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La ricetta di Pellegrini per il Sud

Conviene investire al Sud? È una domanda assai ricorrente e non da ora. Se a rispondere sono calabresi o meridionali in genere, la risposta è positiva. Se, invece, proviene da imprenditori del Nord…

Pubblicato il: 30/01/2017 – 12:12

Conviene investire al Sud? È una domanda assai ricorrente e non da ora. Se a rispondere sono calabresi o meridionali in genere, la risposta è positiva. Se, invece, proviene da imprenditori del Nord, la risposta è controversa o, nel peggiore dei casi, è negativa. Dagli operatori economici del Sud c’è il tentativo-appello rivolto a quanti possono farlo, senza incentivi o con normali agevolazioni, di investire. Perché – tutto sommato – le condizioni, pur alla meno peggio, ci sono. Certo, al netto di difficoltà ambientali e strutturali, il Sud è, pur sempre, almeno appare, la terra promessa. Se ci fossero le agevolazioni fiscali facili, strade, collegamenti aerei, disponibilità politiche certe e non parolaie, burocrazie efficienti e non “del torni domani”, richieste particolari occulte, allora la Calabria, per esempio, potrebbe finanche essere l’Eden.
Sul piano turistico sarebbe la Regione ideale. Scava scava, però, vien fuori che una tra le più belle mete del Mezzogiorno e dell’Europa, che ci invidiano finanche regioni italiane all’avanguardia, la Costa degli dei, e non solo, presenta “difficoltà ambientali” che allontanano imprenditori, pur volenterosi. Operatori economici di livello e non come i c.d. “prenditori del Nord” che, nella piana di Gioia Tauro hanno fatto finta di insediare industrie, hanno costruito i capannoni, hanno assunto – illudendoli – numerosi giovani e poi? Poi sono scappati con la cassa della 488. Lasciando al loro destino giovani, i capannoni e le illusioni. Tant’è che i giovani stanno ancora fischiando, in attesa di tempi migliori, che, a quanto pare, non arrivano. O almeno tardano, nonostante impegni politici ad alto livello, nazionale e regionale. È il Sud, bellezza.
Conviene investire al Sud? Una domanda di Angelo Agrippa del Corriere del Mezzogiorno, rivolta ad Ernesto Pellegrini, storico patron dell’Inter degli anni ’80 , in visita a Caserta, per ritirare un premio per essersi distinto nella sua attività filantropica, pur essendo a capo dell’omonimo gruppo leader nella ristorazione aziendale, presente in 70 paesi del mondo, con 8.500 dipendenti. Il patron vorrebbe aprire un ristorante solidale al Sud. Un ristorante simile a quello che possiede, in centro a Milano, ed ogni sera serve la cena a 500 bisognosi, al simbolico prezzo di un euro a persona. Questo rientra nell’attività filantropica di Pellegrini. E la convenienza ad investire nel Mezzogiorno l’ha fatta sapere ufficialmente, ma senza indicare con esattezza la Regione del possibile investimento, sostenendo che per carattere «aborro gli annunci quando non sono seguiti dai fatti». «Peccato che, non essendo più giovanissimo, non possa venire in Calabria, dove la politica degli annunci è di casa, anzi è la regola. Se stessimo agli annunci, la Calabria sarebbe, non sol a parole, un vero e proprio Eldorado. Una California. Di annunci son piene le… fosse. Ed allora la convenienza del Sud? Le critiche sono infondate, e assai spesso, ci sono pregiudizi che, insistono nel gettare discredito sull’inefficienza dei lavoratori». Niente di più falso a giudizio dell’ex patron dell’Inter – «I risultati produttivi dipendono da una sola causa: dalla capacità dei dirigenti di coinvolgere i dipendenti. Io, per esempio,ho sempre dedicato più tempo a dare una mano a chi ne aveva bisogno».
Facile a dirsi, caro Pellegrini! Intanto 700 mila giovani hanno dovuto lasciare il Mezzogiorno perché costretti dalla mancanza di lavoro, lo incalza l’inviato del Corriere della Sera. Pellegrini, fiducioso, ma, probabilmente non a conoscenza d piena ed attuale della realtà meridionale, in concreto, si è detto del parere che alla base dell’emigrazione ci siano problemi di natura politica e problemi legati ad una certa mentalità che va necessariamente cambiata. E qui, in un certo senso, ha sviato. Il Mezzogiorno, sempre a parere dell’industriale del Nord, è ricco di bellissime località – e non da ora – ma l’industria turistica non riesce a primeggiare. E qui la ricetta. «Occorre fornire maggiore sicurezza ai territori, investire sull’accoglienza, elevare la qualità formativa, per poter competere con le altre mete nazionali ed internazionali e vincere la sfida turistica». Pellegrini si è fermato qui. Non c’è che apprezzarne la bontà d’animo, la sua filantropia, il suo modo di essere. Le buone intenzioni. Parafrasando un celebre pubblicitario verrebbe bonariamente voglia di dirgli “sembra facile!” Comunque un sasso nello stagno l’imprenditore lo ha gettato. Non rimane che esprimergli gratitudine.
Ai politici ed agli imprenditori di casa nostra, quelli seri, quelli che non costruiscono cartelli di “mala manera”, spetta la seconda ed ultima parola. Certo Pellegrini, probabilmente, non sarà il primo ne l’ultimo “investitore non prenditore” . Solo che le sue parole rivolte a chi ha orecchi per intendere devono essere recepite e fatte proprie. Altrimenti se non sentono, c’è da ricorrere sempre l’otorino. Ed in Calabria, tenendo conto che “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, gli specialisti dell’udito, abbondano…. Forse mancano gli specialisti della volontà. O che non conoscono l’assunto di Honorè de Balzac: «La volontà deve essere motivo di orgoglio più dell’ingegno!».

*giornalista

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