, impegnative.
Tanti gli spunti:
– il federalismo fiscale e la sanità, con al seguito i costi standard;
– i Lea teorici e quelli percepiti;
– le 2 sanità a confronto: quella che funziona e quella che non c’è;
– il Mezzogiorno vittima due volte: delle politiche nazionali e dei commissariamenti;
– la crisi dell’aziendalismo sanitario.
Insomma, del Sud che non funziona si occupa più il Corsera di quanto facciano gli altri.
In relazione alla sanità nostrana, peggio. Questa occupa le prime pagine (ma anche le seconde) solo per fare la cronaca della disputa su chi debba continuare a fare il commissario ad acta ovvero su chi debba subentrare. Insomma da noi si pratica una sanità «scudetto», nel senso che è interessante chi lo vince nei termini di cui sopra più di quanto stiano meno peggio i calabresi, e non già da primato, inteso nel senso di conseguire risultati migliori in termini di esigibilità delle prestazioni essenziali da rendere ai calabresi.
Quindi, dopo pagine e pagine di cronaca sull’ormai perenne scontro istituzionale Scura/Oliverio, invero poco interessante, a perdere è la qualità dell’assistenza che alle nostre latitudini non ci sarà mai, a meno che non si decida di fare sul serio.
Ciò accade perché nessuno ha voglia (chiamiamola così per nascondere una volgarità che, nel caso di specie, ci starebbe tutta!) di metter in campo la verità. Di partiti che litigano prima e poi confabulano in perfetta armonia spartitoria, sotto la regia mefistofelica dei soliti noti. Di operatori sanitari sempre più asserviti ai decisori, disposti a scegliere di divenire clientes piuttosto che competere meritocraticamente. Dei migliori costretti a soccombere e a rivendicare vanamente giustizia, ove mai riconosciuta a minuscoli frantumi.
Occorre cambiare rotta e subito. Questo è il compito della politica regionale, chiamata due anni orsono ad essere l’artefice del cambiamento, che (ahinoi) non riesce ancora a praticare.
Deve farlo garantendo i diritti, quelli percepiti e non quelli enunciati da chi non sa neppure cosa siano per averli sempre schiacciati con le abituali prepotenze cui la politica del più solito «stampo» fa sempre ricorso.
Non se ne può più di chi non fa nulla, peggio fa del male, e viene premiato, nel silenzio generale e – peggio – con servili compiacimenti, con cariche istituzionali inimmaginabili dalla comune onestà intellettuale.
Qui, in Calabria.
– quanto alla salute, la gente muore di una sanità che non esiste; i medici mancano perché scambiati impudentemente con la più umile occupazione, diretta e indiretta, delle unità destinate all’igiene della struttura e degli ammalati in un rapporto di oltre 1/5; i commissari, molto attenti a tutelare di tutto tranne che la buona sanità, agiscono senza conoscere «attori e sceneggiatura» nella quale operano, tanto da non indovinarne una sul piano della distribuzione dei servizi salutari sul territorio;
– quanto alle politiche di bilancio non si sa neppure cosa sia il consolidato regionale così come si disconoscono le condizioni di bilancio delle partecipate, che appaiono viziate da contenuti generati finanche illecitamente;
– quanto ai fondi comunitari occorre ricorrere a San Francesco di Paola ovvero a qualche avvezzo ai miracoli per dinastia solo che si voglia godere positivamente della loro esistenza.
Per non parlare di corruzione dilagante, di assenza delle politiche di riordino del sistema territoriale, del neppure immaginato progetto industriale del turismo e dello sviluppo in genere.
Sono curioso di leggere il report del presidente Mario Oliverio che rappresenterà pubblicamente il prossimo 30 gennaio, sui due anni di attività, sperando di trovarvi (ne sono certo, conoscendo e stimando l’uomo) tanti spunti autocritici e molti progetti per il domani.

*docente Unical

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