CATANZARO «Tre erano le piazze di spaccio che la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri controllava a Lamezia Terme. Una si trovava su via Trempa, le altre zone erano il quartiere di Capizzaglie e l’assembramento di case popolari detto “Ciampa di cavallo”». Nello spiegare i particolari dell’operazione “Dioniso” – che dalle prime luci dell’alba di martedì ha portato i carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Lamezia Terme a disarticolare un diffuso spaccio di sostanze stupefacenti – il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri ha sottolineato come attraverso il controllo dello spaccio e dei tossicodipendenti, il clan riuscisse a controllare il territorio. Le fonti di approvvigionamento della droga erano la zona Ionica del Reggino e la Puglia, attraverso canali albanesi. Numerosissimi i reati fine che di volta in volta venivano contestati agli odierni indagati e che hanno permesso agli inquirenti di proseguire nell’attività di monitoraggio del traffico di stupefacenti.
Quella che la Dda di Catanzaro ha messo sotto scacco è «un’associazione a delinquere avente i tratti della ’ndrangheta di serie A che ha dominato per decenni il territorio di Lamezia Terme», ha precisato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. L’indagine in quattro anni è stata costellata da diversi sequestri di droga. Gratteri, nel corso della conferenza stampa ha sottolineato la «maniacalità» con la quale i militari hanno ricostruito le attività illecite del gruppo criminale. L’attività investigativa è avvalsa delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – tra i quali Luciano Arzente, Angelo Torcasio, Battista Cosentino, Rosario Cappello, Giuseppe Giampà – e di un tossicodipendente che subiva estorsioni da parte della cosca.
«È un risultato di spessore quello raggiunto con l’operazione Dioniso – ha affermato il colonnello del Comando provinciale di Catanzaro, Marco Pecci – che ha permesso di dare risposte a un territorio fortemente inquinato da fenomeni criminosi». «Noi non ci fermiamo», l’appello del colonnello Alceo Greco, comandante del reparto operativo è rivolto ai cittadini. I segnali sono tanti, come le risposte date al territorio, e aprono alla possibilità di cambiare, oggi è possibile «aprirsi e collaborare con le forze dell’ordine». I capisaldi dell’operazione Dioniso, secondo il capitano Vincelli del Nucleo investigativo (e già comandante della Compagnia di Lamezia Terme), sono stati la pazienza e il lavoro dei militari uomini che hanno «reso possibile un risultato di grande portata», considerato la prosecuzione delle operazioni Chimera 1 e 2. Di «continuità investigativa» ha parlato il comandante della Compagnia di Lamezia, Pietro Tribuzio, il quale ha sottolineato l’importanza del lavoro di coesione e continuità che i carabinieri hanno mantenuto col comando provinciale e con il lavoro svolto dal predecessore Vincelli.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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