«Ci sono luoghi di grande sofferenza, come un campo di concentramento, dove la musica può operare il miracolo di conservare la speranza nella vita». È il caso – si legge in una nota dell’Ufficio stampa della giunta regionale – del campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, dove furono internate quattromila persone tra ebrei (in larga maggioranza) e stranieri di altre etnie (cinesi, greci, francesi, ex jugoslavi, zingari) nonché oppositori italiani del regime e dove, nonostante le tante difficoltà, si sviluppò una vita comunitaria ricca ed articolata. Tra gli internati, tra l’altro, vi furono numerosi musicisti tedeschi e austriaci – alcuni diventati poi celebri, come il pianista Sigbert Steinfeld e il trombettista Oscar Klein – che con la loro musica, con le loro composizioni, seppero levare un canto di liberazione e di riscatto dal male. Una delle baracche fu, addirittura, adibita a sala della musica dove venivano allestiti i “Bunter abend” (Serate colorate), degli autentici concerti in cui i musicisti impiegavano gli strumenti scampati alle perquisizioni o trafugati.
Nel ricordo di quelle giornate che rappresentarono un momento di fuga e di conforto per i reclusi, grazie al grande lavoro condotto da Raffaele De Luca, musicologo e direttore di coro, che ha curato – per conto della Biblioteca del Conservatorio di Milano – la catalogazione delle opere di tutti i musicisti perseguitati, la “Serata Colorata” del Campo di Ferramonti di Tarsia, è stata rivissuta lo scorso 26 gennaio nel Concerto per il Giorno della Memoria tenutosi presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Un progetto – si legge ancora nella nota – fortemente sostenuto dalla Regione Calabria e dal suo presidente Mario Gerardo Oliverio, ideato d’intesa con Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il programma della serata ha visto eseguito, in prima assoluta, il repertorio appositamente arrangiato delle canzoni di Ferramonti: ritmi di diversa natura, dal jazz al cabaret, con testi che inneggiano all’amore, alla vita, alla fede; da ultimo, il Ferramonti Walzer, l’etichetta del concerto, per ricordare la lucida volontà dei prigionieri di resistere per tornare a vivere.
Regista della serata è stato Fabiano Marti che ha saputo miscelare la musica con il racconto, affidando alla voce di Peppe Servillo la narrazione delle storie di vita degli internati, che, alternandosi ai suoni, ha trasformato un concerto di note in un concerto di emozioni.
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