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L'obitorio come ufficio, Comune di Bagnara condannato per mobbing

BAGNARA CALABRA È stata confermata dalla Cassazione la condanna al risarcimento dei danni biologici e morali a carico del Comune calabrese di Bagnara Calabra colpevole di aver mobbizzato un vigile …

Pubblicato il: 27/01/2017 – 16:58
L'obitorio come ufficio, Comune di Bagnara condannato per mobbing

BAGNARA CALABRA È stata confermata dalla Cassazione la condanna al risarcimento dei danni biologici e morali a carico del Comune calabrese di Bagnara Calabra colpevole di aver mobbizzato un vigile urbano “scomodo” il quale, dopo essere stato privato di ogni mansione, era stato anche accompagnato all’ingresso del cimitero davanti al quale era stato lasciato da un funzionario che gli aveva detto che quella era la sua nuova sede di lavoro, nonostante gli addetti alle pratiche cimiteriali avessero gli uffici in un normale palazzo, in altra sede. Al povero vigile, il signor R.B. di 54 anni, «vittima di vessazioni sistematiche» – dal 2004 al 2006 – per ufficio gli era stata assegnata la camera mortuaria, senza scrivania né sedia. Un luogo definito dai giudici di merito, con giudizio condiviso dalla Suprema Corte, come «igienicamente non adeguato, non conforme alle più elementari norme di sicurezza, oltre che lesivo della stessa dignità umana».
R.B. era costretto a passare le ore di servizio in piedi nel corridoio. La sentenza di condanna al risarcimento danni emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nel 2011, per alcune migliaia di euro relative a più voci di danno (anche quello professionale, per lesione dell’immagine e della vita di relazione) e confermata integralmente dai supremi giudici, rileva inoltre come «appare del tutto ovvio che, in primo luogo fosse impossibile rendere la prestazione lavorativa in quel luogo, oltre che appare evidente che tale locale avesse una funzione al tempo stessa punitiva e “rappresentativa”, essendo volto a veicolare un messaggio chiaramente mobbizzante di cui era destinatario direttamente il lavoratore e indirettamente anche gli altri, messaggio che né lui, né gli altri colleghi o meno, avrebbero dovuto fraintendere».
In proposito, la Cassazione ricorda che in questa vicenda di mobbing, indizio rilevante dell’isolamento cui conduce questa “pratica” è il vuoto fatto attorno a R.B. dai suoi colleghi che si tenevano ben lontani dal soggetto “scomodo” temendo «a loro volta di essere oggetto di condotte ritorsive» e per questa ragione avevano scelto il “silenzio” quando nel processo sono stati sentiti come testi. Così è stato respinto il ricorso presentato dal Comune di Bagnara contro la condanna al risarcimento

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