CROTONE Basta un attimo per passare dai proclami (le “discariche zero” del governatore Oliverio) alla realtà (la realizzazione di una nuova discarica a Scandale). Quell’attimo è già fissato: il 31 gennaio è stata convocata una Conferenza dei servizi. Si parlerà dell’autorizzazione per un nuovo impianto. Per il territorio è la riproposizione di un tentativo sventato nel 2010 grazie alle proteste popolari. Per la Regione delle “discariche zero”, invece, è una pratica come un’altra: «Non sussistono ragioni ostative alla prosecuzione del procedimento de quo». Il guaio, però, è che questo pezzo di Calabria ne ha già sopportate tante, forse troppe. Le centrali a biomasse, che nel Crotonese sono tre, gli impianti di smaltimento dei rifiuti, i trenta depuratori che smaltiscono tutti i rifiuti liquidi. E il passato che ancora pesa: la Pertusola da bonificare, lo spettro di inchieste giudiziarie che presentavano la gestione istituzionale dell’ambiente come qualcosa di più caotico (e pericoloso) di una giungla.
(La convocazione della Conferenza dei servizi alla Regione)
COSA SUCCEDE A SCANDALE Quello che accade a Scandale è la riproposizione di un’idea che risale al 2010. È allora che la Ecolsystema presenta alla Regione il progetto per la realizzazione di una discarica di rifiuti contenenti amianto. Inizia la protesta dei cittadini: la zona è interessata da colture di pregio e biologiche, ed è anche area di pascolo di ovini per la produzione di formaggi a marchio Dop. Il movimento vince la battaglia: nel 2013 la proposta tramonta. Ma la guerra non è ancora finita: si ricomincia nel 2016.
Ecolsystema chiede la trasformazione dei codici Cer – identificativi della tipologia di rifiuti d’ingresso in discarica – e la ottiene: il vecchio progetto di discarica di amianto si trasforma in quello di una discarica di rifiuti speciali non pericolosi. «Da quel momento in poi – spiega Paolo Parentela, deputato del Movimento 5 Stelle – abbiamo assistito a un ballo senza precedenti con conferenze di servizi fissate in pieno agosto, in un momento di probabile distrazione dei cittadini. Per fortuna tanti cittadini non si sono fatti trovare impreparati». Per il parlamentare tutto converge verso una chiave di lettura: «Sembra essere un altro regalo di parti di territorio a privati che hanno rilevanti interessi nel campo dello smaltimento dei rifiuti in Calabria».
(Le ceneri stoccate nella frazione Corazzo di Scandale)
LE CENERI Questione di soldi, insomma. Ma anche di ombre che arrivano dal passato e si stendono proprio sul fazzoletto di terra interessato dalla nuova battaglia. Il gruppo che si propone di aprire la nuova discarica lavora da anni nel settore dello smaltimento dei rifiuti. L’azienda ha uno stabilimento in località Corazzo, sempre a Scandale. E in quel sito effettua lo stoccaggio delle ceneri provenienti dalle centrali a biomasse presenti sul territorio. Le foto che utilizziamo nel servizio provengono da Geoportale nazionale, il servizio di cartografia del ministero dell’Ambiente, e mostrano aree di stoccaggio nelle quali le ceneri sembrerebbero ammucchiate in cumuli e non coperte. Le normative nazionale prevedono che «i rifiuti stoccati in cumuli, se polverulenti, devono essere protetti dall’azione del vento». Questo tipo di scarti è molto delicato. Devono essere stoccate su piazzali cementati o su teloni che proteggano il terreno sottostante, questo perché grandi quantità di ceneri a contatto con le acque potrebbero compromettere le falde acquifere. Lo stesso gruppo imprenditoriale è impegnato in interventi di riqualificazione ambientale sempre nell’area che va da Crotone a Scandale. E sempre sul Geoportale si possono vedere gli effetti di questi lavori, finiti al centro di un’aspra polemica a livello locale sulle modalità con le quali sarebbero stati condotti. Ai dubbi di un gruppo di cittadini rimasti anonimi sono seguite le rassicurazioni dell’amministrazione comunale di Scandale: «Il sito è continuamente monitorato e dunque in piena regola», hanno scritto il sindaco Iginio Pingitore e il vice Salvatore Rota. Ma il dubbio rimane: quali strumenti ha il Comune per effettuare questo genere di monitoraggio, quali sono le risorse impegnate, quale la frequenza dei controlli? È inevitabile che, in un territorio così provato, le questioni ambientali siano viste con un certo sospetto.
