COSENZA «Coccimiglio è assolutamente estraneo a ogni accusa». Lo ha affermato la difesa dell’imprenditore di Amantea sotto processo per l’avvelenamento della vallata del fiume Oliva che ha chiesto l’assoluzione di Cesare Coccimiglio. Lunedì mattina si sono svolte le arringhe del collegio difensivo dopo che, nella precedente udienza, il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara della Procura di Paola aveva chiesto la condanna a sedici anni e mezzo di carcere solo per Coccimiglio il principale degli imputati del processo sui veleni rinvenuti nella vallata del fiume Oliva, che si sta celebrando in Corte d’Assise a Cosenza. Mentre per gli altri quattro imputati la Procura aveva chiesto invece l’assoluzione ex art 530 secondo comma cpp (ovvero con formula dubitativa). Si tratta di Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo, quattro proprietari dei terreni, dove – secondo l’impianto accusatorio – sarebbero stati interrati materiali altamente pericolosi che avrebbero contaminato l’area causando il disastro ambientale.
Secondo l’accusa, inoltre, proprio a causa dell’intombamento di quei veleni nella zona compresa tra Amantea, San Pietro in Amantea, Aiello Calabro e Serra d’Aiello si sarebbe verificata la diffusione di tumori nell’area che avrebbe provocato, tra l’altro, la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale che frequentava la zona e le lesioni a un amico del pescatore.
L’avvocato Nicola Carratelli, difensore di Coccimiglio, nel corso della sua arringa ha evidenziato che non c’è stato alcun riscontro oggettivo rispetto alle accuse mosse all’imprenditore. Secondo il legale, inoltre non sarebbe stata solo la sua impresa – eventualmente – a scaricare nella zona materiali di scarto ma potrebbero essere state altre ditte che avrebbero operato in quella zona. L’avvocato Carratelli ha specificato alla Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere la collega Francesca De Vuono) che Coccimiglio ha sempre svolto la sua attività nel pieno rispetto delle norme vigenti e non ha mai commesso alcun atto illecito. Secondo la difesa, persino le testimonianze emerse in dibattimento hanno evidenziato la totale mancanza di prove che possano dimostrare la colpevolezza di Coccimiglio.
Dopo l’avvocato Carratelli, sono seguite le arringhe anche dei legali degli altri imputati che hanno ribadito l’estraneità ai fatti contestati dei loro assistiti, associandosi alla richiesta del pm che per tutti gli altri aveva già chiesto l’assoluzione. La Corte ha aggiornato l’udienza al prossimo 6 marzo per eventuali repliche e camera di consiglio, al termine della quale sarà emessa la sentenza.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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