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Torna a casa uno degli esponenti di spicco del clan Giampà

LAMEZIA TERME Vincenzo Giampà, ritenuto dalla Dda di Catanzaro uno degli elementi di spicco del potente clan di Lamezia Terme, torna a casa per decisione della Corte d’Appello di Catanzaro. Giampà …

Pubblicato il: 27/01/2017 – 16:32
Torna a casa uno degli esponenti di spicco del clan Giampà

LAMEZIA TERME Vincenzo Giampà, ritenuto dalla Dda di Catanzaro uno degli elementi di spicco del potente clan di Lamezia Terme, torna a casa per decisione della Corte d’Appello di Catanzaro. Giampà era stato arrestato, insieme ad altre 33 persone, nel giugno 2012 nell’ambito dell’operazione “Medusa” della Dda di Catanzaro e compare nell’organigramma della cosca tracciato dagli inquirenti. 
Il suo curriculum giudiziario è sintetizzato dal documento che ne sancisce la scarcerazione. Il 48enne nato in Australia è stato condannato a 7 anni e otto mesi (e a 2.800 euro di multa) per associazione mafiosa ed estorsione. Da quando il blitz della Dda di Catanzaro lo ha portato in carcere sono trascorsi quattro anni e mezzo. E questo lasso di tempo, assieme a considerazioni giurisprudenziali, giustifica, secondo la Corte d’Appello, il suo rientro tra le mura domestiche. I giudici della prima sezione penale, infatti, hanno preso la loro decisione «valutando il tempo decorso dall’applicazione della misura e il ruolo effettivamente svolto nell’ambito dell’associazione criminale unitamente alla risalenza nel tempo delle condotte contestate». A sostegno della decisione, viene citata anche una recente sentenza della Corte di Cassazione, la numero 23012 del 2016 «che ha, in un caso analogo, ritenuta legittima la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari per un soggetto raggiunto da contestazione di appartenenza ad associazione mafiosa».
Le porte del carcere, dunque, si schiudono “in anticipo” nonostante la condanna per associazione mafiosa ed estorsione. Questa la decisione presa in camera di consiglio il 18 gennaio scorso.

LE CONTESTAZIONI «Dammi i soldi altrimenti ti faccio saltare in aria il magazzino, ti ammazzo senza pietà». Tra le contestazioni sollevate nei confronti del “Camacio” (è il nomignolo di Vincenzo Giampà) ci sono alcune estorsioni eseguite con modalità particolarmente spicce. È il linguaggio classico della prevaricazione, quello che i commercianti di Lamezia Terme conoscono bene. Lo scrivono gli inquirenti nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Medusa”: per conto della cosca, Vincenzo Giampà avrebbe costretto un commerciante a corrisponderli somme «mediante minacce e atti intimidatori consistenti in danneggiamenti a mezzo del fuoco di autovetture, concretizzatesi poi con il rinvenimento di una testa di capretto innanzi casa di alcuni parenti della vittima e in diverse telefonate minatorie». Un quadro accusatorio che ha convinto la Corte d’Appello a condannarlo a 7 anni e otto mesi il 22 gennaio 2015. La stessa Corte che ha deciso di scarcerarlo.

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