(Uno degli interventi di riqualificazione ambientale oggetto delle rassicurazioni dell’amministrazione)
OMBRE DAL PASSATO Come se non bastasse, dal passato riemerge un documento che fa aumentare dubbi e preoccupazioni. È un’audizione della Commissione bicamerale sui reati connessi al ciclo dei rifiuti. Il 10 marzo 2010 il presidente Gaetano Pecorella ha davanti a sé il predetto di Crotone Vincenzo Panico. Che sottolinea una questione, all’epoca, di stringente attualità: «È stato accertato – spiega ai parlamentari in missione – che la ditta Eco Edil, a seguito di convenzione con le centrali a biomasse della zona, procedeva al recupero delle ceneri da combustione del materiale legnoso, avendo presentato alla Provincia un progetto di riqualificazione ambientale. Un’attività di indagine però ha fatto emergere che il conferimento avveniva in spregio non solo dell’autorizzazione della provincia, ma anche di quanto previsto dalla norma. Da qui il sequestro disposto nel luglio 2009 dal Tribunale di Crotone, che è avvenuto solo i primi di ottobre a seguito della revoca da parte della Provincia dell’autorizzazione». È una dichiarazione datata, ma basta poco per sollevare preoccupazioni. Anche perché le proprietà di Eco Edil ed Ecolsystema coincidono. Dalle ceneri all’amianto per approdare ai rifiuti speciali non pericolosi, ma la questione ambientale nel Crotonese resta un tasto dolente.
RIFIUTI E DENARO Il problema, però, è di sistema. La Calabria, spiegano gli attivisti del M5S «agisce ancora sulla base del “contingibile e urgente”». E la «situazione regionale di gestione dei rifiuti ancora oggi si fonda sul circuito privato (discariche di Celico, Crotone e Pianopoli), mentre la sola discarica pubblica disponibile assorbe solo il 4% della totalità degli scarti di lavorazione». Dalle casse pubbliche a quelle dei privati fluisce una marea di soldi: «Per capire quanto consistente sia il business – dicono ancora i Cinquestelle – basti pensare che un imprenditore, con un sito dalla capacità di 650 tonnellate annue, ha un incasso di 50 milioni in dodici mesi. Ecco che la spazzatura per alcuni si trasforma in oro ed è questo il motivo di tanto impegno da parte della Ecolsystema».
LA POLITICA Apparentemente, il problema non si pone. La Regione Calabria ha un Piano regionale per la gestione dei rifiuti che impone il principio “discariche zero”. «Eppure, la tanto declamata legge, in vigore dal 16 febbraio 2016, non ha impedito ben tre conferenze di servizi convocate per il completamento dell’iter procedurale previsto per la realizzazione del progetto di Ecolsystema – è sempre la posizione del M5S –. Infatti la legge regionale, benché effettivamente recepisca il principio “zero discariche”, trova applicazione solo per i nuovi progetti e non anche per quelli, come la discarica in Santa Marina di Scandale, già precedentemente avviati. Perché è a questo che serve lo stratagemma del cambio dei codici Cer: mutare il progetto in corso d’opera, di fatt
o progettare una discarica nuova e diversa rispetto all’impianto precedente, ma “godere” dei vantaggi di un procedimento in itinere». Una scappatoia burocratica, dunque. La distanza tra “discariche zero” e “discariche uno” rischia di passare per un codicillo.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
x
x